Ultimo aggiornamento:  9 Aprile 2022

Perchè hai deciso di fare la cresima?

La domanda ha un significato se il sacerdote e i genitori hanno avuto la pazienza e il coraggio di far crescere i ragazzi fino a raggiungere l’età più adatta per una scelta responsabile.

Non è facile concedere fiducia alle giovani generazioni, se si permette al pregiudizio di definirle, prima ancora di conoscerle, “pasta frolla” e per nulla capaci di assumersi impegni duraturi. Quando si raccomanda di guardare con occhi diversi la realtà, specie quella che interessa i giovani, si intende sottolineare la necessità di scoprire quanta roba buona esiste tra le pieghe di una giovane coscienza, senza per altro  distrarre l’attenzione dalle voragini che il male potrebbe scavare negli animi.

Mario - Quest’anno ho deciso di fare la Cresima perché mi sento pronto e maturo a confermare ciò che i miei genitori mi hanno trasmesso nel corso della vita.  Sinceramente però ho pensato poche volte al mio rapporto con Dio, forse perché noi giovani oggi pensiamo più alle cose materiali.

Ho partecipato solo ad un incontro di catechismo per ora e penso che questo cammino mi aiuti a confrontarmi e a dialogare con i ragazzi della mia età su argomenti religiosi e quotidiani che di solito non trattiamo tra di noi.

Mario ha fatto un assaggio del lavoro da svolgere in compagnia di altri 70 ragazzi (tutti dai 16 anni in su) e l’impressione che ha ricevuto è positiva, perché ha notato che si dà spazio ad un confronto sereno su argomenti che sono vicini ai suoi problemi.

Per circostanze particolari, che lascio agli esperti approfondire e analizzare, è difficile creare oggi con i giovani una conversazione pubblica, probabilmente perché non sono avvezzi ad ascoltare la propria voce nello sforzo di costruire ragionamenti o nel semplice raccontare  l’ultima propria esperienza. Per superare questa forma di timidezza li ho invitati a mettere per iscritto i loro pensieri. Dalla riflessione tranquilla, fatta in solitudine, è scaturita una quantità enorme di materiale che, riportato nel gruppo, ha costituito la base per un discorso aperto e concreto.

Questo Sacramento per me è molto importante perché, come mi hanno spiegato i miei genitori, deve essere solo una mia decisione presa in un modo maturo e non con superficialità.

Il sacerdote che, dopo esperienze di anni, decide di cambiare metodo e tempi nell’affrontare le problematiche della catechesi, porta facilmente i genitori alla nuova proposta, ma non riesce con altrettanta facilità a superare il sistema imbrigliato delle consuetudini divenute nel tempo leggi immutabili.

Le leggi che non camminano con i tempi appaiono “stupide” a chi le osserva da vicino. “Stupide” perché ignorano le diversità degli ambienti, perché sacrificano le abilità degli operatori, perché negano prospettive nuove e migliori. “Stupida” appare, infatti, la legge che impone due o più anni di catechismo per ricevere un sacramento, quando, in uno spazio di tempo più breve, migliorando la qualità degli approcci e la conduzione degli incontri, è possibile ottenere maggiori risultati e una partecipazione più serena. Purtroppo è “stupido” anche il chiasso che si fa, in nome di una strana “obbedienza pastorale”, attorno all’autorità superiore perché impedisca, a chi la attua già, quella forma di catechesi familiare  che gli stessi vescovi  sognano e desiderano che si realizzi.

E’ in questo modo che la “stupidità” continua a farla da padrona, là dove il buon senso sembra essere una colpa.

Eleonora - Ho deciso di fare la Cresima per svariati motivi. Intanto perché ero impaziente di farla e poi anche perché avevo voglia di riavvicinarmi alla Chiesa dopo molto tempo di lontananza. Quando l’ho detto ai miei, ho visto mio padre particolarmente felice… Ricevo volentieri la cresima proprio perché è una delle pochissime cose che faccio senza essere costretta. So che ho preso un impegno e che dovrò portarlo avanti con serietà, ma so anche che non ci sarà bisogno di angosciarmi, se qualche volta non riuscirò a fare qualcosa. In questo periodo ho molti impegni scolastici e sportivi, ma per un’ora a settimana si può rinunciare a tutto, pur di incontrare altri ragazzi come me che hanno preso la mia stessa decisione.

Eleonora ha 18 anni ed è l’esempio concreto di chi, dopo un periodo di assenza e, forse, di rifiuto del fatto religioso, torna all’ovile liberamente e con propositi seri.

Quando, qualche settimana fa, si parlava del vuoto e dell’assenza ingiustificata di noi preti in quel tratto di vita che va dalla prima comunione al matrimonio, si intendeva richiamare l’attenzione su un’occasione d’incontro che facesse da ponte tra le problematiche dell’adolescenza e le esperienze degli amori che conducono al matrimonio. Portare la cresima al di là dei 16 anni può essere un’idea.

Giacomo - Sin da ragazzo sono stato educato verso una religione cristiana, ho già ricevuto il Battesimo e la Comunione, intendo quindi cresimarmi per essere un vero cattolico. In principio avevo dei dubbi sul significato religioso della Cresima; ho chiesto al mio professore. Lui ha paragonato questi Sacramenti ad una piantina: appena nati i genitori la fanno crescere, grazie al Battesimo; ma, nel momento in cui noi ragazzi siamo consapevoli delle scelte che facciamo, decideremo se continuare a coltivare questo arbusto, quindi ad accettare Cresima e Comunione, oppure lasciar perdere tutto, senza curarci più di nulla, facendo morire così la pianta. Personalmente ho capito di voler approfondire gli insegnamenti che mi hanno dato i genitori; per questi motivi ho deciso di cresimarmi.

I genitori in genere sono ben disposti a lavorare per una educazione aperta alle scelte responsabili dei figli. Anche l’insegnamento cattolico presso le scuole dovrebbe offrire, attraverso un’informazione ampia sul fatto religioso, le motivazioni giuste per una scelta di fede più consapevole. Il professore di Giacomo ce ne ha dato un esempio. Molti degli insegnanti di religione, al contrario, sembra non offrino prestazioni efficaci allo scopo, esaurendo il loro impegno in un rapporto cameratesco che, se da una parte facilita il riempimento di un’ora, dall’altra svilisce il compito dell’educatore.

Irene - Ho riflettuto a lungo… Dobbiamo cominciare noi a prenderci le nostre responsabilità per il semplice motivo che in questo modo saremo noi a vivere la nostra vita, più distaccati da coloro che ci circondano; saremo noi a provare il brivido di quell’emozione suscitata da una decisione nostra, presa nel modo giusto…

Ho capito questo soprattutto quando mi sono trovata sola in chiesa, seduta su una panca, colpevole di fronte al Signore della mia superficialità. Ho trascorso un lungo periodo della mia vita, nonostante la giovane età, diffidando della Chiesa come istituzione e del sacerdote come messaggero dell’amore divino… Non ho creduto a niente, solo in quello che eravamo io e il Signore e alla nostra indissolubile unione.   Ma ora ho tutto più chiaro… e l’emozione è stata tale che la sensibilità non mi ha permesso di nascondere il mio stato d’animo, facendomi versare lacrime di gioia…

Vidi quelle lacrime e mi preoccupai. Ne parlai con la mamma… mi tranquillizzo: lei sapeva che erano davvero lacrime di gioia. Dinanzi ad una eccessiva sensibilità sono sempre combattuto tra la voglia di ridimensionarla e la volontà di lasciare scorrere liberamente la forza vitale che l’animo umano sprigiona. In genere opto per l’emozione, quella che fa piangere.

Marco - Ho deciso di fare la Cresima per diversi motivi, oltre che di ordine religioso anche di ordine pratico. Ho già seguito la catechesi di questa parrocchia in occasione della mia Prima Comunione ed è stata un’esperienza estremamente positiva… Per questi motivi ho scelto di seguire anche la catechesi per la Cresima, che è uno dei Sacramenti fondamentali per noi cristiani. Spero di provare le stesse intense emozioni che ebbi per la mia Comunione perché quello fu veramente un evento indimenticabile.

Constatare che dei ragazzi, diversi ormai nell’aspetto fisico, vengono a cercarti perché un tempo hanno vissuto qualcosa di bello con te, è come ristabilire i contatti  tra due potenzialità che hanno voglia di  vivere ancora nell’amplesso forte dell’amicizia e nella serenità comunitaria altre emozioni… possibilmente indimenticabili come le prime.

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