Per il 64° anniversario della scomparsa di Giovanni Scavo voglio associargli una figura singolarmente degna di lui, un sommo ottocentista USA, Mal Whitfield.
1’49”2, nel palmarès di Gianni era così giustificato: PARIGI, M.800, 21/6 /’57,3°dopo Roger Moens e Lajos Szentgali, seconda prestazione italiana di tutti i tempi.
In quello di Mal Whitfield così: LONDRA, 1948, PRIMA OLIMPIADE DEL DOPOGUERRA, medaglia d’oro e nuovo record olimpico.
HELSINKI, 1952, OLIMPIADE, medaglia d’oro e record olimpico uguagliato.
Terzo ottocentista nella storia a vincere due olimpiadi.
Insomma, quelle tre identiche cifre significavano per Gianni il più importante dei propri records personali, e per Mal due vittorie olimpiche.
Per il lettore veliterno una ricollocazione della figura di Gianni ad un’altezza che forse non era mai emersa così nettamente come da questo confronto: il suo tempo era, al decimo di secondo, lo stesso con cui, rispettivamente soli 9 e 5 anni prima, erano state vinte le Olimpiadi.
Ed allora vediamo chi era questo Mal Whitfield, che certamente Gianni avrà visto in foto sui giornali sportivi, e di cui avrà seguito con interesse-perché un giorno avrebbe potuto incontrarlo in pista- le prestazioni.
Era un meticcio anglo-indiano d’America, pare per parte di madre, era alto 1,86, una decina di cm. più di Gianni, era nato nel 1924 a Los Angeles,e ad 8 anni s’era entusiasmato per la corsa avendo visto le olimpiadi del ’32 in quella città. Ovviamente non potè partecipare a quelle berlinesi del ’36, avendo solo 12 anni, e dovette aspettare, avendo la guerra cancellate quelle del ’40 e del ’44, quelle di Londra.
Ma la guerra tallonava la sua carriera:essendo egli un marine fuciliere, negli anni seguenti fu coinvolto, con ben 27 missioni militari, nell’attacco degli USA alla Corea del Nord, eppure trovava il tempo e modo d’allenarsi e gareggiare: basti dire che dal ’48 al ’54 partecipò a 69 gare sugli 800, vincendone 66.
Entrambi avevano “prenotato” il posto di ultimo frazionista nella staffetta 4x400 della propria nazionale, ruolo che onorarono sempre, direi con pari gloria.
Mal era uno di quegli atleti dalla sicurezza connaturata, quella dote che risparmia loro tutto quel dispendio involontario d’energie dovuto a emozione, paura, insicurezza, e permette loro di gareggiare “naturalmente”, quasi con distacco.Lo dimostrava anche col fatto che-diversamente da Gianni- non teneva proprio al record. Non appena, con la sua ben calcolata condotta di gara, aveva “infilato” l’avversario,se lo lasciava dietro solo quel tanto che serviva per vincere. E questo risparmio, ovviamente estendibile anche al comportamento nella vita, indubbiamente spiega come sia vissuto fino a 91 anni.
Dopo la carriera agonistica, siccome lo chiamavano “il negro”, per via del suo sangue indiano, anche se il suo colore era assolutamente da “bianco”, si buttò in Africa come ricercatore di talenti atletici da trapiantare in USA, e ne fece eccellente caccia per decenni, soprattutto in Kenya.
Fa bene all’anima pensare che, magari in questo momento, nei “pascoli del cielo”, Mal e Gianni –come non avevano potuto fare in vita- si stiano misurando in un allungo dei loro.