Analisi del voto: “La consolazione dei perdenti”

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 Si è ormai conclusa questa tornata per le elezioni amministrative in Lazio e Lombardia con un risultato così chiaro che non merita ulteriori commenti: una netta vittoria della coalizione FdI, Lega e Forza Italia e l’ennesima sonora batosta per il centrosinistra. Un dato che comunque preoccupa tutti è l’elevata astensione. La disaffezione alla politica della maggior parte degli elettori dovrebbe far preoccupare le classi dirigenti del nostro Paese: se è vero che il disimpegno del cittadino può considerarsi in certa misura un errore, la politica tutta dovrebbe farsi anche un esame di coscienza e chiedersi se non abbia qualche responsabilità che ha in definitiva portato alla disaffezione nei confronti della partecipazione a ciò che determina gli stessi destini della cosa pubblica. Senza addentrarmi in una simile analisi che, se pur interessante richiederebbe ben più ampi spazi, vorrei esporre qualche mia breve considerazione personale sui risultati del voto di queste ultime elezioni amministrative. Non mi voglio addentrare nello snocciolare dati già abbondantemente snocciolati da tutte le fonti in queste ultime ore; solo una osservazione per quanto riguarda la nostra regione. Ha votato poco più del 37% degli elettori ed il PD ha racimolato uno stringato 20%. In definitiva ciò significa che su tutto il potenziale elettorato il PD raggiungerebbe a malapena un 7,4%. Enrico Letta, in qualità di segretario uscente, ha commentato guardando un po’ troppo al bicchiere mezzo pieno (che non era pieno neanche per un decimo!), asserendo che il PD rimane la prima forza di opposizione alla faccia di chi lo voleva per spacciato. Complimenti! Questa sì che è una bella consolazione! E che razza di consolazione dopo aver perso in maniera così netta, che suona a dir poco come una condanna, la regione Lazio! 

     A prescindere dall’infelice scelta di indire le primarie del partito a ridosso delle elezioni, per cui non si capisce più a che titolo parli Letta, non mi sembra che la sua sortita rappresenti un benché minimo straccio di analisi dei risultati elettorali. Forse nel PD ci si dovrebbe oggi chiedere cosa e chi ci si propone di rappresentare; ma una seria ed onesta analisi forse richiede troppo coraggio, perché ineluttabilmente porterebbe a riconoscere le proprie responsabilità nello sfascio e nel declino della sinistra nel nostro Paese. Il PD non può avere più la benché minima pretesa di essere l’erede del PCI di Berlinguer, né di quella DC che fu di Aldo Moro e che si rifaceva agli ideali di De Gasperi e La Pira; né tantomeno ai padri del socialismo italiano del dopoguerra quali furono Pietro Nenni e Sandro Pertini. Il PD ha per troppo tempo giuocato ad essere la pseudo sinistra dei benpensanti da salotto, di coloro che giuocano a fare i compagni con un Rolex al polso, con gli abiti firmati, sempre pronti a presenziare nei salotti televisivi, arena e teatrino del pensiero unico. Complimenti e ancora complimenti! Vorrei chiedere a questi signori pseudo intellettuali: lo avete mai studiato seriamente il pensiero marxista? Avete mai preso in mano e meditato quelle stupende pagine di quella possente mente che fu Antonio Gramsci? Avete mai letto gli insegnamenti di quei grandi maestri del socialismo italiano che furono Labriola e Amendola? Io penso proprio di no! Penso di no, perché se vi foste minimamente degnati di imparare da quella vera scuola di nobile politica di cui questi nomi furono padri ed ispiratori, se aveste veramente compreso il pensiero dei nostri padri firmatari della Costituzione, se solo aveste colto i valori scaturiti dalla stessa Resistenza e dal sacrificio di tutti coloro che vollero lasciarci in eredità un mondo costruito sui valori della libertà, della tolleranza e della solidarietà, allora avreste avuto la coscienza di mantenere e rinnovare una vera sinistra degna di questo nome nel nostro Paese! 

     Non si sente più parlare nel PD di diritto all’emancipazione del proletariato, di coscienza di classe, di difesa di chi è svantaggio e di chi vive nel bisogno. In compenso ci si preoccupa dei diritti legati alla definizione di genere o delle droghe più o meno leggere. Che ci sia diritto al rispetto di chiunque abbia un qualsivoglia orientamento sessuale, su questo non ci piove: una società civile non può sopportare discriminazioni legate a scelte in campo sessuale, come in campo politico, etnico o religioso; ma che un tema del genere debba eclissare tutti i fronti di lotta peculiari della cultura della sinistra, assume tutti i risvolti più assurdi e grotteschi! 

     Intanto non c’è niente da fare, il PD ha perso: ha perso nelle periferie operaie, una volta a stragrande maggioranza PCI; ha perso fra gli studenti ed i giovani, ormai stanchi e disincantati in partenza; ha perso fra i poveri, i disoccupati, fra quelli costretti a campare con meno di 500 euro al mese, che si sono sentiti traditi ed abbandonati. Intanto questi signori continuano a recitare fra congressi e salotti la loro parte di pseudo intellettuali e moralisti benpensanti! Non mi resta che augurarvi di sparire al più presto: sarà forse quello il momento che una sinistra seria e credibile potrà risorgere nel nostro Paese, senza l’ambiguo ingombro di quella nefasta zavorra che si chiama PD! 

Lucio Allegretti