Torna in Libreria, con un’opera originale e spiazzante, lo scrittore Claudio Leoni. La sua ultima fatica letteraria, “Diversi Accessi”, è un piccolo gioiello della poesia contemporanea che racchiude tutte le esperienze che si possono fare tramite la lirica con leggerezza e serietà. Limerik, sonetti, monovocalici, esametri quasi giambici: nulla sfugge all’occhiata (e alla penna) acuta dell’autore veliterno, abile a passare in rassegna gli argomenti più “tosti” come il tempo e il futuro e quelli più attuali (le elezioni, Silvio Berlusconi) per passare a personaggi, umani e non, che hanno sempre qualcosa da insegnare. “Diversi Accessi” (edito da Efesto editore) è disponibile nelle librerie e negli store on line ed è un ottimo compagno di viaggio, da leggere e rileggere, per trovare i modi più disparati di entrare nei segreti della vita e del quotidiano.
Un libro che incuriosisce sin dalla copertina: perchè "Diversi Accessi"? Verso cosa si accede e in che diverse maniere lo si fa?
L’accesso alla poesia, o meglio ai versi, può avvenire attraverso innumerevoli porte che hanno come denominatore comune la libertà. Libertà da esercitare dentro uno schema ben definito, ad esempio il sonetto, e si possono stringere ancora i confini esercitandosi nel sonetto monovocalico, oppure si può accedere passando dall’ enorme porta del verso libero. Certo, i portoni lasciano entrare tutti, poi, giunti all’interno, occorre prudenza, mano leggera e molta, moltissima umiltà!
Un canzoniere piccolo piccolo, tanto per andare a capo: in che senso?
Canzoniere ci riporta immeritatamente a Petrarca e al suo Canzoniere che piccolo non è! Ma la responsabilità del sottotitolo è di Carmine Mastroianni che ne fa menzione nella sua introduzione, di cui lo ringrazio di cuore dato che è una delle pagine del libro che sicuramente vale la pena leggere! Per semplificare: canzoniere è una raccolta di poesie differenti per contenuto e forma. Piccolo piccolo per evitare confronti improponibili. “Tanto per andare a capo” lo spiego nell’introduzione, ma si sa, per scrivere una poesia bisogna andare a capo piuttosto spesso!
In questa raccolta si trovano sia liriche impegnate che liriche satiriche. La dimensione della poesia, secondo te, è proprio questa intermediazione fra serio e faceto?
Sì. Assolutamente sì. La poesia come continuo piagnisteo sulle proprie angosce, passioni e tremori rischia di perdere una grossa parte della sua essenza che è anche giocosa, gioiosa e irriverente. La satira ha origini antiche, basta citare Orazio e lo stesso Catullo. Se poi vogliamo andare sul poco serio, ecco quel geniaccio di Palazzeschi che non contento di una fontana malata, scrive:
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente -!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!
Come non citare Fosco Maraini, il padre di Dacia, con il suo “Gnosi delle Fanfole” ci regala un godimento puro, anche se la maggior parte delle parole che usa restano un mistero per qualunque dizionario!
Un altro aspetto divertente e curioso sono Limerik, dalla tradizione storica alla resa che ne dai tu in questo libro ponendo quali protagoniste le città e le località più bizzarre....
Il Limerik è un componimento poetico nato in epoca vittoriana e sopravvissuto fino ad oggi. È di fatto un non- sense che si regge su cinque versi che rimano mentre raccontano assurde vicende di qualcuno in un certo luogo. Edward Lear è stato il cultore di questo strano modo di comporre e devo dire che i suoi Limerik risentono fortemente dello humor anglosassone che spesso risulta assolutamente noioso. Mi piaceva la gabbia dentro cui cercare l’assurdo, (anche lui da sempre ci accompagna) lasciando che il nome di un luogo fosse la sorgente da cui ogni altro verso prende vita. Ho scelto suggestioni vagamente volgari per evitare lo sbadiglio che l’umorismo d’oltremanica potrebbe provocare!
Hai raccolto dei sonetti dedicati a Silvio: non passano mai di moda? E Silvio è cambiato in questi anni?
Pensavo di sì. Mi sono ricreduto ascoltando le sue nuove promesse elettorali. Sembrava una puntata di Techetechetè! Devo dire che i sedici sonetti, scritti nel lontano 2006, sono ancora attualissimi e mi sono sentito in dovere di pubblicarli di nuovo. Certo, alcuni personaggi non sono più sulla scena, altri sono diventati evanescenti, ma qualcuno è diventato più inquietante e potente di prima.
Fai spesso ricorso all'allitterazione: "vaga, salta, scarta, danza", oppure "Romolo orò, Tosto notò". Come mai nei sonetti monovocalici ti servi di questa figura retorica così spesso?
Il sonetto monovocalico potremmo considerarlo un “esercizio di stile”, ma senza disturbare Queneau diciamo che è un gioco dalle regole strettissime e allora tutto ciò che è utile per portare a compimento, una strofa, un verso, una rima, deve essere utilizzato. L’allitterazione, proprio perché ripete la vocale che stiamo cercando disperatamente, la fa da padrona, così come l’eccesso di punteggiatura che ci permette di evitare congiunzioni e preposizioni piene di vocali che in quel momento non possiamo utilizzare. Chi legge un monovocalico deve essere disponibile a trovare il senso anche in una piccola virgola o in una parola troncata a dovere!
Domanda apparentemente senza senso: i bagni della scuola ti hanno ispirato per questa scrittura?
Ma vogliamo scherzare! I bagni, specialmente quelli di una scuola, rappresentano il non plus ultra della privacy nella condivisione! Se vuoi che tutti, ma proprio tutti sappiano una notizia la devi affiggere al bagno e non in sala professori che qualcuno snobba e men che meno nella bacheca sindacale! L’acqua che scorre è stata sempre motivo di ispirazione…Chiare e fresche o chiuse nello sciacquone, sempre acqua è!
Il cuore acerbo che attraversa l'alba, cammina e non vede, ingordo di orizzonte e di futuro... è il cuore di una poesia sempre giovane?
Il cuore acerbo che attraversa l’alba è la speranza in mano ai giovani di ogni tempo. Mi vengono in mente le ragazze con i vestiti a fiori che attraversavano il ’68; le suffragette dei primi del ‘900; Jan Palach a Praga, i ragazzi di Tienanmen, quelli della comune di Parigi e tanti altri di cui non sappiamo più nulla. La parola d’ordine è stata sempre la stessa ed è quella che gridano oggi i giovani di Fridays for future. Quel ragazzo è la speranza! E se vuole sperare in un futuro luminoso deve guardare avanti, portando con sé solo l’indispensabile. Magari l’arte!
Si può dire che nelle poesie "serie" la facciano da padrone i temi del tempo e del passato/futuro?
Esattamente! Senza tralasciare il mondo che gira intorno a noi con tutto quello che comporta. Non amo sostare troppo, sottolineo troppo, sulle mie personalissime inquietudini che potrebbero, giustamente, essere prive di interesse per tutti gli altri, ma lo spazio e il tempo ci accompagnano da sempre e, immagino, per sempre. Ed è proprio la coscienza di queste due dimensioni che ci mette in relazione profonda con gli altri esseri umani, i soli che le percepiscono. Gli animali, per quanto li vogliamo rispettare, niente sanno del tempo passato, niente del futuro né prevedono che un giorno la propria vita avrà una fine.
Claudio Leoni scrittore di romanzi, racconti, fiabe, favole, poesie. Che sorprese mancano all'appello?
Per mia fortuna non so rispondere a questa intrigante domanda però non voglio lasciarti un inquietante spazio vuoto proprio alla fine! Ti farò rispondere da Calvino come lui sa fare:… Il capitolo che attacchi e non sai ancora quale storia racconterà è come l’angolo che svolterai uscendo dal convento e non sai se ti metterà a faccia con un drago, uno stuolo barbaresco, un’isola incantata, un nuovo amore. Ecco, io sto a quell’angolo.