L’Angolo dell’Arte: Mauro Molinari e la realtà parallela
A Velletri esiste un luogo dove lo spazio e il tempo assumono una valenza diversa da quanto siamo comunemente abituati a conoscere. Un luogo sospeso, dotato di vita propria e di un’anima pulsante che ha assorbito da colui che lì dentro ha creato il proprio universo creativo: Mauro Molinari.
Non appena varcata la soglia del suo laboratorio si è sopraffatti dalla certezza che più che in un semplice studio, par di trovarsi in una realtà parallela ove l’arte è autonomamente capace di animarsi, colorarsi e riempirsi di un’energia intensa e quasi palpabile.
È lì che Molinari mi ha accolto con eleganza e con un sorriso sincero, donandomi l’opportunità irrinunciabile di conoscere il cuore del suo lavoro e con delicatezza mi ha manifestato il dolore che l’ha segnato negli ultimi tempi a causa della perdita dell’amata moglie, musa e compagna di vita, che non solo ha condiviso con lui un lungo cammino ma ha anche contribuito in maniera concreta e rilevante, come autrice, a dare un’anima letteraria alle sue opere.
In Molinari spicca una cifra stilistica capace di amalgamare elementi di vita urbana e moderna con un’attenzione particolare alla condizione umana e che giustappone colori vividi e simboli di isolamento, come muri e finestre, per rappresentare una società complessa e frammentata.
Le sue opere in serie, come Barocco Metropolitano e Condominio, esplorano con una sensibilità unica i temi del distacco emotivo e della solitudine. Osservando le sue figure, letteralmente “ingabbiate” in contesti opprimenti, emerge con nitidezza quasi una sorta di metafora delle città contemporanee: luoghi ove il bisogno di contatto si scontra con il senso di solitudine, in una distopìa che si fa latrice di un messaggio forte e netto.
Durante la visita, durata oltre un’ora, l’artista ha condiviso con me racconti delle sue mostre e delle numerose tappe che hanno dato corpo e caratterizzato il suo percorso. Le sue opere, accolte in gallerie e musei ed acclamate sia in Italia che all’estero, hanno ricevuto apprezzamenti da critica e pubblico.
Passando attraverso esposizioni e collaborazioni nazionali ed internazionali, ogni opera di Molinari sembra capace di trasmettere emozioni e dialogare con chi la osserva. In ognuna delle sue creazioni, l’osservatore è cooptato da una forza visiva e simbolica che ammalia e che narra storie silenziose ma potenti, di persone immerse nella propria intimità e nel proprio mondo immaginifico.
Molinari, all’interno del suo studio, contornato da colori e materiali, mi ha parlato della sua arte come di un percorso personale, dove anche il dolore trova la propria collocazione ed espressione trasformandosi in qualcosa di salvifico e portatore di bellezza.
Come il Kintsugi, l’antica tecnica giapponese che ripara ceramiche rotte con innesti d’oro, anche la sua pittura abbraccia le “crepe” della vita, trasformandole in un spinta rinnovatrice e creativa. Questo rende la sua arte, non solamente riflesso della fragilità umana, ma anche un invito a scoprire la bellezza dei momenti di fragilità.
Mentre tornavo sui miei passi, una volta lasciatomi alle spalle il suo laboratorio ed il tempo senza tempo vissuto in quello spazio difficile da connotare, ho visualizzato in Molinari un autentico maestro che aggrega in sé tutte le prerogative più auliche ed alte del termine. Un artista vero che disvela senza riserve e reticenze di sorta l’umana condizione e lo fa attraverso una pittura che non teme di raccontare l’anima nella sua interezza e complessità, nei suoi aspetti più bui e meno indagati.
Mauro Molinari è una voce potente e fuori da ogni coro, che scuote e ravviva l’arte contemporanea. Così in grado di suscitare profonde riflessioni esistenziali su ciò che significa “essere”. Il suo è un mondo a parte, a tratti selvaggio ed inesplorato, cui è necessario approcciarsi con umiltà e con gli occhi dell’anima ben spalancati per poterlo comprendere, davvero.