Ultimo aggiornamento:  22 Dicembre 2022

“Natale in cammino”: gli auguri del Vescovo Stefano Russo

Carissime/i,

l’allentamento della morsa della pandemia ha da diversi mesi permesso il riprendere di relazioni secondo modalità che ci stanno facendo riscoprire la bellezza e la fatica dello stare gli uni di fronte agli altri favorendo la realizzazione di iniziative che coinvolgono contemporaneamente più persone.

Si è tenuto ultimamente a Velletri un incontro pubblico intitolato “Viaggiatrici nel mondo” durante il quale la sala “Tersicore” del Comune si è riempita dei colori, dei suoni, dei profumi di coloro che hanno animato questa iniziativa; si trattava di donne residenti nel nostro territorio, provenienti da diverse parti del mondo conseguentemente al fenomeno migratorio legato a situazioni di persecuzioni, guerre, conflitti, povertà che caratterizzano questo nostro tempo. Soprattutto donne di origine nordafricana e mediorientale che hanno portato insieme agli usi, ai costumi, e ai cibi dei luoghi di provenienza, la loro testimonianza in lingua italiana parlata con spigliatezza tanto da essere “condita” in alcuni casi con le inflessioni dialettali tipiche della nostra zona. La nota che ha caratterizzato la giornata è stato il contagioso clima di gioia che ha coinvolto tutti i presenti, una gioia che per certi aspetti ha fatto ancora più risaltare le vicende tragiche che hanno attraversato e in parte ancora attraversano il vissuto di molte di quelle famiglie. La “scintilla” da cui è scaturita questa particolare esperienza in atto è stata un’azione di prossimità a cui ha dato vita la nostra Caritas Diocesana, e precisamente un laboratorio di lingua italiana.

Usare un linguaggio comprensibile a tutti è una base fondamentale per abbattere le barriere e i pregiudizi che si frappongono fra le persone e così potersi incontrare, conoscere e soprattutto riconoscersi come esseri capaci di relazioni costruttive.

Linguaggi nuovi

Non ho potuto fare a meno di collegare questa esperienza ad uno degli aspetti principali che è comunemente emerso dal primo anno di ascolto del cammino sinodale delle Chiese in Italia. È stata messa in evidenza, infatti fra le altre, la necessità di fare uno sforzo per rimodulare i linguaggi ecclesiali, per apprenderne di nuovi, per frequentare canali meno usuali[1]. Linguaggi nuovi possono nascere solo da una comunità che mettendo al centro la parola di Dio diventa sempre più capace di generare relazioni nuove in un ascolto che significa accoglienza, prossimità, dono.

Convocati come popolo

Il tempo di Natale diventa un’occasione da non lasciarsi sfuggire per rendere accessibile a tutti la storia di salvezza che scaturisce dall’incontro con Cristo e che indipendentemente dalle diverse convinzioni e cammini di fede degli individui costituisce un patrimonio comune che non possiamo tenere per noi, va messo in circolo. Dice Papa Francesco nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium: Questa salvezza, che Dio realizza e che la Chiesa gioiosamente annuncia, è per tutti, e Dio ha dato origine a una via per unirsi a ciascuno degli esseri umani di tutti i tempi. Ha scelto di convocarli come popolo e non come esseri isolati. Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze (EG 113).

Attratti dalla luce vera

Il Signore salva è questo il significato del nome Gesù nella lingua originale. Natale viene a ricordarci che la storia di salvezza non è un racconto avvenuto nel passato da imparare ma intercetta il nostro vissuto personale. Nella quotidianità il Signore ci salva e ci chiama a far parte di quella storia e ciò avviene nella misura in cui compromettiamo la nostra vita con la Sua. Tante luci si sono accese in questi giorni nelle strade delle nostre città, sono luci che un poco ci riscaldano ma sappiamo che prima o poi si spegneranno. Non possiamo fermarci alla superfice ma abbiamo bisogno di lasciarci attrarre dalla luce vera quella che non passa, che scalda nel profondo il cuore di ogni uomo e di ogni donna che accolgono la Sua parola e che ha il potere di rigenerarci costantemente come figli di Dio.

Il linguaggio primario della comunità cristiana è la carità che ci è donata in Cristo e siamo chiamati a declinarlo nei tanti modi che lo Spirito ci suggerisce per continuare lungo le strade della vita la nostra particolare migrazione. Solo così è possibile camminare insieme ed essere viaggiatori del mondo superando i confini che spesso ci dividono per andare alla scoperta di terre nuove.

Che, come Maria e Giuseppe, possiamo avere il coraggio di non fermarci a noi stessi ma di alzare il nostro sguardo riconoscendo il Signore vicino a noi, che cammina al nostro fianco.

Buon Natale e buon viaggio a tutti!

Velletri, 21 dicembre 2022

Il vescovo Stefano


[1] CEI, “I Cantieri di Betania. Prospettive per il secondo anno del Cammino Sinodale”, Roma, 11 luglio 2022, pg. 7.

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