Daniele Previtali (Candidato alla Regione con Verdi/Sinistra): “Cambiare paradigma, la politica può fare molto”
Il giovane insegnante di Velletri Daniele Previtali è candidato alla carica di consigliere regionale per le prossime elezioni del 12 e 13 febbraio nella lista Verdi e Sinistra a sostegno di Alessio D’Amato presidente. Dopo moltissimi anni nell’associazionismo, in cui ha sempre sostenuto le cause ambientaliste, questa volta con la candidatura alla Regione porta all’attenzione degli elettori e della politica numerosi temi cari al territorio, dalla bretella Cisterna-Valmontone alla gestione dei rifiuti passando per la prevenzione degli incendi boschivi e il rilancio di agricoltura e allevamento.
Prima domanda: perché fare politica, oggi, in questo partito e per questa tornata elettorale?
Vengo da un’esperienza di quindici anni di associazionismo, in cui ho trattato temi molti sentiti dalle persone, riguardanti stili di vita e condizioni di vita che cercano di uscire da un sistema che non piace. È un sistema basato su sfruttamento e consumismo. Mi sono reso conto che i percorsi individuali non bastano e sono molto faticosi senza un appoggio politico. La politica può agire in modo immediato e dettare linee che facilitano questi tipi di percorso. Questa è una tornata elettorale anomala, il mio obiettivo è quello di portare queste tematiche legate alla decrescita e alle soluzioni diverse che escono dal sistema all’attenzione della politica. Di motivazioni ce ne sono molte, cito sul territorio la questione della gestione dei rifiuti, degli incendi boschivi e della loro prevenzione, e della bretella Cisterna-Valmontone.
Si fa un gran parlare di energie rinnovabili, sostenibilità, città ed economie green: in che modo, praticamente parlando, la Regione Lazio può andare in questa direzione?
La Regione può fare moltissimo. Ha la possibilità di incidere da un punto di vista della transizione energetica. Significa investire su nuove tecnologie che si stanno sviluppando in Italia, in particolare al Sud, e riguardano non solo le rinnovabili ma anche l’accumulo pulito. Oggi abbiamo un problema grande di accumulo di energia, punto debole delle rinnovabili, ed è quello del riciclaggio. Le nuove tecnologie sono a bassissimo impatto, parliamo di batterie al sale, accumulatori alla sabbia per gestire accumuli più grandi, accumulatori gravimetrici, in via sperimentale ma molto promettenti. La Regione dovrebbe investire in questo e supportarlo per svincolarsi energeticamente e creare posti di lavoro.
La vocazione agricola del territorio, così come l’allevamento, hanno bisogno di particolari interventi per tornare a respirare. Che tipo di proposta ha in merito?
Dobbiamo cambiare paradigma. L’agricoltura ha un bilancio energetico negativo: mediamente spendiamo 10 calorie di energie derivata da fonti fossili per produrne una soltanto alimentare. Non siamo sostenibili. In più molto del cibo che produciamo finisce in allevamenti intensivi per soddisfare una richiesta di proteine animali smisurata, come ci dice la scienza della nutrizione. Bisogna parlare di agricoltura basata su adattabilità delle specie coltivate, su sistemi di agro-forestazione o agricoltura naturale, andando a diversificare le nostre produzioni e utilizzando sistemi agricoli più resistenti ai patogeni e che non necessitino delle attuali quantità di concimi che provocano fenomeni di eutrofizzazione nella rete idrica (rete idrografica). Puntare sul concetto del ‘meno e meglio’ è la risposta, con allevamento e agricoltura integrati tra loro in piccole realtà locali adeguatamente remunerate.
Sulla paventata centrale per lo smaltimento dei rifiuti in località Lazzaria c’è ancora un fervente dibattito. Ha seguito la questione? Qual è la sua posizione in merito?
Va fatta chiarezza. Il mio approccio è quello di seguire i modelli naturali e in natura non esiste il concetto di scarto. Qualsiasi cosa torna realmente in circolo, e qualsiasi cosa non segue questi modelli naturali non segue la strada giusta. Se siamo arrivati a questo punto, in fondo, vuol dire che queste soluzioni non funzionano e non possiamo proporne altre interne allo stesso sistema che ci ha portato al non funzionamento. Discariche, biodigestori, non sono concepibili. Sui biodigestori c’è un forte business per produrre biogas. Il gas metano CH4 deriva dalla decomposizione anaerobica della sostanza organica, è una trasformazione di materia e la materia viene persa perché quando bruciamo il metano parte della sostanza organica rifinisce in atmosfera sotto forma di CO2. Quindi non stiamo chiudendo il ciclo dei rifiuti, stiamo facendo qualcosa che è simile all’incenerimento seguendo processi diversi. In natura ciò che avviene è la decomposizione aerobica, dobbiamo quindi puntare sul compostaggio di prossimità: piccoli impianti che permettano di produrre compost, che può essere utilizzato dalle aziende agricole locali. Tra l’altro i biodigestori devono essere alimentati con grandissime quantità di materiali e questo significa importarne anche da fuori.
Nella sua bio c’è scritto che è stato sempre attento al riciclo e agli sprechi, sin da bambino. Esiste la possibilità di ridurre effettivamente i rifiuti e quanto può fare la politica e quanto deve incidere invece la cultura e l’educazione dei singoli?
Per favorire tutte quelle persone che vogliono vivere in maniera più sostenibile la politica può fare moltissimo. Dovrebbe legiferare per la riduzione a monte dei rifiuti e agire su questo fattore. È impossibile risolvere un problema così grande senza ridurne le dimensioni. È facile farlo se la politica aiuta con reti di commercianti, ad esempio, che sfruttando il vantaggio economico del non uso del packaging portino i loro clienti al riuso dei contenitori. Sono cose già in auge in alcuni luoghi, oggi se andiamo in un negozio con il nostro contenitore spesso ci dicono che non si può usare e secondo me questo non ha senso. La Regione Lazio oltre a ciò può fare pressioni sul governo per legiferare in merito e mettere mano al grande problema della obsolescenza programmata. Produciamo una quantità di oggetti progettati per rompersi ed essere ricomprati in un paio di anni. 50 anni fa avevamo dei frigoriferi che duravano 10 volte in più quanto durano oggi, è chiaro che qualcosa non è andato nel verso giusto.
Lei è un insegnante. I giovani sono veramente così disaffezionati alla politica? Cosa manca per un loro coinvolgimento?
C’è sicuramente una parte di giovani che rispecchia la disaffezione, ma una parte che si sta attivando. L’ho visto anche con il movimento di Greta Thumberg, alcuni ragazzi sono più sensibili e vogliono partecipare attivamente, così si stanno prendendo da soli lo spazio ed è giusto che sia così. Le vecchie mentalità devono smetterla di fare ostruzionismo ai giovani, quelli che oggi sono definiti boomer dovrebbero iniziare a occuparsi di altro. Poi c’è il discorso della scuola: è difficile parlare di alcune tematiche, si rischia di sconfinare e andare oltre. Se viene nominato un politico o una forza politica si subiscono critiche o polemiche, invece deve esserci maggiore libertà non di fare proselitismo ma di parlare attivamente dei temi a 360 gradi. Ciò dovrebbe rientrare in un percorso degli ultimi due anni delle scuole superiori. I ragazzi, al momento di accingersi al voto, devono sapere come informarsi e avere una visione critica e analitica.
Cosa l’ha spinta a correre insieme alla coalizione di centrosinistra a sostegno di D’Amato? Che rapporto c’è con il candidato alla Presidenza?
Sono attivista di Europa Verde da circa un anno. L’idea alla base era quella di cercare di creare una coalizione ampia per concorrere contro il centrodestra, non è avvenuto e le forze ecologiste si sono frammentate. All’interno della coalizione penso che Verdi e Sinistra dovranno essere la forza che più tenga fermi alcuni punti, e lo dico apertamente: ci sono cose su cui non sono d’accordo, come la bretella Cisterna-Valmontone che avrà un impatto altissimo sull’ambiente e vive all’interno dello stesso sistema consumistico-emergenziale. Se i flussi aumenteranno tra 10 anni dovremmo costruire altre strade ed è improponibile (Se tra 10 anni i flussi aumenteranno cosa faremo, costruiremo altre autostrade?). Ancora, nutro dubbi sul discorso dei rifiuti la cui gestione non si chiude con gli inceneritori visti i danni ambientali e sanitari che provocano. Mi sento di dire che personalmente in Regione non sarò mai favorevole a queste due visioni.
Se fosse eletto, quali sarebbero i progetti da avviare nei primi cento giorni da consigliere?
Vorrei portare all’attenzione della regione un tema che mi sta molto a cuore, quello degli incendi boschivi in estate. Proprio nel nostro territorio vediamo costantemente il parco è attaccato da cementificazione, abusivismo, discariche e incendi. La Regione Calabria, che peraltro è di centrodestra, ma nel mio modo di vedere onore al merito di chi fa cose buone, ha attuato l’estate scorsa un piano basato su un sistema di droni e foto-trappole. In collaborazione con la Protezione Civile e le forze dell’ordine in soli due mesi si è ridotto del 40% il numero di incendi boschivi rispetto all’anno precedente. Il costo è irrisorio per un bilancio regionale ma i vantaggi sono enormi. Due anni fa qui sul Monte Artemisio abbiamo subito vari incendi ed è stato necessario l’intervento dei canadair, non voglio immaginare quanto sia costato spegnere un incendio anziché prevenirlo. Ciò provoca danni alla biodiversità, al parco che andrebbe rivalutato sotto molti punti di vista, e al patrimonio. Io auspico che soluzioni di questo tipo vengano adottate sempre più diffusamente.