Il 27 gennaio 1992 una delle più tragiche pagine della cronaca recente, a livello nazionale, si scriveva purtroppo sulla linea ferroviaria Velletri-Roma, nella fermata di Casabianca. Un terribile scontro fra due convogli, sei morti e tanti feriti intrappolati dalle lamiere. La causa? Un terribile errore umano, mentre si aprivano i dibattiti sulla sicurezza della circolazione dei treni sulle linee regionali. Per non dimenticare, torniamo a quei giorni, a quei momenti e a quelle ferite aperte.
LA DINAMICA
La dinamica fu più semplice di quanto si creda: nei primi anni Novanta le ferrovie regionali da Roma ad Albano, Frascati e Velletri vedevano circolare ovunque le Ale 801/940, elettrotreni a composizione bloccata che sono stati in servizio fino a pochi anni fa, con la classica livrea gialla e arancione. Uno di questi treni era fermo a Ciampino, in attesa dell’incrociante da Velletri. Il capostazione in servizio, Sossio Dolce, credendo erroneamente che quel treno fermo fosse diretto ad Albano, gli diede il via e lo fece partire. Pochi secondi bastarono per capire che quella leggerezza sarebbe costata carissimo. Il treno che lasciava la stazione di Ciampino era uno di quelli “rapidi”: partiva da Termini e fermava solo a Ciampino, appunto, e Cecchina, per arrivare a Velletri in tempi brevi. Da Velletri, invece, stava raggiungendo Roma il classico regionale che fermava in tutte le stazioni. Il tempo che intercorreva fra Ciampino e Casabianca, luogo dove avvenne l’impatto, era di massimo due minuti.
L'ACCUSA
L’accusa per Sossio Dolce, capostazione di Ciampino che diede il via libera, è di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo, come si evince dai verbali dell’interrogatorio. “Ammetto di aver commesso un grosso errore nel dare il via libera e quindi la partenza al treno 7217 proveniente da Roma e diretto a Velletri. Ciò ho fatto per pura distrazione in quanto probabilmente ho ritenuto che il treno 7210 proveniente da Velletri fosse già giunto nella stazione di Ciampino”, dice l’imputato, ascrivendo alla stanchezza e allo stress quella terribile leggerezza. Dolce era da poco più di un mese in servizio a Ciampino, e controllava le linee per Velletri e Albano ancora ferme al “via libera telefonica”, mentre nelle sue precedenti esperienze aveva lavorato con il blocco elettrico manuale che dava più garanzie in fatto di sicurezza. Il via libera al treno fu dato in assenza del collega, Alfredo Valente, che era andato a prendere un caffè.
Foto archivio giornale "L'unità"
"UN ERRORE GRAVE E BANALE"
“Quando mi sono reso conto che ormai era accaduto l’irreparabile, non ho capito più niente e così ho abbandonato il servizio ed ho girovagato senza meta per la città di Ciampino”. Dolce si mette poi sul treno per Cassino, e dopo essersi consultato con il Sindaco del suo paese, Colfelice, si costituisce a Castel Gandolfo nella notte. “Si è trattato di un errore tanto grave, quanto banale, un errore umano, semplice e assurdo, compiuto dal Dolce in piena buona fede”, si legge nella relazione delle FS.
COMPLICANZE TECNICHE
A complicare il tutto la posizione della stazione di Casabianca, in corrispondenza di una curva, che ha reso di fatto impossibile la frenatura del treno in arrivo da Ciampino a circa 60 km/h (quello da Velletri stava invece ripartendo ed era a velocità ridottissima). Inoltre il fatto che Casabianca e S. Maria delle Mole fossero stazioni impresenziate non consentì ai capistazione di Ciampino di comunicare con qualcuno presente nelle immediate vicinanze del luogo. La sottostazione di Porta Maggiore, inoltre, sarebbe potuta intervenire per togliere l’alimentazione sulla linea e fermare i treni: sarebbero serviti due o tre minuti, un tempo strettissimo, ma il miracolo non è avvenuto.
La lapide in stazione a Casabianca
LE INDAGINI
È il giudice del Tribunale competente, quello di Velletri, Angelo Palladino a occuparsi del caso. A perdere la vita alle 17,44 del 27 gennaio 1992 sono Gabriele Giammattei (nato il 28-10-1946, macchinista), Romeo D’Antimi (nato il 28-10-1952, macchinista), Tommaso Cocuzzoli (nato il 5-1-1937, macchinista), Claudio Milletti (nato il 23-6-1955, viaggiatore), Costantin Radu (nato il 18-9-1962, viaggiatore), Alberto Zaccagnini (nato il 13-2-1958, viaggiatore). Il maledetto scontro, che ha provocato anche decine di feriti più o meno gravi dislocati negli ospedali di Albano, Marino, Ariccia, Genzano, Velletri e Roma, provoca la morte sul colpo di Giammattei, D’Antimi e Cocuzzoli. Radu morirà poco dopo all’Ospedale di Albano, Zaccagnini morirà prima di essere estratto dalle lamiere, Milletti invece arriverà già morto all’Ospedale di Albano. In totale i feriti sono 160. Intervengono trenta automezzi di soccorso, un elicottero, oltre cento vigili del fuoco.
I TENTATIVI
Da Ciampino, dopo l’errore, si prova a rimediare: Valente, tornato in ufficio, chiede conferma dell’arrivo del treno 7220 da Velletri a Roma, ricevendo risposta negativa. Si rende immediatamente conto della gravità della situazione e prova quindi a contattare il capostazione di Cecchina, ma il treno è già passato da lì. Stesso esito la telefonata al capostazione di Pavona, il treno è andato oltre. I secondi passano e l’impatto appare inevitabile, ormai.
Foto del quotidiano "La Torre"
LA TESTIMONIANZA E IL BOATO
“Ricordo che mi mettevo sempre al primo vagone, quella volta invece stando insieme ad altri ragazzi mi sono messa spostata verso il centro”. S.C., all’epoca studentessa di 24 anni, tornava dall’Università come tutti i giorni. Insieme a lei, nel treno, centinaia di lavoratori e studenti, pendolari che dopo una giornata si apprestavano a rientrare a casa. “Chiacchieravamo e scherzavamo e ad un tratto, una frazione di secondo prima dell’impatto, si è spenta la luce e abbiamo sentito un grande boato che mi ha fatto sbattere la testa contro il poggiatesta del posto di fronte. Immediatamente si sono aperte le porte, ci siamo ritrovati in mezzo alla ferrovia. Sul treno si sentivano urla di aiuto, era una situazione di guerra o da far west, molti passeggeri cercavano di scappare o di mettersi in sicurezza. Non immaginavamo cosa fosse successo, poi abbiamo visto un treno sopra all’altro. Le autoambulanze sono arrivate presto a portare via i feriti gravi. A un certo punto, intorno alle 22, con l’autostop sono arrivata a Ciampino dove c’era un bar, le case ci hanno messo a disposizione i telefoni per contattare i nostri familiari. È raccapricciante il ricordo del treno accartocciato, la prima reazione di tutti fu quella di scappare e scendere dal treno. I miei genitori, che avevano appreso la notizia al telegiornale, corsero intanto a Casabianca ma non li fecero avvicinare. Sono rientrata alle 2 passate con mezzi di fortuna”.
LA RELAZIONE DEI VIGILI
I vigili del fuoco raccontano nella loro relazione la difficoltà delle operazioni: le motrici deformate, le persone in vita da estrarre con immediatezza e delicatezza, la rimozione dei vagoni con due motrici diesel ad opera delle ferrovie, il copioso sangue sui binari e sul marciapiede di Casabianca. Uno scenario terribile, apocalittico. Lamenti e lacrime che non si dimenticheranno mai.
Un locale Velletri-Roma (foto Pino Corrias)
TRENT'ANNI DALLA TRAGEDIA
Morire sul lavoro, morire di ritorno da una giornata di lavoro, morire su un treno che deve solo portarti a casa. Per fortuna i disastri ferroviari, con le nuove tecnologie, sono quasi impossibili al giorno d’oggi. Ma restano gli echi di una battaglia non ancora conclusa e molto generale, quella della sicurezza sul lavoro, necessaria per sentirsi veramente parte di una società civile. Al netto delle accertate responsabilità, alcune dichiarazioni dell'epoca lasciano riflettere: la stazione di Ciampino veniva considerata da molti l'unica in Italia in cui ci si affidava solo a vista e memoria per controllare il traffico. Di certo l'amarezza è impossibile da mitigare, sono morte sei persone che stavano semplicemente lavorando o tornando da lavoro. Il ricordo di oggi è tutto per Romeo D'Antimi, Gabriele Giammattei, Tommaso Cocuzzoli, Claudio Milletti, Costantino Radu e Alberto Zaccagnini.
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