Si è tenuta a Roma lo scorso 5 – 6 Dicembre la XIV Conferenza Nazionale per l’Efficienza Energetica, organnizzata dall’Associazione Amici della Terra, dal titolo “L’insostenibile prezzo dello spreco” ( link ).
Nella relazione introduttiva Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra, ha detto “È l’efficienza, nella più ampia accezione di uso razionale delle risorse, che consente di conseguire una riduzione graduale, ma certa e progressiva, dei consumi di energia e delle emissioni climalteranti in Italia e in tutto il mondo, basata su un’ampia gamma di soluzioni disponibili e sul trasferimento di tecnologie”.
Scopriamo improvvisamente, e in situazione di emergenza, che accanto agli obiettivi di decarbonizzazione occorre garantire la sicurezza energetica per tutto il periodo di transizione e che esso non sarà breve. Siamo costretti a prendere atto che l’energia è alla base di ogni attività umana, che ha un costo di mercato e alla base della sicurezza energetica ci devono essere fonti di energia costante, certa, di utilizzo flessibile. Queste caratteristiche sono ancora oggi quelle dei combustibili fossili e che, non a caso, la corsa ad assicurare nuove forniture di gas in sostituzione di quelle russe è stata, comprensibilmente, la prima preoccupazione di tutti i governi.
Non è vero dire che i combustibili fossili possano essere sostituiti in pochi anni da fonti rinnovabili elettriche intermittenti, idrogeno verde, batterie, come viene fatto credere da più parti, anche in conseguenza di quanto indicato nei documenti comunitari “ Fit for 55” e “ R E PowerEU“. È indicativo che le due misure più significative a breve periodo, messe in atto per reagire all’emergenza dal governo Draghi e confermate dal nuovo governo riguardino, da una parte i rigassificatori e, dall’altra, la valorizzazione del potenziale dell’Upstream italiano, superandone l’abbandono frettoloso. Ma anche queste soluzioni sono molto controverse e da più parti ritenute insufficienti.
In Francia è uscito da qualche giorno un Rapporto interessantissimo dello “The Shift Project” (TSP) sull’approvvigionamento di gas naturale in Europa dal titolo “Gaz Naturel: quels risques pour l’approvisionnement de l’Union Européenne?” (lo trovate a questo link, al momento disponibile solo in francese). Il Rapporto dice che “L’Unione Europea rischia di essere esposta a una severa competizione di approvvigionamenti fra Paesi importatori di gas naturale, ovvero a dei deficit cronici sul mercato mondiale di Gas Naturale Liquefatto (GNL) a corto, medio, e lungo termine”. Dice anche che: “La situazione del mercato mondiale del gas naturale liquido sarà molto precaria entro il 2025, con un possibile evidente disallineamento tra l’offerta disponibile e la domanda prevista oggi. Nell’eventualità di un arresto prolungato delle forniture russe alla UE, la domanda globale di GNL potrebbe portare a carenze di approvvigionamento endemiche e gravi”. In altre parole, rischiamo di finire al buio a breve. Nel Rapporto si fa anche un’analisi della situzione in Italia (a pagina 55), dove si dice che anche ammesso che riusciamo a mettere in campo i nuovi impianti di rigassificazione in tempi brevi, siamo comunque di fronte a un deficit di forniture.
È indispensabile ricordare e avere sempre presente che ancora oggi il principale macro-comparto di consumi finali di energia è quello termico che, mediamente, negli ultimi anni pesa per il 45%, seguito con il 33% circa dai consumi per trasporti e infine dai consumi di elettricità che pesano solo per poco più del 20%. Oggi, mentre opinione pubblica e dibattito politico sono ancora divisi fra la consapevolezza di dover accrescere la sicurezza energetica e l’illusione che la scarsità degli approvvigionamenti possa essere compensata soltanto da fonti rinnovabili, sembra scientificamente evidente che tornare a considerare l’efficienza come un approccio prioritario alla questione energetica rappresenti una strada obbligata.
Per questi motivi è importante che si faccia tutto il necessario per ottenere un dibattito pubblico, e che la popolazione tutta partecipi informandosi e acquisendo una consapevolezza dell’importanza della risorsa energia e del rapporto energia – clima. Un dibattito vero non potrà più ignorare i risvolti ambientali delle “tecnologie verdi”. A livello locale, non sarà possibile relegare sbrigativamente sotto il capitolo NIMBY gli impatti paesaggistici, sulla biodiversità e sullo sviluppo rurale, perché il consumo di suolo delle tecnologie diffuse è altissimo e lo sviluppo disordinato e casuale dei grandi impianti eolici e fotovoltaici rischia di precludere gli spazi naturali ad ogni altra attività economica. Né sarà possibile continuare a snobbare la dimensione globale delle nuove esigenze di estrazione mineraria che pongono enormi problemi di sostenibilità ambientale e sociale e persino di aggravamento della crisi climatica, a causa del dispendio energetico ed emissivo della filiera.
Cosa possiamo fare, allora? A media e lunga scadenza, sicuramente dobbiamo potenziare il più possibile le rinnovabili, ma tenendo conto di tutti i limiti che conosciamo e che sono scientificamente dimostrati con i numeri. Nel mondo delle rinnovabili, una tra le tante soluzioni proposte è quella delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Una Comunità Energetica Rinnovabile è un’associazione che produce e condivide energia da fonti rinnovabili, per generare e gestire in autonomia energia verde a costi vantaggiosi, riducendo nettamente le emissioni di CO2 e lo spreco energetico. Ne possono far parte semplici cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni, piccole e medie imprese, etc. Secondo il rapporto Comunità rinnovabili 2021 di Legambiente, in Italia erano attive o in corso di attivazione alla data della pubblicazione e sulla base della normativa vigente 20 comunità energetiche rinnovabili, distribuite un po’ su tutto il territorio nazionale, mentre altre 7 erano in progetto. Gli impianti di autoproduzione risultavano essere per lo più di taglia compresa tra i 20 e i 60 kW, ma con significative eccezioni. La normativa in questo campo è in continua evoluzione. Oggi si parla di taglia dell’ordine di 1000 kW. Anche la Regione Lazio sta lanciando iniziative in tal senso. Allo scopo l’Associazione “Punto&Basta” ha organizzato una serie di Seminari informativi sul territorio dei Castelli Romani, uno dei quali anche a Velletri nello scorso 6 Dicembre.
Associazione Velletri 2030