Lauro Graziosi, il Maestro del sorriso

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Lauro era una persona particolare, capace, sensibile e profonda, sapeva trasmettere la passione per la musica e per la vita. Se ne è andato a 59 anni dopo una breve malattia e lascia un grande vuoto. Diceva con entusiasmo “la musica è la bellezza contagiosa”. Direttore d’orchestra e compositore, docente di strumentazione e composizione per orchestra di fiati presso il conservatorio di musica di Firenze, si era perfezionato all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e all’Accademia Chigiana di Siena. Svolgeva un’intensa attività artistica come direttore d’orchestra e compositore. È stato autore di saggi musicali. Dopo la maturità Magistrale ha conseguito il diploma in Cultura Teologica, approfondendo poi gli studi di Teologia che gli hanno permesso di mantenere un rapporto con il proprio ambiente di origine, la famiglia e la chiesa. Da tempo appassionato e attratto fortemente dalla letteratura scientifica, tanto da maturare e scrivere un saggio che pone come obiettivo l’interazione razionale scientifica dal punto di vista estetico-ricettivo che dal lato umanistico e artistico significa in buona sostanza l’educazione all’ascolto educando l’orecchio a riconoscere i suoni. Un lavoro enorme fatto di ricerca, documentazione scientifica e profondo impegno affinché la comprensione dell’estetica musicale come fenomeno ricettivo porti ad un continuo accrescimento della sensibilità interiore sia individuale che collettiva. Il saggio pubblicato nel 2017, dalla collana Eterotopie ha per titolo: La qualità del suono e del sentire – Ovvero critica della “ragion” musicale.

Nella sua professione era rigoroso, ma anche ironico; spesso, soprattutto durante l’estate, ci incontravamo nel centro storico di Giulianello, paese che lui amava e dove trascorreva le vacanze con la propria famiglia e in mezzo alla sua gente. Era sempre pronto alla battuta, pronunciata volutamente in dialetto “giulianese”, che ci riportava indietro nel tempo, quando eravamo ragazzi, ai bei momenti trascorsi con spensieratezza e divertimento puro; quando facevamo le rimpatriate tra amici e ci raccontavamo tutte le bischerate ironizzandoci sopra. Sembrava che quegli anni, apparentemente lontani, non fossero mai trascorsi. Solo quando si parlava di musica si ritornava seri, perché la musica merita tutto il nostro impegno e questo ci faceva emozionare, arrivava dritto al cuore. Credere nella musica non è unicamente un processo di allegria, ma è un percorso faticoso che a volte ti consuma. Lasciarti guidare dalla musica è un gesto di umiltà, perché riconosci la grandezza dell’altro e diventi grande con lui.  

Perdere un amico è un dolore grande, ma questo scritto per ricordarlo può diventare un modo di esprimere le mie emozioni e riflettere sulla nostra fragilità. Non possiamo opporci alla morte, ma non voglio rassegnarmi, niente può essere paragonato ai bei ricordi che abbiamo condiviso. La mancanza improvvisa mi fa star male, ma la vita va avanti, mentre i ricordi no, restano lì fermi nel tempo.  Cammineremo accanto ogni giorno, anche se invisibili, inascoltabili, ma sempre vicini. Così sarà ovunque tu sia.

Ettore Gasbarra