ANPI Velletri, il coraggio della PACE: dopo 80 anni, sempre più necessario
In questi giorni, Velletri ricorda l’80° anniversario di quel drammatico sabato 22 gennaio 1944, mentre nelle stesse ore ad Anzio sbarcavano gli alleati, un duro bombardamento si scatenava sulla Città. Appena 6 mesi prima, esattamente il 25 luglio 1943, cadeva il fascismo; l’incubo della guerra sembrava allontanarsi, in realtà era solo l’inizio della tragedia collettiva. Proprio l’8 settembre, data della firma dell’armistizio, Velletri sarà colpita dal primo bombardamento e in piena occupazione nazi-fascista, avrà inizio un drammatico periodo di eccidi di civili. Nasce la Repubblica di Salò, disertata in massa dai militari italiani già arresi ai tedeschi. Sceglieranno la prigionia piuttosto che la prospettiva di servire ancora il regime fascista che aveva affamato e portato alla distruzione materiale, sociale ed economica l’intero Paese, scrivendo così un’inedita pagina della Resistenza.
Nell’arco di pochi mesi, Velletri come il resto d’Italia, scopre sulla sua carne viva il prezzo della guerra moderna e dei crimini di guerra come in località Pratolungo.
Moltitudini di civili inermi e disarmati, privi di ogni garanzia, in balia di eserciti sempre più dotati tecnologicamente. Una storia che da allora il nostro Paese e l’Europa non hanno più vissuto, ma certamente osservato, e che si ripete, in altre parti del Mondo in modo sempre più infernale.
Oggi, queste celebrazioni cadono in una fase della Storia che preoccupa molti e che genera inquietudine in tanti. I venti di guerra sono alle nostre porte, l’assuefazione al concetto di danno collaterale appare come una crescente ed ineluttabile prospettiva. Mentre speriamo che quel “vicino a noi” sia sempre più lontano ci illudiamo che prima o poi qualcosa possa cambiare, anche senza il nostro impegno, senza il nostro dissenso, senza la consapevolezza che non è più accettabile l’uso delle armi contro civili inermi.
Con la tecnologia militare di allora, in una giornata, dal mattino al pomeriggio, 4 attacchi aerei determinarono la distruzione del Centro storico e la morte di oltre 300 civili. Oggi, un dispositivo comandato a distanza senza personale militare a rischio può, in pochi minuti, determinare i medesimi danni, se non di più. Esercitare la memoria, non può essere uno sterile e rituale esercizio. La guerra, non è solo il contrario della parola PACE, ma è anche la negazione della parola VITA, della parola FAMIGLIA, della parola SOLIDARIETA’, della parola PROGRESSO. L’odio che genera la guerra non ha precedenti e non bastano due, tre, quattro e più generazioni per saldare un conto che assume solo il sapore della vendetta. E’ un tema di natura antropologica profondo, ma non possiamo ignorarlo. Per questo oggi pronunciare la parola PACE è un atto di coraggio e anche di forza. La debolezza è dalla parte della guerra, ma questo lo scopriamo dopo l’irreparabile.
Non è un caso che nell’enorme vuoto lasciato da Gino Strada echeggi, tra le tante sue espressioni: “Io non sono pacifista, sono contro la guerra!”
Velletri 22 gennaio 2024
ANPI Sezione Edmondo Fondi