Secondo voi, quali problemi dovrebbe affrontare e risolvere per il bene della Chiesa e dell’umanità Papa Francesco?
L’ho chiesto ai genitori che vedo tutte le settimane negli incontri familiari. Pier Paolo così risponde:
Io credo che questo Papa riuscirà a fare grandi cose e i frutti si vedranno con l’avvento di una nuova generazione di sacerdoti. Ho la convinzione che Egli abbia le idee chiare e sia animato da una grande volontà di cambiare la Chiesa volgendola verso una maggiore comprensione, tolleranza e perdono.
Cosa potrei suggerirgli che lui non sappia già?
Supponendo che mi capiti di viaggiare insieme a Lui per qualche strana circostanza e si dialoghi come si fa tra amici, qualche consiglio dal mio punto di vista mi azzarderei a darglielo.
Gli direi che l’uso degli anticoncezionali e del preservativo in particolare è utile perché amarsi è bello, mettere al mondo troppi figli o contrarre l’AIDS un po’ meno. Essere costretti a vivere con una persona che ci detesta, ci insulta, ci provoca o addirittura ci usa violenza quotidianamente non è il modo migliore di vivere quest’esistenza di cui Dio ci ha fatto dono.
Gli consiglierei di dare disposizioni ai preti di usare una grande tolleranza nei confronti dei fedeli e ad avere meno connivenze con i potenti, specialmente quelli che il potere lo hanno acquisito con il malaffare se non addirittura con il crimine.
Gli direi che se la Chiesa deve fare business lo facesse a fin di bene, investendo gli utili in attività sociali e in banche etiche per finanziare piccole attività imprenditoriali, facendo uscire famiglie e piccole comunità dalla miseria.
Gli direi che la chiesa deve diventare un luogo di incontro oltre ad essere un luogo di culto e il sacerdote deve ritornare ad essere la persona che accoglie i fedeli e non il severo ministro di un Dio intransigente.
Chissà, forse non tutti i sacerdoti sanno compiere la propria missione, in fondo sono esseri umani come tutti con le stesse debolezze. Fare il sacerdote coscienziosamente, oltre all’amore per il prossimo, richiede sensibilità, forza, energia ed intelligenza. I preti dopo aver preso i voti dovrebbero continuare a prendere i voti, questa volta dai fedeli.
Pier Paolo
Mi ha fatto pensare il discorso che Papa Francesco ha rivolto ai nuovi cardinali concelebranti nella basilica di San Pietro. Ha detto:
Aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: 'si', sì; no, no; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità.
Parole severe, pesanti, vere, dirette, senza protezioni ipocrite, senza sfumature equivoche.
Il Papa parla ai cardinali… Ai cardinali sta chiedendo aiuto… Dai cardinali si aspetta le prime mosse che siano dimostrazione concreta di cambiamento nelle menti e nelle coscienze… Ai cardinali sta raccomandando di non essere come in una “corte”, anche se poi concretamente, secondo le conseguenze ferree di una storia secolare, lui, il Papa, come monarca assoluto, di quella “corte” continua ad occupare necessariamente il trono.
Mi viene spontaneo chiedere: “Santità, cosa ci fa lei vestito di bianco sulla tomba che raccoglie le spoglie di Pietro tra colleghi che vestono di rosso? Come si fa a predicare contro intrighi, chiacchiere, favoritismi ed altro nel momento stesso in cui si distribuiscono anelli d’oro e zucchetti colorati che non sono un segno di servizio, ma solo retaggio di privilegi di casta? Che senso ha raccomandare una maggiore vicinanza allo spirito delle Beatitudini, se si continua a distribuire monsignorati, appiccicando filettature violacee sulle tonache di quei preti che godono di strane preferenze?”.
Il Papa è solo… Più le folle si stringono a lui entusiaste per la semplicità, la cordialità, l’essenzialità che sta dimostrando, più la sua persona marca lo sconforto di chi non trova scampo nella macchinosa conduzione di un regno poco celeste.
Papa Francesco non combinerà nulla di buono nella Chiesa, se non riuscirà a cambiare le vecchie mentalità di noi preti. Siamo noi preti, infatti, l’intoppo maggiore per un rinnovamento nella Chiesa, e lo siamo fintantoché non apportiamo nuova linfa presso le catechesi che, stanche di cose vecchie, sorvolano ancora con indifferenza sulle reali problematiche della gente. Siamo noi preti l’ostacolo per un riavvicinamento del popolo alla Chiesa, e lo siamo fintantoché continuiamo a ignorare l’arte dell’accoglienza, preferendo alle normali buone maniere la stupida arroganza del potere. Siamo ancora noi preti e soprattutto noi a creare barriere che vietano al popolo di avvicinarsi alla fonte della Grazia. Siamo noi preti che usando un grossolano legalismo continuiamo a creare grave imbarazzo presso tanta gente, e questa con ragione ci ignora, o ci ignorerà, se dalla grata bucherellata del confessionale non inizierà a scivolare quella che con tanta affabilità chiamiamo misericordia di Dio.