Tutti hanno potuto vedere, ormai da anni, con la targa affissa a metà della scalinata congiungente Viale Marconi a Piazza XX Settembre, recante i nomi dei suoi costruttori, prigionieri dell'esercito austro-ungarico dopo la guerra '14-'18, il risultato d'una non facile ricerca ideata da Fabio Taddei, e portata avanti con la collaborazione preziosa di Luca Leoni, Tonino Parmeggiani e Roberto Zaccagnini.
Invece forse pochi sanno d'una seconda ricerca, sempre concepita da Fabio Taddei, cui si è affiancato con slancio e continuità Moreno Montagna, per riempire i “vuoti” del monumento ai caduti di piazza Garibaldi. Infatti su di esso sono riportati i nomi di caduti veliterni della prima e seconda guerra mondiali, e non d'altre. I ricercatori suddetti hanno scoperto, da un documento ufficiale steso dai carabinieri reali a fine '800, che 10 veliterni erano caduti, combattendo nelle file della Repubblica Romana di Mazzini, Saffi ed Armellini, contro i papalini, i borbonici e gli austriaci, in quel 1849 che aveva visto Garibaldi sull' alberone.
Proseguendo cronologicamente nel ciclo delle guerre, hanno appurato che vi furono caduti veliterni anche nella guerra di Libia del 1911, e che sulla lapide del monumento mancavano parecchi nomi, da loro ritrovati, di caduti nelle due guerre mondiali, tra i quali alcuni in Russia, in una cappella del cimitero. Una ricerca d'archivio faceva scoprire nomi di caduti nella guerra d'Etiopia, ed una nel tempietto del Sangue testimoniava la presenza di veliterni in quella di Spagna. Le fonti di questo lavoro, che ha riportato alla luce della storia oltre 200 nomi, sono state l'archivio del cimitero di Velletri, risalente al 1874, l'anagrafe comunale, il Ministero della Difesa, gli archivi di stato di Latina e Frosinone, per la ricerca dei fogli matricolari. Restiamo in attesa del completamento del lavoro con una nuova lapide del monumento, in cui è impegnato il Comune di Velletri.
Ancora una sincera lode a chi innanzi tutto ha avvertito questa esigenza, e poi l'ha portata avanti in prima persona, esempio classico di cittadini che, invece di chiedere alla società o istituzioni, danno per esse il meglio di sé.
Giustamente oggi si parla insistentemente di conservazione della memoria. E questa iniziativa vuole ciò, ed io aggiungo: nella speranza di far riflettere su ognuna di queste guerre, sul messaggio che ognuno di questi caduti, se potesse parlare, vorrebbe dare a noi, qui ed ora, sotto l'ala d'una guerra straziante il cuore d'Europa.