Dopo le note vicende pandemiche, sabato 30 Aprile, a Velletri si rinnova l’antico patto d’amore e devozione verso Maria Madre della Divina Grazia, principale protettrice della città. Le origini di questa antica espressione di pietà popolare risalgono al 1613, quando venne celebrata per la prima volta la Festa della Domenica di Maggio con la processione della vigilia. Mutato è nel corso dei secoli ben quattro, il percorso che all’inizio si limitava a restare nei confini della Parrocchia della Cattedrale andando a girare alla “badia della Trinità”, odierna Via della Stamperia.
LA MACCHINA PROCESSIONALE
Bisogna arrivare al 26 Agosto 1807 quando dopo la proclamazione da parte del Papa Pio VII della Madonna come principale protettrice di Velletri e realizzata l’attuale macchina processionale, per la processione straordinaria in occasione della prima festa del patrocinio si prese ad arrivare all’edicola della Madonna del Buon Consiglio poco prima della Porta Roma, quindi la processione da parrocchiale inizia ad essere cittadina.
IL PERCORSO
Dopo i fatti legati al furto della venerata icona da parte di Cencio Vendetta, si prese ad uscire da Porta Romana e praticamente a fare l’attuale percorso. In sintesi però l’attuale processione dei ceri è la somma di tre processioni. Quella parrocchiale e le due penitenziali che si facevano verso mare (porta napoletana) per impetrare l’acqua per i raccolti e verso i monti (porta romana) per impetrare il sereno dell’aria. Si giustifica in questo modo l’uscita della Madonna da Porta Napoletana e la sosta della stessa nei pressi dell’attuale bargello con la benedizione da parte di chi presiedeva la processione e la sosta a Piazza Garibaldi. Per un breve periodo si prese ad arrivare fino al triangolo della Via dei Laghi tragitto oggi abolito.
Raccontare la processione dei ceri sembra anacronistico, ma è necessario per far comprendere a chi la guarda e a chi la vive l’importanza che riveste per la storia veliterna. Essa si compone di tante piccole sfaccettature e realtà che come scrisse il poeta dialettale Luigi Capretti la fanno: “un rito de popolo spontaneo e bello”. Dopo la lunga teoria di donne vestite di nero con i grossi ceri, iniziano ad incedere le confraternite con i loro “arnesi”. Ogni uno di questi è un oggetto testimone di un patrimonio di fede e pietà popolare che potrebbe essere tranquillamente dichiarato patrimonio immateriale dell’Unesco.
I SIMBOLI
Avete provato mai ad immaginare ad esempio cosa rappresentano “i Cristi” che i “fratelloni” con fatica portano lungo le strade di Velletri, quello con il paliotto nero dell’Arciconfraternita della Carità Orazione e Morte ad esempio veniva usato per aprire i cortei al patibolo e accompagnare confortato il condannato alla sua ultima ora? Si tratta dello stesso “Cristo” che ha visto l’esecuzione dei fratelli Vendetta, oppure i grandi stendardi processionali, quello dell’arciconfraternita citata ad esempio opera di Mario Lambiasi datato 1940 rappresenta l’Arcangelo San Michele e nel retro la gloria della Madonna della Carità con sotto alcuni membri del sodalizio realmente esistiti.
CONFRATERNITE E ARCICONFRATERNITE
Importante è anche la collocazione delle Confraternite e delle Arciconfraternite nella processione essere vengono “messe” subito dopo la “cera” perché sono parte del clero ed in rigoroso ordine di fondazione dalla più giovane che oggi è la Confraternita della Madonna delle Grazie alla più antica l’Arciconfraternita del Gonfalone. Al rientro a San Clemente le confraternite e le arciconfraternite escono in punti precisi che sono quelli da sempre, il Gonfalone esce a Piazza Mazzini sotto Via Borgia perché al passaggio della Madonna comodamente può tornare alla sua bella chiesa dei Santi Pietro e Bartolomeo.
O 'MBRELLONE
La Carità Orazione e Morte esce poco prima della fine dell’attuale Via Fabio Filzi praticamente a ridosso di dove stava “l’archetto di San Clemente” perché le uniche confraternite che potevano passarlo erano quelle della cattedrale che rientravano prima della Madonna. Importante è anche quello che tutti siamo abituati a chiamare “o mbrellone”: esso rappresenta il capitolo della Cattedrale, ma ci ricorda anche il privilegio della Cattedrale di San Clemente di essere la prima BASILICA MINORE DELLA CHIESA UNIVERSALE. Infatti il tintinnabulo (questo è il suo nome) è concesso solo alle basiliche papali romane e a quelle che se ne fregiano per speciale concessione pontificia a Velletri venne concesso con breve del 2 Marzo 1804 dal papa Pio VII.
Speriamo che queste brevi note sabato prossimo possano servire per guardare e partecipare alla processione dei ceri con un minimo in più di consapevolezza storica.
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