Come e quando deve farsi la divisione dei beni ereditari?
Al momento del decesso di uno dei coniugi quali sono gli adempimenti obbligatori per legge? In particolare: si è obbligati a fare la divisione dei beni del defunto, oppure si può aspettare il decesso dell’altro coniuge e poi saranno i figli a dividersi i beni di entrambi i genitori?
PRIMI ADEMPIMENTI
Nel momento in cui viene a mancare una persona cara, la priorità è certamente quella di superare un momento doloroso. Già nel primo periodo di turbamento, però, alcune incombenze amministrative sono inevitabili, a partire dalla presentazione della denuncia di morte all’Ufficio dello Stato Civile. A tale adempimento generalmente provvede l’impresa di onoranze funebri incaricata per le pratiche cimiteriali.
Con la comunicazione del decesso, poi, il Comune rilascia il certificato di morte, utile per sbrigare le pratiche burocratiche relative al subentro nei contratti intestati al defunto. Si tratta di adempimenti che conseguono ad impegni, rapporti e obblighi che il defunto aveva assunto in vita.
Nel passato spettava agli eredi comunicare il decesso all’INPS.
Attualmente, invece, è il medico necroscopo che ha l’obbligo di spedire il certificato di accertamento del decesso all’INPS entro 48 ore dall’evento. Nel momento in cui l’ente riceve tale comunicazione, scatta il blocco dei versamenti sui conti correnti bancari o postali della persona defunta. A queste prime incombenze fanno seguito altre pratiche da compiere il più presto possibile ma senza una scadenza, come il subentro nelle utenze intestate.
DICHIARAZIONE DI SUCCESSIONE
La dichiarazione di successione è un adempimento obbligatorio di natura fiscale che serve a comunicare all’Agenzia delle Entrate che il patrimonio della persona defunta passa agli eredi.
Tale dichiarazione deve essere presentata entro un anno dalla data di decesso. L’eventuale ritardo determina sanzioni rapportate al periodo di tempo trascorso dopo la scadenza.
Sono esenti dal presentare la dichiarazione di successione gli eredi in linea retta (figli) ed il coniuge, qualora nell’asse ereditario non fossero compresi beni immobili e il patrimonio del defunto non dovesse superare i 100.000 euro.
Nella dichiarazione di successione devono essere indicati i dati anagrafici del defunto e degli eredi e legatari, specificando l’eventuale rapporto di parentela con il defunto.
Deve inoltre essere riportata la descrizione analitica di tutti i beni e diritti soggetti all’imposta, con il relativo valore. In sintesi, devono essere indicati i beni immobili che erano di proprietà del defunto, le aziende, le partecipazioni in società di qualsiasi genere, i conti correnti bancari e tutti gli investimenti finanziari, con la sola eccezione dei titoli di Stato o equiparati.
I veicoli del defunto non devono essere inseriti nella dichiarazione di successione, ma chi dovrà intestarseli dovrà recarsi presso uno sportello dell’ACI per la modifica di intestazione al PRA.
DIVISIONE EREDITARIA
Alla morte di una persona si apre la prima fase della successione ereditaria, ossia il trasferimento del patrimonio ereditario del soggetto defunto. Si verifica in modo automatico ed immediato nel luogo dell’ultimo domicilio. In quel momento gli eredi diventano contitolari dei beni ereditari e viene a costituirsi una comunione ereditaria pro indiviso.
La divisione dei beni è regolata dagli artt. 713-768 del Codice civile e per quanto riguarda la procedura di scioglimento dal Codice di procedura civile.
La comunione ereditaria si scioglie attraverso un procedimento di divisione, che consente al coerede di diventare unico proprietario dei beni che gli sono assegnati ed il cui valore corrisponde a quello della sua quota ereditaria.
Si distinguono diversi tipi di divisione ereditaria.
DIVISIONE TESTAMENTARIA
Si ha quando è lo stesso defunto a dividere direttamente tra i coeredi i beni che compongono il suo patrimonio, oppure stabilendo nel testamento le modalità con cui effettuare la divisione dei beni tra i coeredi. Ovviamente, la divisione testamentaria ha tempi molto più celeri.
DIVISIONE AMICHEVOLE O CONTRATTUALE
Si ha quando tutti gli eredi concordano sull’effettuare la divisione e su come ripartire i beni. In tal caso, la divisione si realizza con un accordo tra i coeredi che si chiama contratto di divisione. Il contratto di divisione deve essere stipulato tra tutti i coeredi a pena di nullità. Se ha ad oggetto beni immobili o altri diritti reali immobiliari (ad esempio l’usufrutto) deve avere forma scritta, essere autenticato da un notaio e trascritto. Se nella divisione è coinvolto un soggetto incapace (come un minore o un interdetto), è necessaria l’autorizzazione del giudice. Quando gli eredi non si accordano, l’unica soluzione è quella di rivolgersi al giudice.
DIVISIONE GIUDIZIALE A DOMANDA CONGIUNTA
Introdotta solo nel 2013 nel nostro ordinamento, essa presuppone che i coeredi siano d’accordo sul fatto di dividere il patrimonio ereditario e sull’entità delle rispettive quote, ma non sui beni da cui ciascuna delle porzioni da assegnare in proprietà ai singoli coeredi deve essere composta. È avviata con un unico ricorso sottoscritto da tutti i coeredi, depositato presso la cancelleria del Tribunale in cui si è aperta la successione (ossia del luogo di ultimo domicilio del defunto).
DIVISIONE GIUDIZIALE ORDINARIA
È una causa civile ordinaria, che può essere azionata quando i coeredi non concordano sul fatto di dividere i beni di cui sono comproprietari oppure non concordano sulle modalità per attuare la divisione. La causa può essere avviata da ciascun coerede innanzi al Tribunale dove si è aperta la successione, tutti i coeredi devono essere citati in giudizio. Prima dell’avvio del giudizio, è sempre necessario esperire un tentativo di mediazione innanzi ad un organismo di conciliazione riconosciuto.
DURATA DELLA COMUNIONE EREDITARIA
In risposta alla domanda di maggiore interesse: la comunione ereditaria non ha una scadenza.
Può rimanere fino a quando un erede oppure gli eredi di comune accordo decidono di porvi fine.
Può durare per un tempo indeterminato, in quanto la legge non pone alcun limite temporale, lasciando libero ogni coerede di scegliere se e quando chiederne la divisione.
Infatti, ciascun coerede in qualsiasi momento, se manca il consenso dei coeredi al frazionamento, può rivolgersi al giudice per chiedere la divisione giudiziale.
Tale azione è imprescrittibile, proprio perché la comunione ereditaria potrebbe durare un tempo indeterminato (molti anni).
Un limite temporale alla comunione ereditaria, con una precisa durata massima di cinque anni dalla sua morte, può imporlo chi redige un testamento. Nel caso di coeredi minori di età, nel testamento può essere anche stabilito che la divisione non abbia luogo “prima che sia trascorso un anno dalla maggiore età dell’ultimo nato” (art. 713 c.c.).
Anche durante la permanenza della comunione ereditaria ciascun coerede può godere in via esclusiva di un bene facente parte della comunione. Con l’accordo e il consenso, tutto si può fare.
Ad esempio, un coerede potrebbe trasferire la propria residenza in un appartamento facente parte della comunione ereditaria, salvo eventuale indennizzo in favore degli altri coeredi per l’impossibilità di usufruire pro quota dello stesso appartamento e dei relativi frutti. Ovviamente, le quote possono essere diverse se stabilite dal defunto nel testamento, in mancanza di testamento deve farsi riferimento alla successione legittima di cui agli artt. 565 e seguenti del Codice civile.
Ad esempio se a succedere sono i figli, dopo la morte di entrambi i genitori, ereditano in parti uguali.