L’artista veliterna Patrizia Audino porta in scena Trilussa a Roma

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Lo spettacolo su “Trilussa”  è stato, ancora una volta, rappresentato a Roma dall’artista veliterna Patrizia Audino che ne ha curato i testi e la regia. Questa volta è stato messo in scena al Teatro Ugo Betti, nel quartiere Trionfale, alla Balduina, domenica scorsa 21 gennaio riscuotendo un buon successo che ha entusiasmato il pubblico e lo stesso gruppo di artisti composto, per l’occasione, dal cantautore Carlo Audino, dalla cantante interprete Alessandra Audino, dall’attore Giuseppe Castelluzzo e dall’attrice, autrice e curatrice della regia Patrizia Audino.

Trilussa,  che è l’anagramma di Carlo Alberto Salustri, ha vissuto a cavallo tra l’ ‘800 ed il ‘900 in un periodo caratterizzato da molti fatti e avvenimenti che hanno determinato profondi cambiamenti sociali e politici mondiali ed in particolare europei: nato a Roma nel 1871, ha assistito ai cambiamenti dovuti all’Unità d’Italia, al successivo periodo Giolittiano, poi alla Prima Guerra Mondiale (La Grande Guerra) ed alla Seconda Guerra Mondiale: la sua scomparsa risale al 1950. Era un poeta a tutto tondo che sapeva descrivere i vizi ed i fatti dell’uomo tramite i suoi versi dall’umorismo melanconico, passando dal sonetto alla favola con la massima disinvoltura. La sua è stata la descrizione di un’epoca in poesia: divenne famoso per la satira politica e di costume. 

Lo spettacolo è stato già messo in cantiere e rappresentato a Patrica (FR), a Velletri, ad Artena e soprattutto a Roma più volte, in particolare a maggio dello scorso anno quando è stato messo in scena nel Salotto Interno 4, nel cuore di Trastevere, dove Trilussa è cresciuto, a due passi da Piazza Trilussa appunto. Inoltre, in quella occasione, all’artista veliterna Patrizia Audino è stato conferito l’ambito Premio Internazionale “Otto milioni” (in qualità di interprete ed autrice di testi teatrali) per la sua interpretazione nella Trilogia Teatrale del regista e drammaturgo Alberto Macchi.

Che dire: a questo punto non ci resta che stare ad aspettare cosa accadrà perché senz’altro il testo è portato, per sua stessa natura, a crescere nelle modalità e nei contenuti.