Ultimo aggiornamento:  24 Ottobre 2023

Caravaggio ad Ariccia, alla scoperta de “La presa di Cristo” esposta a Palazzo Chigi

Si estende nei piani più alti del Palazzo Chigi di Ariccia il progetto espositivo Caravaggio. La presa di Cristo dalla Collezione Ruffo, che vede protagonista la magnifica opera del Merisi esposta per la prima volta dopo oltre settanta anni. La mostra, a cura di Francesco Petrucci, si sviluppa tra il mezzanino, dove troviamo copie contemporanee dei più celebri dipinti dell’artista e opere di altri maestri, come il Cavalier d’Arpino e Giorgine, che si sono cimentati sullo stesso tema, e l’altana, dove la Presa del Caravaggio è accostata alle radiografie del dipinto dalle quali emergono numerosi pentimenti e variazioni in corso d’opera che ne giustificano l’autografia.

ESPOSIZIONI, ATTRIBUZIONI, COPIE

Il dipinto – rinvenuto nel 1943 in una collezione privata, che oggi sappiamo essere di Ruffo di Calabria – era già stato esposto, per la prima e unica volta, nella Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi, curata da Roberto Longhi nel 1951 presso il Palazzo Reale di Milano, in un’esposizione che vedeva riunite molteplici opere di Caravaggio insieme a dipinti di artisti che si sono ispirati al maestro attraverso i secoli.

Dopo la famosa mostra milanese, per qualche decennio si perdono le tracce dell’opera finché venti anni fa viene acquistato dall’attuale proprietario Mario Bigetti, antiquario e collezionista. Se in passato il dipinto ha destato dubbi di attribuzione, oggi dopo il recente restauro e accurate indagini diagnostiche si può affermare la priorità di quest’opera sulla Presa di Cristo conservata alla National Gallery of Ireland di Dublino probabile copia dell’originale del Merisi.

COMMITTENZA E PROVENIENZA

La presa di Cristo è databile al periodo dell’attività romana del Caravaggio, che è anche il periodo più fecondo di committenze e produzioni dell’artista.

Nei documenti dell’epoca risulta pagato da Ciriaco Mattei nel 1603, quindi è stato individuato il 1602 come anno di produzione. Nell’inventario Mattei del 1624 risultano due versioni di questo dipinto: uno con cornice nera arabescata d’oro che possiamo immaginare essere il prototipo oggi esposto ad Ariccia e uno con cornice più piccola che si pensa essere verosimilmente una copia (nello specifico quella di Dublino). È probabile che per questo dipinto Caravaggio disegnò anche la decorazione della cornice – giunta fino a noi nel suo ornamento originale –  che presenta somiglianze con quella dello Scudo con testa di Medusa conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze, dal sottile disegno floreale in tempera dorata, ricchissima ma allo stesso tempo estremamente sobria.

In quegli stessi anni il marchese Asdrubale Mattei fece realizzare a vari pittori una serie di opere a tema cristologico delle medesime dimensioni e con i stessi motivi della cornice del dipinto Ruffo. Tra i pittori che lavorarono a questa serie troviamo Valentin de Boulogne, Serodine e il giovane Pietro da Cortona.

COMPOSIZIONE

La particolarità del Caravaggio sta nel suo nuovo modo di rappresentare la natura e i caratteri umani, discostandosi dalla pittura composta e fredda di scuola lombarda. Non usa modelli e disegni preparatori precisi ma utilizza persone del popolo che fa diventare “attori” delle sue opere. La Presa di Cristo, in olio su tela, raffigura la cattura di Gesù nell’orto dei Getsemani dopo il tradimento di Giuda.

La composizione del dipinto si articola in 8 figure raggruppabili in due zone: a sinistra si svolge l’azione, a destra i personaggi che osservano la scena (nel personaggio all’estrema destra è stato individuato un autoritratto dell’artista).

Al centro, il personaggio in armatura che prende Cristo per la gola divide e unisce le due parti uscendo – attraverso il gomito – dalla bidimensionalità della tela e coinvolgendo lo spettatore nella rappresentazione.

Elementi interessanti rinvenuti in fase di restauro sono dei segni tracciati con l’ocra sulla preparazione pittorica, sotto al colore, per segnalare i punti fondamentali della propria composizione – ad esempio il volto del suo autoritratto, l’arco creato dal mantello al centro, ecc – che i restauratori hanno deciso di lasciar visibili e che rappresentano un’ulteriore prova della priorità di questa versione rispetto a quella di Dublino.

CROMATISMO

I colori utilizzati da Michelangelo Merisi sono impasti semplici, con pochissime velature riscontrabili per lo più nei volti per ammorbidire le parti illuminate. Troviamo soprattutto terre e il tipico rosso di cinabro, con l’aggiunta di un colore abbastanza raro detto smaltino: un colore molto antico, costituito da polvere di vetro blu cobalto, usato in tutto l’Oriente e a Venezia dove probabilmente Caravaggio ne venne a conoscenza. La luce naturale, proveniente dalle finestre molto alte del suo appartamento, scende da sinistra e permette così alle ombre di rimanere morbide senza creare contrasti troppo forti.

PARTICOLARI ICONOGRAFICI

La figura di Giuda che bacia il Cristo sembra avere le proporzioni del braccio e della testa non precise ma con tutta probabilità questo particolare non si tratta di un’inesattezza: secondo un antico proverbio le persone con problemi fisici potevano essere considerate personificazioni del male quindi è possibile che l’artista abbia fatto posare nel suo studio una persona con menomazioni per la parte di Giuda.

Al contrario Giovanni è raffigurato come una sorta di propagazione dalla figura di Gesù che trasmette la sua vita agli uomini attraverso l’urlo disperato del più giovane degli apostoli.

La mostra è visitabile dal 14 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024 tutti i giorni, eccetto il lunedì, orario 10:00/13:00 e 15:00/18:00.



Categorie

7 Settembre 2023
Girovagando nel Seicento romano: il Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone

Che la si programmi come gita pre-autunnale o per fuggire a questi ultimi giorni di calura estiva, una visita al Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone è d’obbligo per chi si trova nella zona sud della provincia romana. A pochi chilometri dalla Capitale e facilmente raggiungibile dall’area dei Castelli Romani, Valmontone sorge su un colle tufaceo dal […]

Leggi...
20 Luglio 2023
A caccia di arte (e fresco) a Villa Mondragone

Primo appuntamento con GIROVAGANDO. STORIA Sorta nell’area compresa tra Frascati e Monte Porzio Catone – sui resti di un’antica villa romana verosimilmente appartenuta ai Quintili – Villa Mondragone offre la possibilità di immergersi in un viaggio fatto di arte, storia e bellezza al riparo della calura estiva della capitale e dei limitrofi comuni castellani.La costruzione […]

Leggi...
31 Agosto 2023
Una panchina gigante con vista mozzafiato: un giro alla Big Bench di Lariano

Passeggiare lungo il bosco e fare una piccola sosta su una grande panchina? Da oggi è possibile anche a Lariano. La città del fungo porcino, infatti, ha installato la Big Bench, la panchina gigante che accomuna diversi paesi di tutta Italia e rappresenta una simbolica attrattiva turistica per escursionisti e curiosi. LE BIG BENCH IN […]

Leggi...
21 Settembre 2023
Tra architettura e spiritualità: il gotico-circestense dell’Abbazia di Casamari – Girovagando

Immaginate un luogo sospeso nel tempo, una piccola fortezza spirituale dove regna un’architettura semplice e robusta. Ci troviamo nella località di Casamari a Veroli, in provincia di Frosinone, nella patria del console e condottiero romano Caio Mario. Qui, nel 1203, sulle rovine dell’antico municipio romano di Cereatae dedicato alla dea Cerere, venne costruita l’abbazia di […]

Leggi...
27 Luglio 2023
Museo Manzù: il gioiello di Ardea – Girovagando

Un artista, le sue opere, il legame con il territorio: alla scoperta di Giacomo Manzù e dell’omonimo Museo ad Ardea con GIROVAGANDO. LA STORIA Chi ha detto che ad Ardea si può solamente andare al mare? La città, che dista solo 20 km dai Castelli Romani e circa 40 km da Roma, ospita il primo […]

Leggi...
19 Luglio 2023
GIROVAGANDO – La nuova rubrica che invita a scoprire arte e bellezze del territorio

Ma davvero nel mio paese c’è un museo? E quella villa si può visitare? Vorrei organizzare qualcosa per domenica ma qui intorno non c’è niente, consigli?        L’attenzione verso l’aspetto culturale del territorio che ci circonda è necessaria per la formazione di qualsiasi individuo e, di riflesso, per l’acquisizione di un’identità sociale. Il patrimonio culturale di […]

Leggi...
velletri life media partner di:
chevron-down