Greenwashing, impegno verde e ambiente: intervista a Luigi Scognamiglio
Luigi Scognamiglio è un ingegnere specializzato nel settore scientifico disciplinare SSD ING/IND35 e titolare dell’omonimo Studio per Servizi di Ingegneria, attualmente con sede a Campobasso, dove risiede per Consulenze di Direzione. Nato a Napoli, al Vomero, 65 anni fa, ha molteplici obiettivi: sostenere i giovani ad inserirsi ed affermarsi nel mondo del lavoro. Sono loro la garanzia del futuro per noi, le nostre tradizioni, le nostre passioni..
Qual è la tua opinione in materia inerente alle normative relative al cosiddetto “lavaggio verde”? Tali normative possono essere facilmente aggirate, come ad esempio vendendo proprie quote di Paese inquinante a paesi terzi o delocalizzando produzioni inquinanti ed impattanti sull’ambiente. Pensi che si possa parlare in questi casi di vere e proprie truffe addirittura a livello globale?
Il greenwashing è un problema particolare che affligge non solo i consumatori ma anche le imprese e tutti gli attori del mercato di oggi, globalizzati e digitali. Le aziende che danno una falsa impressione dell’impatto ambientale dei propri processi produttivi, servizi e prodotti danneggiano le imprese rispettose dell’ambiente e tutti gli altri attori del mercato. La Commissione Europea è impegnata ad aggiornare norme e regolamenti già emanati, come la direttiva adottata nel 2021 sulle Pratiche Commerciali Sleali coinvolgendo direttamente anche cittadini, consumatori ed vari portatori di interesse nell’obiettivo di accrescere la consapevolezza di tutte le parti interessate, quindi non solo consumatori, ma le stesse imprese, le autorità locali, le istituzioni, compresi cittadini, i giovani ed i professionisti che possono fornire contributi importanti non solo al miglioramento della comprensione del problema, ma a collaborare per diventare parte attiva della soluzione proponendo nuove soluzioni. Il Green Deal europeo afferma che le aziende che fanno dichiarazioni verdi dovrebbero dimostrarle con l’adozione di una metodologia standard riconosciuta. E’ importante che le dichiarazioni delle imprese relative all’attenzione riservata all’ambiente siano affidabili e verificabili; ciò consentirebbe ai consumatori ed ai cittadini di prendere parte attiva alla cosiddetta “transizione verde” e contribuire a migliorare il quadro delle politiche e dei regolamenti anche a livello Europeo per dare spazio a modelli di consumo più sostenibili, anche contribuendo a rafforzando gli sforzi verso l’attuazione delle pratiche di economia circolare. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 è un impegno di tutti, e come consumatori, come cittadini, siamo chiamati ad offrire anche il nostro contributo.
Quali sono allora le politiche correttive da intraprendere in materia?
Certo, non è facile per i consumatori mentre fanno i loro acquisti valutare la bontà di affermazioni da parte delle imprese relative all’impegno “verde” ed al rispetto dell’ambiente. Tuttavia cittadini e consumatori stanno acquisendo consapevolezza non solo delle opportunità, ma anche dei rischi legati ai nuovi mercati. Occorrerebbe costruire fiducia e rendere le etichette di sostenibilità verificabili da tutti, in maniera semplice ed efficace. Si potrebbe semplificare e rendere più snella la segnalazione e la comunicazione di reclami o incertezze legate alla comprensione di determinate affermazioni o etichette verdi, magari attraverso nuove piattaforme digitali, anche a livello locale, magari sfruttando le potenzialità del possesso diffuso di apparecchiature di telefonia mobile che sono ben più di un semplice telefono utile a chiamare i parenti e gli amici. Questo non solo potrebbe rafforzare la fiducia dei consumatori nelle imprese, ma amplierebbe la diffusione della capacità d’uso dell’innovazione, in tal caso legata all’uso della telefonia mobile. Le dichiarazioni da parte delle imprese e le etichette di responsabilità ambientale sono comunque un buon inizio.
Nel tuo lavoro di docenza universitaria quali prospettive professionali vedi per i tuoi studenti e quale ruolo pensi essi possano assumere nell’ambito di un consesso sociale e politico più sensibile alle istanze ambientali di quanto possa essere oggi?
Il 2023 è l’anno che l’Europa ha dedicato alle competenze: per le giuste transizioni verde e digitale. Viviamo un tempo di transizione, di trasformazione delle economie da modelli lineari verso modelli circolari, che coinvolgono una pluralità di attori, per mettere a punto un sistema produttivo più sostenibile e rispettoso delle risorse disponibili. I modelli di consumo che si fondano su acquista-usa-getta devono restare solo un ricordo. L’intero sistema produttivo sta cambiando, ed i giovano sono i protagonisti del cambiamento. Sono già sensibili all’ambiente, e mi sembra un fatto positivo, ed il loro operato in azienda non può che accelerare la transizione, magari anche rafforzarla creando nuove imprese ed avviando esperienze di start-up. Norme cogenti e ad adesione volontaria, direttive e regolamenti aiutano cittadini, imprese ed istituzioni a rendere i prodotti e servizi che vengono realizzati non solo sicuri e rispettosi dell’ambiente, ma anche sostenibili, e si stanno evidenziando integrazioni efficaci anche attraverso i report di sostenibilità, per assicurare la sostenibilità di prodotti e servizi nel rispetto degli standard selezionati. Pe averne un’idea, basti pensare alle esigenze di Qualità e di Sicurezza Alimentare, lungo tutte filiere di interesse, in merito alle tante eccellenze che caratterizzano i nostri territori, e che danno vita e sostanza a quel Made in Italy tanto diffuso ed imitato ormai ovunque nel mondo. Prendere parte, essere parte, del gioco, essere partecipanti attivi, offre indubbi vantaggi, ma dobbiamo prepararci e rafforzare le nostre capacità di “cavalcare” il cambiamento e l’innovazione che sta sconvolgendo i mercati ma anche aprendo a tante opportunità, anche pensando alle esigenze di Investimenti responsabili. Abbiamo sempre più bisogno di accertarci non solo della correttezza e del rispetto di norme cogenti, ma anche dell’impegno reale sottoscritto dalle imprese nell’adottare le normative sostenibili, anche in materia di green washing, che chiedono alle imprese di produrre dei riscontri oggettivi in merito alle affermazioni su prodotti e servizi. Considerato il numero di imprese nella sola Europa, e la crescita attesa della popolazione mondiale, solo in questo settore occorreranno molte nuove professionalità, specialisti in grado di mettere a punto non solo metodi e procedure di misura e controllo, ma anche di prevenire le problematiche e dare concreta attuazione a metodi e strumenti che possano soddisfare maggiormente sia i consumatori-clienti che i vari portatori di interesse. Infine, anche la crescente collaborazione tra imprese della stessa filiera tende a integrare e rafforzare sinergie, strategie ed azioni per raggiungere obiettivi comuni. Sta prendendo corpo un ecosistema produttivo centrato sulle persone, che devono non solo acquistare, essere competenti e consapevoli, ma anche essere in grado di contribuire ad attuarle efficacemente.
Intervista a cura di Lucio Allegretti