“Magdalena”

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XI Domenica T.O.

Testo

Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa (Mc 4,26-34).

Commento

La parola del vangelo è veritiera perché racconta la vita, e nel racconto i fatti non vengono travisati. Di qui il peso enorme di insegnamento che portano con sé le parabole. Provo a fare Gesù, raccontandovi anch’io una parabola. In una cittadina, dove in autunno il verde profuma di vinacce, viveva un ragazzo. Era bello d’aspetto e volenteroso nelle attività familiari. Aveva un problema: si sentiva donna nella sua natura, tanto da soddisfare nell’abbigliamento questa sua esigenza. Tutti lo criticavano; molti, scandalizzati, lo evitavano; i familiari non sapevano come nascondere la loro vergogna, prima che nel travaglio di una presa di coscienza, si facessero convinti che il loro ragazzo era una ragazza.

Iniziarono le procedure giuridiche per cambiare le carte e si ebbero le opportune attenzioni per un eventuale intervento chirurgico su ciò che caratterizza la sessualità di una persona. Dovette passare del tempo, imbrigliati come si è nelle procedure burocratiche, prima di poter dire: «Ora finalmente tutto è normale: un’eccezione bizzarra della natura è stata ricondotta nell’ambito delle regole. Ora si può pensare anche ad un lavoro!». I curricula incominciarono a viaggiare presso le varie aziende. Nessuna offerta concreta. Il fatto accaduto non permetteva alle stupide mentalità correnti dei datori di lavoro di fare un salto di qualità e alle considerazioni dei sacerdoti, padroni del tempio, non era permesso pensare ad una maggiore apertura mentale.

Il ragazzo ora ragazza, e formosetta anche per via degli ormoni carichi di femminilità, aveva sentito parlare di un certo gesù che a tempo perso insegnava alla gente a fare i miracoli. Lo cercò tra la folla, lo vide e, alzando la voce, gridò: «Maestro, fa che io trovi un lavoro. . . sono disperata. . . troverò il modo di organizzarmi. . . ho voglia di fare. . . la gente deve sapere che c’è qui una persona che vive il disagio della discriminazione. Puoi darmi una mano?». Il maestro si commosse e, facendosi largo tra la folla le si avvicinò e la chiamò per nome: «Magdalena!». Le diede la mano e, stringendola a sé in un abbraccio dal profumo di uomo, si guardò attorno. Ai sacerdoti che nascosti dietro le colonne del tempio facevano capolino, disse: «Ipocriti, dov’è l’amore di cui chiacchierate in chiesa in giorno di festa?». E alla folla, che scandalizzata aveva già voltato le spalle, gridò: «E voi, che una volta l’anno mi portate in processione e mi adorate dentro teche dorate, perché fuggite ora, dinanzi ad una creatura che vi chiede solo un minimo di considerazione?».

La donna e gesù, l’una abbarbicata all’altro, restarono soli sulla piazza ad attendere. . . speranzosi. . . il miracolo. Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa». C’è sempre grande meraviglia per le cose che inaspettatamente accadono.