Al Teatro Aurora di Velletri “Il precipizio” di Tiziana Colusso per la regia di Christine Hamp

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Lo spettacolo è un inno alle donne. Un inno alla fratellanza. Una denuncia sociale assordante. Uno spettacolo potente e delicato.

Il testo di Tiziana Colusso, poetessa e scrittrice, è nato durante la residenza creativa “Il mare di Circe” e vede a Velletri la sua prima messa in scena. La scrittura poetica e la polifonia delle voci di atti processuali, interviste, brevi testi di altri autori, persino indicazioni per scalatori, mette in collegamento il mito della maga Circe e il “Massacro del Circeo”, un terribile caso di cronaca del 1975. Un testo di quelli necessari che racconta lo “gnommero del mondo, nel quale nessuna storia è separata dalle altre, e nessuna creatura ha più o meno valore delle altre”.

Con la messa in scena la compagnia vuole coinvolgere intelletto e emozioni per far sì che la creazione artistica possa avere un impatto sociale oltre che estetico, e vuole raccontare la luce della possibilità di cambiamento, soprattutto per le giovani generazioni, senza tuttavia nascondere le tenebre che oggi come allora portano alla violenza di genere e alla violenza in generale.

L’impegno convinto di tante capacità artistiche ha permesso la traduzione delle voci del testo in immagini video evocative a cura di Agnese Zingaretti, in bellissima musica composta da Matteo Scannicchio, in suggestive scene di teatro-danza eseguite da Corinna Torregiani nonché in una recitazione partecipata e coinvolgente.

Non vengono messe in scena vittime e carnefici ma testimonianze. Come dice Tiziana Colusso: “una rete di parole potenti più di qualsiasi formula magica. Se c’è una cosa immortale sono proprio le parole del giusto e del vero.” Le narratrici che ricordano il loro vissuto di ragazze più o meno giovani all’epoca del “fattaccio” entrano e escono dal “corpo-coro” che a sua volta getta il ponte tra il passato delle storie narrate e il presente degli spettatori.

Sono le immagini che guidano lo spettatore: La metafora della fune, che può essere ancora di salvezza, può creare connessioni ma può anche strangolare. I Quattro Elementi come metafora di un processo durato otto anni, che ha disperso e insabbiato testimonianza nonché bruciato speranze di giustizia. Un filo spinato come una ragnatela che non rende possibile la fuga dal pericolo, un rametto spezzato come una vita spezzata, una porta che si chiude e diventa trappola. Il mostro a tre teste incombe come ombra inquietante sul placido mare.

E c’è la figura di Circe, la ninfa, la dea, la maga, che tutto vede e prevede, Circe, che si racconta e ammonisce, e che infine si congiunge agli uomini come il Monte Circeo, in tempi remoti una vera e propria isola, si è congiunto alla terraferma.  

con

Massimo Albanesi, Sabrina Cagioli, Rita Ciaccia, Paolo Farina, Barbara Guidetti, Teresa Mitilino, Daniele Pagani, Cristina Pennacchi

Voci off Tiziana Mammucari, Emanuela Moscatelli, Wladimiro Sist Performance di danza Corinna Torregiani

Musiche originali Matteo Scannicchio Video Agnese Zingaretti