QUESITO Buongiorno, sono un’insegnante di scuola secondaria, vorrei sapere se esiste una normativa da seguire riguardo il telefonino in classe. Esiste una legge di riferimento cui uniformarsi, oppure ogni istituto è lasciato libero di decidere a modo suo? Gli studenti possono tenere il cellulare acceso o devono spegnerlo? È possibile ritiralo? Leggevo in questi giorni che in un liceo di Bologna viene ritirato da parte degli insegnanti e riconsegnato alla fine delle lezioni. Grazie e mi scusi il disturbo.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Sulla questione relativa all’uso del telefonino a scuola, il riferimento normativo è la Direttiva Ministeriale 104 del 30 novembre 2007, che fa specifico riferimento ai doveri generali degli studenti enunciati dall'articolo 3 del “Regolamento recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria” (D.P.R. n. 249/1998). Secondo tale direttiva, dall'elenco di tali doveri “si evince la sussistenza di un dovere specifico, per ciascuno studente, di non utilizzare il telefono cellulare, o altri dispositivi elettronici, durante lo svolgimento delle attività didattiche, considerato che il discente ha il dovere:
- di assolvere assiduamente agli impegni di studio anche durante gli orari di lezione (comma 1);
- di tenere comportamenti rispettosi degli altri (comma 2), nonché corretti e coerenti con i principi di cui all'art. 1 (comma 3);
- di osservare le disposizioni organizzative dettate dai regolamenti di istituto (comma 4).
La violazione di tale dovere comporta, quindi, l'irrogazione delle sanzioni disciplinari appositamente individuate da ciascuna istituzione scolastica, nell'ambito della sua autonomia, in sede di regolamentazione di istituto”.
La Direttiva Ministeriale fa seguito ad una precedente Nota (n. 30 del 15 marzo 2007): del Ministro Fioroni contenente “le linee di indirizzo e indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.
REGOLAMENTO DI ISTITUTO
Il provvedimento ministeriale fa specifico riferimento e rinvia alle disposizioni organizzative dettate dai regolamenti di istituto, con l’aggiunta che ciascuna istituzione scolastica, nell’ambito della sua autonomia, può prevedere l’irrogazione di sanzioni disciplinari. Quindi, ogni istituto ha (dovrebbe avere!) un regolamento proprio, con specifiche indicazioni e misure che possono variare da scuola a scuola nella loro rigidità, arrivando anche a prevedere il ritiro degli smartphone prima delle lezioni. Si può dire che, in realtà, la normativa ministeriale che fa da cornice al regolamento interno di ciascun istituto, non vieta di portare il cellulare a scuola, a patto che venga tenuto spento durante le lezioni e che non venga utilizzato in ambiente scolastico. Più precisamente, è vietato utilizzare il telefono cellulare e altri dispositivi elettronici (I-pod, mp3), anche in modalità “silenziosa”, durante le ore di lezione in tutti gli spazi scolastici (aule, palestra, biblioteca, corridoi, bagni, scale, cortili), fermo restando che il docente può consentirne l’accensione e l’utilizzo qualora vi siano giustificate esigenze di comunicazione tra studente e famiglia è in caso di urgente necessità. Indispensabile in questi casi, la richiesta preventiva e l’autorizzazione del docente all’uso del telefono cellulare. Più di qualsiasi circolare della dirigenza scolastica, valgono le regole presenti in qualsiasi patto di corresponsabilità che viene sottoscritto da genitori e docenti a inizio anno. L’uso durante le lezioni è vietato per il fatto che indubbiamente rappresenta una distrazione non soltanto del singolo studente che ne fa uso. Molti regolamenti d’istituto contengono la previsione che nel caso di uso non autorizzato e quindi non consentito del cellulare, il docente può procedere, al ritiro temporaneo del dispositivo che sarà restituito al termine della lezione o dell’attività scolastica giornaliera (in casi particolari si può prevedere anche di riconsegnare il cellulare direttamente nelle mani dei genitori). A maggior ragione non si possono usare i cellulari a scuola per scattare foto o fare filmati. Eventuali fotografie fatte o video realizzati con i telefonini ai compagni e al personale docente e non docente, senza il consenso scritto, si configurano come violazione della privacy e lo studente può incorrere in sanzioni disciplinari e pecuniarie o perfino in veri e propri reati. L’utilizzo del cellulare in classe, come già previsto da una precedente circolare ministeriale (n. 362 del 25 agosto 1998), è da considerare vietato non soltanto per gli studenti anche per i docenti, durante l’orario delle lezioni.
CONSEGNA DEL CELLULARE ALL'INGRESSO
Molti dirigenti scolastici, considerata la difficoltà nel far rispettare il divieto d’uso, stanno ritenendo conveniente, se non indispensabile, far approvare dal Consiglio d’Istituto modifiche e integrazioni al Regolamento interno per poter impegnare (obbligare) gli studenti a consegnare smartphone, cellulari e simili all'ingresso a scuola per riprenderli poi all'uscita. Tra gli ultimi, il liceo Malpighi di Bologna, cui nel quesito si fa riferimento, seguito dall’ITIS “Nullo Baldini” di Ravenna. Come si legge nella circolare firmata dal dirigente scolastico dell’istituto ravennate: “L'intento è quello di garantire agli studenti la migliore e proficua attenzione nel corso delle attività didattiche, nonché di favorirne la socializzazione e di combattere le ormai sempre più diffuse dipendenze da smartphone”. Per l’istituto tecnico di Ravenna il provvedimento vale solo per le classi del biennio, al contrario del caso di Bologna, in cui il divieto riguarda tutti gli oltre 500 allievi delle scuole Malpighi. Rettrice di quest’ultima istituzione scolastica, è l’ex sottosegretaria all'Istruzione con il governo Monti Elena Ugolini, che motiva così la decisione: “I nostri studenti in questi anni di didattica a distanza hanno capito quanto sia importante la presenza, la relazione. Con questa proposta gli chiediamo di guardarsi in faccia, di stare concentrati su quel che fanno e di lavorare insieme”.