Il veliterno Matteo Masum, 30 anni, sviluppatore di software, è candidato alla carica di Consigliere per la Regione Lazio con Unione Popolare a sostegno di Rosa Rinaldi Presidente. Militante di Rifondazione Comunista da dieci anni, è laureato in Filosofia e sta prendendo un secondo titolo in Scienze Economiche. La sua candidatura parte da una premessa: “mi sento una persona fortunata, ben oltre i miei meriti; mi candido perché molti dei miei coetanei purtroppo non possono dire la stessa cosa, e mi piacerebbe che tutti fossero soddisfatti della loro vita così come lo sono io della mia”. Ecco cosa ha detto alla nostra Redazione.
Quando hai iniziato a fare politica e quali principi ti hanno ispirato nel tuo percorso umano e politico?
Dipende da cosa intendiamo con “fare politica”. Se ci riferiamo al carrierismo, all’arrivismo e all’opportunismo cui ci hanno abituato i nostri rappresentanti, allora rispondo chiaramente dicendo che non ho mai iniziato. Se invece parliamo del tentativo di dare delle risposte, ognuno attraverso le proprie possibilità, ai problemi delle persone, senza guardare esclusivamente alle istituzioni come fine ultimo della propria proposta politica, ho iniziato poco più di 10 anni fa, iscrivendomi alla sezione di Velletri di Rifondazione Comunista, partito che da quel giorno è entrato a far parte della mia vita.
Cosa ti ha spinto a candidarti alle Regionali con questa lista e cosa serve alla Regione Lazio per un cambio di passo?
Ho scelto di candidarmi per provare a dare il mio contributo, insieme alle altre candidate e agli altri candidati, alla crescita di Unione Popolare, formazione nata da poco ma che ha tanto da dare al paese e alla Regione Lazio. Il Lazio ha grandissime potenzialità, serve liberarlo dai lacci dell’affarismo privato e dalla miopia di chi non si è ancora reso conto che ci si sta avviando verso cambiamenti epocali, che non è detto siano positivi.
Da giovane, quali istanze ti senti di voler fare tue e portare all’attenzione della politica da parte delle nuove generazioni?
Si parla spesso di giovani come se fossero la categoria debole del nostro tessuto sociale, da proteggere e/o vezzeggiare a seconda delle convenienze. In realtà, abbiamo visto in questi anni come gli studenti e le studentesse, ma anche i giovani lavoratori e le giovani lavoratrici, spesso precari e precarie, abbiano chiaramente in testa quale sia il futuro cui vanno incontro, e siano perfettamente in grado di fornire delle soluzioni ai problemi che vivono quotidianamente. Ad esempio, la Rete degli Studenti Medi ha redatto un manifesto con 65 proposte per la Regione Lazio suddivisi in 8 temi, che riguardano tutti noi, come ambiente e trasporti. Ho firmato quel manifesto perché penso sia un punto di arrivo importante di un’elaborazione politica collettiva e un punto di partenza sulle cose da fare.
Tema del lavoro: cosa può fare una Regione per questo ambito?
La Regione può e deve fare moltissimo, a partire da piani di assunzione nei servizi essenziali, che diano respiro ai settori che più di tutti in questi anni hanno sperimentato la scure dei tagli al personale, in particolar modo sanità e trasporti. Questo passa anche dalla reinternalizzazione di molti servizi appaltati a privati, dove le condizioni lavorative sono spesso insoddisfacenti. Bisogna poi potenziare i centri per l’impiego, che funzionano poco e male e ciò rappresenta un elemento su cui ragionare in una regione in cui la disoccupazione costituisce ancora un problema rilevante.
La sanità è al centro del dibattito, soprattutto dopo la pandemia che l’ha messa a dura prova. Di che stato di salute gode il sistema sanitario regionale e quali sono i tuoi obiettivi?
Direi che la sanità nel Lazio gode di un pessimo stato di salute. Abbiamo deciso di iniziare la campagna elettorale di Unione Popolare di fronte al San Giacomo di Roma, un gioiello che dal XVI secolo rappresentava un punto di riferimento per la cura dei romani, e che è stato chiuso, beffardamente dopo essere stato rifornito dei macchinari più all’avanguardia. Il destino del San Giacomo è comune a quello di tanti altri ospedali, che sono stati chiusi o fortemente ridimensionati, come ad esempio il nostro Paolo Colombo. Non è tuttavia solo la chiusura degli ospedali l’unica piaga della sanità laziale. Il personale è numericamente insufficiente, per le visite specialistiche pubbliche ci sono liste di attesa lunghissime, che spesso costringono i cittadini a rivolgersi al privato, dove comunque la spesa non è così tanto più alta rispetto ai ticket, altra cosa che reputiamo inaccettabile. E poi c’è il problema dei consultori, che vivono da anni un sottodimensionamento rispetto alle esigenze delle persone. Insomma, c’è da lavorare molto.
Turismo e agricoltura. Come si fa fronte alle esigenze del settore e dove la Regione può migliorare?
La Regione potrebbe migliorare nel settore agricolo innanzitutto smettendo di approvare e bloccando piani di devastazione territoriale, penso alle autostrade inutili o agli inceneritori, che non fanno altro che strappare ettari di suolo coltivabile. E poi occorre programmare, sulla base di interessi collettivi. A Velletri avevano la CO.PRO.VI. e la produzione vinicola rappresentava uno dei nostri punti di forza; poi quell’esperienza è terminata e ci si è tuffati tutti, individualmente, sui kiwi; una scelta mal ponderata che ha prodotto risultati mediocri. Sulla cultura, ottima l’iniziativa della Youth Card, sicuramente da potenziare e magari da estendere anche a chi giovane non è più. Treni a biglietti ridotti nei weekend, più manifestazioni patrocinate dalla Regione, per valorizzare quelle bellezze che vanno oltre Roma e che spesso gli stessi abitanti del Lazio non conoscono. E poi recupero e rilancio di spazi lasciati all’incuria, quali ad esempio i teatri, che oltre a favorire la diffusione di cultura consentono di pensare a forme di rigenerazione urbana, che a Roma e non solo appaiono improcrastinabili.
Infrastrutture e rifiuti: quale la tua posizione sulla Bretella Cisterna-Valmontone, sulla ferrovia Roma-Velletri e sulle voci di termovalorizzatori e discariche?
Siamo contrari alla Bretella per i costi che avrà sul territorio, che pensiamo siano maggiori dei benefici che apporterà. Siamo per il potenziamento del trasporto su ferro, anche se conosciamo le difficoltà per il raddoppiamento della Roma-Velletri. In questo specifico caso, si può pensare a soluzioni alternative, che altrove sono state sperimentate: treni meno veloci ma con tempi di frenata più brevi, che sono più funzionali in tratte in cui ci sono molte fermate, come quella che dalla nostra città porta nella capitale. Naturalmente, per fare questo occorre avere il coraggio di mettere in campo investimenti importanti. Sulle voci, che purtroppo non sono solo tali, di termovalorizzatori e discariche, la nostra posizione è chiarissima: fuori i privati dal ciclo dei rifiuti e rafforzamento del porta a porta, dove i Castelli Romani sono all’avanguardia. Non è giusto che la provincia sconti i problemi che affliggono Roma.
Spesso i candidati degli schieramenti più quotati secondo i sondaggi parlano di voto utile. Tu e il tuo partito come vi contrapponete a questi appelli che, di fatto, tendono a marginalizzare proposte politiche come le vostre?
Fa parte del gioco, che sappiamo non essere sempre leale. Proviamo a far conoscere le nostre proposte andando per strada a parlare con le persone, che troviamo spesso diffidenti o disilluse, ed il dato sull’astensionismo conferma questa nostra impressione. Ci rivolgiamo a tutti, ma in particolar modo a chi non vota da anni e a chi non ha mai votato: non recarsi alle urne dà più forza ai partiti che hanno creato, volontariamente, quello scollamento tra politica e cittadini che è la causa principale dell’astensione. E’ un circolo vizioso da cui, scegliendo Unione Popolare, possiamo provare ad uscire. Insieme.
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