“Autonomia differenziata”: un progetto quasi ignoto
Nella serata di sabato 15 luglio scorso, in occasione della terza giornata della “Festa Resistente” indetta dall’ANPI dei Castelli Romani presso l’anfiteatro dell’Olmata di Genzano, si è tenuto un interessante incontro-dibattito incentrato sul tema dell’Autonomia Differenziata. All’evento hanno preso parte: Davide Conti, storico e Vicepresidente ANPI Provinciale di Roma; Arturo Salerni, giurista ed avvocato per i diritti umani; Elena Mazzoni in rappresentanza della Rete dei Numeri Pari. L’incontro è stato presentato ed introdotto da Ugo Onorati, Storico e Vicepresidente sez. ANPI Marino, il quale ha svolto anche il ruolo di moderatore.
È un dato oggettivo (e quindi non solo mia impressione personale) che il tema dell’Autonomia Differenziata sia una questione quasi sconosciuta ai più, che ne ignorano così l’importanza e la portata delle conseguenze, anche gravi, per il futuro del nostro Paese se fosse un progetto messo in atto secondo le linee dettate da quanto indicato dallo stesso Ministro Calderoli. Il disegno di una tale riforma, infatti, prevede che alcune Regioni (oltre a quelle a Statuto Speciale) possano richiedere più autonomia di scelte e di poteri rispetto ad altre su argomenti delicatissimi e di vitale interesse per la stessa cittadinanza, come scuola, sanità, gestione ambientale, approvvigionamento e distribuzione energetica, commercio con l’estero e addirittura ricerca scientifica. Naturalmente tutto ciò rischiererebbe di determinare un vero e proprio scardinamento delle stesse strutture dello Stato: vi sarebbero Regioni come Lombardia e Veneto, tradizionalmente ricche, nonché aree produttive pienamente integrate nel circuito strategico economico mitteleuropeo, le quali, proprio perché forti della loro posizione di vantaggio, potrebbero permettersi una assai maggiore autonomia di scelta rispetto a regioni del sud, che si vedrebbero così tagliar fuori da ogni possibilità futura di sviluppo. Ciò determinerebbe ancora per il nostro meridione una ulteriore emorragia di giovani onesti, intelligenti, volenterosi e preparati, i quali, come unica possibilità di una vita dignitosa sarebbero costretti ad emigrare verso il nord o addirittura all’estero. Il progetto di riforma a firma Calderoli, se fosse attuato, andrebbe a cozzare contro gli stessi principi costituzionali di unità ed indivisibilità della Repubblica Italiana; e contro gli stessi principi costituzionali andrebbe a determinare ingiuste disparità di trattamento per i cittadini delle varie Regioni per quanto riguarda i servizi offerti, dall’istruzione alla sanità. Si creerebbe in definitiva un pericoloso iato fra Regioni ricche e Regioni più povere, in quanto l’accentramento di ricchezza da una parte, accompagnato da scelte di gestione autonoma, andrebbe ad indebolire il controllo stesso dello Stato sul fronte fiscale (aumentando così il pericolo di fenomeni di corruzione finanziaria, frode ed evasione), mentre nelle Regioni più povere si rischierebbe che il controllo mafioso delle risorse presenti sul territorio vada a sostituire il ruolo di uno Stato di fatto indebolito in molte sue funzioni.
Fra le altre conseguenze della realizzazione del progetto proposto dal Ministro Calderoli si pensi alla frantumazione dei piani di intervento della Protezione Civile e dell’Ordine Pubblico, alla gestione di bacini idrici e fluviali che insistono su diverse Regioni, agli stessi Enti Nazionali di Ricerca Scientifica che rischierebbero di spezzettarsi in bocconi sui quali non sarebbe difficile far subentrare la mano di interessi privati da parte di Aziende improntate più al profitto che alla tutela ed allo sviluppo di un patrimonio di conoscenze scientifiche.
Il sogno di una Italia federale sul modello tedesco è del tutto illusorio: la Germania ha una storia differente, ha un impianto costituzionale differente, ha differenti capacità di coordinamento fra i vari Länder (le Regioni tedesche), capacità, tutte queste, sorte da un diverso tipo di sviluppo industriale e addirittura scientifico e culturale. Ciò che per la Germania o per altri Paesi funziona egregiamente ed è eccellente, non è detto che possa pedissequamente adattarsi ad una realtà totalmente diversa come quella italiana. Sarebbe più sensato da parte di una certa politica nostrana, anziché scimmiottare modelli altrui per noi improponibili, ispirarsi a quei lungimiranti dettami di buon senso insiti nella nostra Costituzione.
Lucio Allegretti