Nei sei mesi del 1940 passati al fronte albanese Luigi Giansanti, giovane artigliere di vent’anni di Rocca di Papa scrisse 63 lettere ai familiari, altre ad amici e conoscenti rimasti al loro paese per tirare avanti alla meglio, in tempo di guerra. Partito da Rocca con molto ideali adempiva al suo dovere con fierezza, imparano una guerra che si consumava giorno per giorno senza sconti per nessuno. Qualche tempo fa, quelle lettere custodite affettuosamente in un cofanetto di legno, furono consegnate a Rita Gatta, che per qualche tempo le custodì gelosamente a casa sua senza tuttavia aprire il piccolo contenitore di cui tutta la famiglia aveva un rispetto sacro. Ne ebbe cura come e più di un bene prezioso. Soltanto in occasione della commemorazione del 4 novembre 2020 iniziò a leggerne qualcuna, in cui il giovane scrivente si preoccupava sempre molto della famiglia rimasta alla Rocca e dei conoscenti. La domanda più frequente che Ginsnti faceva riguardava la condizione di salute di tutti; voleva che la sua famiglia stesse bene e che non si notasse troppo il peso della sua assenza. Rita Gatta si rese conto dell’importanza storica e sociale delle testimonianze del giovane rocchegiano di vent’anni, che si trovava a fare il soldato in Albania, dove fu poi coinvolto in una guerra di cui sapeva poco o niente per compiere il suo dovere di militare. Era partito nel marzo del ’40 rinunciando a tutto ciò che ha un giovane di 20 anni può desiderare: i propri sogni, una famiglia, una bella fidanzata con cui formare una famiglia, gli amici di sempre, i parenti, il lavoro, gli svaghi. Attraverso quelle lettere Rita Gatta ha potuto ricostruire la vita militare dell’artigliere Giansanti sul fronte albanese e il successivo coinvolgimento nel conflitto contro la Grecia sulle montagne dell’Epiro. L’ultima lettera dal fronte arrivò a Rocca di Papa nell’ottobre del 1940, poi ci fu un lungo silenzio. Silenzio interrotto nel novembre dello stesso anno da uno scarno telegramma di prassi inviato dal Ministero della Guerra alla famiglia Giansanti che annunciava la morte a Plaghia del giovane artigliere. I genitori furono gettati nella disperazione e nello sconforto più atroce. Alcuni giorni or sono Rita Gatta ha accettato l’invito fattole dal comune di Bagnolo in Piano, in Emilia Romagna, dove tutt’ora vivono alcuni discendenti di Luigi Giansanti, per presentare, presso il teatro civico, il suo libro “Cara mamma, caro papà… Lettere dall’Albania”, Edizione Controluce. Erano presenti, oltre ad un folto pubblico, i parenti rocchegiani di Luigi Giansanti e tra questi Matteo Cippitelli che, vestito da artigliere per ricordare lo zio morto, insieme al cugino Alfredo Piacentini, ha letto alcune pagine del libro.
Marisa Monteferri