Corpus Domini: “Pane che sa di casa”
Gv 6,51-58
TESTO
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
COMMENTO
“Io sono il pane vivo…”.
Ho chiesto ai bambini di prima comunione, dopo averli sufficientemente informati sul mistero dell’Eucarestia: “Nell’Ostia che riceverete il giorno della Prima Comunione, oltre all’amore di Gesù cos’altro pensate di trovare?”.
Luca – Oltre all’amore di Gesù potrei trovarci lo Spirito di Cristo, anche la sua vicinanza. L’amore è sentire anche un brivido e mi piacerebbe sentire la sua voce. Mi piacerebbe parlare e vederlo veramente Gesù e ho la curiosità di sentire e mangiare l’Ostia e penso proprio che sia buona.
Mara – Sono molto curiosa di sapere cosa si prova nel prendere l’Ostia. Un giorno ho chiesto a mia mamma se apriva la bocca per vedere com’era. So che l’Ostia rappresenta il Corpo di Gesù, ma non riesco ad immaginare che tipo di emozione mi può suscitare. Quindi non vedo l’ora di celebrare la mia Prima Comunione per sapere cosa proverò.
Livio – Nell’Ostia potrei trovare l’amore della famiglia, tutti i momenti belli passati insieme come la mia nascita, il mio Battesimo, la nascita di mia sorella e il suo Battesimo. Potrei trovarci anche l’impegno di don Gaetano per farci questa Comunione, ma la cosa più importante che ci troverò è la Parola di Dio.
Giulia – Beh! Ci troverò tante cose, oltre l’amore di Gesù, ma, soprattutto, vorrei trovarci la stessa forza che mia madre ha avuto per superare la brutta esperienza che gli è successa, quella forza che solo Gesù penso può darmi. Lo so perché mia madre ha sempre pregato tanto e ce l’ha fatta con molti sacrifici che sta sopportando anche adesso. Ammiro tanto questa sua forza di volontà e la pazienza che ha tutti i giorni.
Alessio – Papà mi ha detto che prendendo l’Ostia, dentro di me andranno via le paure, i pensieri cattivi, il male, tutto quello che è negativo e ci troverò dentro, invece, tutto e solamente il bene di Gesù e di tutti coloro che me ne vogliono. Questo mi fa molto felice e non vedo l’ora di arrivare a quel giorno della mia Prima Comunione e ricevere l’Ostia.
Valeria – La Prima Comunione la immagino come se anche io facessi l’ultima cena con Gesù, perché d’altronde riceviamo il suo Corpo. Io della Prima Comunione penso che sia un viaggio verso Dio. Lui ci apre e ci accoglie tra le sue braccia.
Giacomo – Io immagino la mia festa per la Comunione una bella giornata di sole e niente pioggia, in un ristorante casereccio, con tanto di giardino per correre, giocare e soprattutto divertirmi con i miei cugini e i miei amici. Mi piacerebbe se non ci fossero molte persone nel ristorante perché non mi piace la confusione e vorrei che ci fossero tanti regali soprattutto giocattoli. Vorrei anche un cibo buono, ma già so che questo c’è perché mamma e papà hanno prenotato in un agriturismo dove si mangia molto bene. Oltre a queste mie preferenze vorrei che tutti gli ospiti si divertano e siano felici. Caro Don Gaetano, ti devo dire la verità: io la Comunione la volevo fare soprattutto per i regali e la festa…
Pensavo di sapere tutto sull’Eucarestia, pensavo di aver capito da tempo il profondo significato del Sangue che si beve e della Carne che si mangia… Poi ho letto gli scritti dei bambini e, ciò che pensavo fosse un patrimonio acquisito ormai, è risultato all’improvviso mancante di quel sapore strano che sa di famiglia.