Ottobre, mese di ricorrenze

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“Gli eroi son tutti giovani e belli”, recita una celebre canzone di Francesco Guccini. Mai affermazione fu più appropriata anche se il cantautore emiliano non si riferiva a Lui, Ernesto Guevara De La Serna conosciuto universalmente come il Che, di cui ricorre oggi 9 ottobre il 56esimo anniversario del suo barbaro assassinio nella scuola de La Higuera in Bolivia dove era stato imprigionato dal giorno precedente.

Il Che sembrerebbe un eroe dimenticato, diametralmente opposto ai rampanti e all’individualismo che oggi domina il mondo, eppure il suo insegnamento è più che mai valido ed attuale: ci sono uomini capaci di rinunciare al potere e ai privilegi che questo comporta, per combattere per gli ideali e i valori in cui credono nella consapevolezza di rischiare la vita in ogni momento?

Questo è il Che, e la foto di Alberto Korda che lo ritrae in occasione dei funerali delle vittime de La Coubre, ne esprime la grandezza, la sostanza dell’uomo, del suo essere così presente ma contemporaneamente altrove dove “altre terre del mondo reclamano il contributo dei miei modesti sforzi”. In ogni parte del mondo dove si commettono orrori e ingiustizie, nella lotta per il riscatto e la dignità dell’uomo aleggia lo spirito del Che, “la mia casa ambulante avrà ancora gambe e i miei sogni non avranno frontiere”. Dedicò la sua vita alla ricerca dell’affrancazione del continente latinoamericano dal colonialismo e dall’imperialismo e alla costruzione della Patria Grande, nel segno di Simon Bolivar e Josè Martì.

Ernesto Guevara non fu solo uomo d’azione, elaborò valide teorie economiche raccolte in testi pubblicati anche in Italia, prefigurò la teoria dell’uomo nuovo (hombre nuevo). “Il Che era un uomo dal pensiero molto profondo e durante i primi anni della Rivoluzione ebbe l’eccezionale possibilità di approfondire lo studio di aspetti molto importanti della costruzione del socialismo” (Fidel Castro, nel 1987 in occasione del ventesimo anniversario della morte).

Il comandante Ernesto Guevara oggi sarebbe un arzillo vecchietto novantacinquenne, i mandanti del suo assassinio, eliminandolo fisicamente e occultandone i resti mortali per tre decenni, lo hanno reso per sempre giovane immortale. E vorremmo concludere con i versi di un’altra canzone, quella che gli dedicò Sergio Endrigo “Oggi ti ricorda la tua gente, Cuba viva sotto il sole, la Sierra che ti ha visto vincitore”.