“La città non dice il suo passato - scrive Italo Calvino - lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere” ed è proprio con una città, detentrice dell’invisibile ma sempre presente scorrere del tempo, che inizia la mostra di Sergio Gotti “La ricerca dell’invisibile” installata nell’Area Archeologica Urbana delle SS. Stimmate di Velletri.
L’artista veliterno, conosciuto in Italia e nel mondo, fa dialogare le sue sculture in cartone con la stratificazione storica e archeologica dell’area, dando vita a un dialogo con l’antico che rivela un tempo sospeso dell’arte. Il cartone, materiale povero, leggero ma rigido, difficile da modellare e da conservare, viene lavorato da Gotti esclusivamente a mano unendo personaggi mitologici e figure umane a una ricerca sulla spazialità che fa pensare a una nuova forma di arte robotica.
Un’arte figurativa che all’occorrenza confluisce nell’Astrattismo e nel Simbolismo, al contempo ricca di influssi artistico – letterari: energici tronchi su cui si inerpicano intricate città di calviniana memoria, alberi frondosi sostenuti da elefanti che evocano le figure Surrealiste di Salvador Dalì, lettere colorate che fanno pensare alle parole in libertà Futuriste, un aviatore di stampo leonardesco che campeggia sospeso come un nuovo Icaro pronto a spiccare il volo verso il sole e il tempo futuro, fino a giungere all’immagine mitologica del Minotauro che sembra accompagnarci nel labirinto del tempo, verso quella ricerca dell’invisibile che dal passato sacro e tangibile si proietta nel futuro celato e incerto attraversando un presente fatto di arte e bellezza senza confini.
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