“Il valore della lingua” alla Biblioteca di Genzano

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Nel pomeriggio di martedì 9 aprile scorso, presso i locali della Biblioteca Comunale di Genzano di Roma, si è svolto il primo di due seminari dedicati alla nascita ed evoluzione della lingua e di altri mezzi espressivi come musica ed arti figurative, quali veicoli di comunicazione di idee, stati e sentimenti.

Il breve ciclo di due conferenze-seminario dal titolo “Il linguaggio delle cose” vuole essere una anticipazione in chiave sperimentale di un ben più vasto ed articolato progetto (che dovrebbe prevedere almeno quattro o cinque conferenze) da proporsi dopo la terza edizione di “Ottobre Scientifico”, il progetto dedicato alle tematiche ambientali e della conservazione degli ecosistemi che si svolge, come ormai di tradizione, ogni mese di ottobre presso la stessa Biblioteca Comunale di Genzano.

Il progetto che porta il titolo “Il linguaggio delle cose” si propone di far vivere agli ascoltatori un viaggio attraverso la storia dei linguaggi che il nostro mondo può offrire: dai linguaggi della Natura, delle piante e degli animali, fino ad approdare alle lingue umane ed in ultimo le lingue e le letterature moderne. Sensibilizzare al corretto uso della propria lingua, alla lettura costante, allo studio delle lingue straniere è operazione di cruciale importanza in un Paese come il nostro (unico caso in Europa!) ove oltre un terzo della popolazione risulta essere analfabeta o analfabeta di ritorno e un altro buon terzo, pur superando le difficoltà di lettura di un testo, mostra in buona parte ciò che viene classificato come “analfabetismo funzionale”, cioè la mancanza o carenza della capacità di saper interpretare correttamente un testo appena letto.

Nella scuola italiana è venuta negli ultimi decenni sempre più a mancare una didattica improntata all’analisi di un testo scritto: le tre fasi di analisi grammaticale, logica e del periodo rappresentavano in tempi passati una peculiarità nei programmi di insegnamento della lingua scritta e parlata; lo studio obbligatorio del latino nella scuola media inferiore rappresentava un potente ausilio al corretto apprendimento ed alla padronanza della stessa lingua italiana. L’impoverimento dei programmi scolastici ha determinato negli anni un crescente depauperamento del livello culturale medio della popolazione, per cui oggi troviamo ventenni o trentenni meno capaci di leggere, scrivere, esprimersi o far di conto in paragone ai ventenni o trentenni di cinquanta o sessanta anni fa. È acclarato che una perdita del patrimonio culturale in un individuo si traduce in un detrimento delle sue capacità cognitive e di giudizio, nonché un vero e proprio nocumento per le stesse facoltà intellettive. Tutto ciò si traduce anche in un pericolo per la stessa salute pubblica, anche per il crescente fenomeno rilevato negli ultimi anni di una ripresa diffusione di patologie neurodegenerative e dei casi di demenza senile anche in soggetti di età non avanzata, fenomeno peculiare nelle popolazioni ad elevato tasso di analfabetismo.

Nel progetto che ha inteso promuovere il ciclo di seminari dal titolo “Il linguaggio delle cose” è stata mia intenzione il porre in luce le problematiche sopra esposte: essere coscienti della lingua che si parla, della sua storia, delle sue strutture logiche, grammaticali e sintattiche, nonché delle possibilità che la nostra stessa lingua ci offre di esprimere idee, emozioni, giudizi, intenzioni ed opinioni, rappresenta il primo passo importante ed irrinunciabile per l’emancipazione, l’indipendenza e la libertà di un individuo.

Nel nostro Paese la politica, con le sue scelte spesso scellerate che hanno mortificato formazione scolastica, cultura, ricerca scientifica e iniziativa sociale, ha una grave responsabilità morale: il livello culturale della nostra stessa classe politica e dirigente e degli amministratori dei nostri territori è andato sempre più scadendo e ciò si rivela anche nell’uso di un linguaggio impoverito, spesso ricco di improprietà e strafalcioni, se non addirittura di manifesta volgarità. Quando si vuole asservire un popolo ai propri fini e al proprio tornaconto politico, lo si incomincia a colpire nella cultura, impedendogli così di crescere in capacità di giudizio e scelta autonoma: non si faccia più studiare seriamente la lingua e la letteratura nazionale; non si insegnino le lingue straniere; via lo studio della filosofia e la storia sia ridotta al minimo con qualche raccontino rimaneggiato ad arte; via anche la musica e la storia dell’arte e la matematica sia ridotta a quel minimo che serve a far di conto e anche meno. Insomma, la privazione dell’individuo dei più irrinunciabili e fondamentali strumenti cognitivi sembra essere stato un vero e proprio programma politico applicato con mente lucida e criminale: la stessa mente criminale che mafia e camorra manifestano nell’ostacolare scuola e cultura nei propri territori.

Quanto sopra è il messaggio che io desidero trasmettere attraverso i miei seminari. L’incontro di martedì 9 aprile scorso ha visto la partecipazione di un pubblico interessato e attento, anche se, debbo mio malgrado riconoscere, avrei sperato in un maggior numero di persone convenute all’evento. Spero in futuro che il voler prendere coscienza su certe tematiche che riguardano il destino della nostra stessa società non resti circoscritto a poche menti illuminate, ma si manifesti come sensibilità diffusa da parte di chi non vuole restare relegato al rango di massa, ma si senta con quella dignità, prerogativa di chi si ritiene appartenente ad un popolo con la sua storia e la sua cultura; di chi si voglia sentire non servo, ma uomo libero; di chi voglia essere non suddito, ma protagonista nel costruire e gestire il proprio avvenire, quello dei propri figli e della comunità cui si sente di appartenere.

 Lucio Allegretti