Poesia, amanti, eroi: pienone per l’incontro con Daniele Mencarelli alla Mondadori di Velletri

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“L’uomo ha come unico strumento per misurarsi la poesia. Non abbiamo altri mezzi per perimetrare l’uomo e misurare ciò che appartiene all’umano e cosa no e non è possibile delegate tutto alle discipline scientifiche”. Così Daniele Mencarelli, poeta e scrittore, ha esordito nel presentare la sua nuovissima raccolta poetica “Degli amanti non degli eroi” alla Mondadori Bookstore di Velletri. L’unicità della poesia come strumento di vita ha dato il là ad una lunga e interessante presentazione, in tandem con il moderatore professore Daniele Dibennardo, per esplorare tutte le pieghe del nuovo libro edito da Mondadori.

Fra i concetti analizzati quello della solitudine, intesa come distacco dalla massa e non per forza volontario: “l’individuo nel branco quando anziché portare ciò che il branco esige, ovvero il divertimento, porta problemi o visioni diverse viene lentamente esiliato. Lo ho vissuto anche io, personalmente, diventando uno da tenere a distanza, da esiliare”.

Il libro è diviso in due parti, come suggerisce anche il titolo. È frutto di una maturazione stilistica e poetica di cui lo stesso Mencarelli ha svelato i tratti: “io amo ancora l’idea del rischio e sto ancora in fase espansiva. C’è il momento in cui alcuni scrittori arrivano alla maniera, io non ci sono. L’idea del verso spezzato, della cesura in due parti, è stata la forma per costruire qualcosa di diverso”.

Il poeta ha dunque letto la lirica “Lux Hotel”, narrandone la storia sottostante: i versi raccontano, dal punto di vista di cameriere che fa un turno di notte in albergo, l’esperienza di un testimone di una realtà parallela, di una distopia, di un mondo altro. Nel momento di massimo fulgore del nazismo tre eroi del mondo dei buoni in missione solitaria arrivano a Berlino e con una azione leggendaria e mitologica riescono a decapitare Hitler ponendo fine alla guerra, in modo diverso rispetto alla versione ufficiale. Questi tre individui sono a tutti gli effetti divinità, arrivano li perché la mattina dopo ufficialmente devono andare a trovare i bambini in ospedale pediatrico. In realtà non è così…”.

Nell’omaggiare i poeti che vivono mille vite e citare Aurelio Picca, cittadino di Velletri oltre che grande scrittore, Mencarelli si è occupato nelle sue poesie anche della morte e dell’effimero: “Ci sono persone che muoiono senza accorgersene e hanno coltivato mito di sé fino a un istante prima di morire credendo che la morte non li appartenesse perché scavallano il confine tra uomo e mitomania, o ‘iolatria’ come la chiama il cardinale Zuppi. Abbiamo uomini che hanno 34 volte la ricchezza di un paese, il mondo non manca mai di sfidare sempre il cielo…”.

In chiusura, prima del firma-copie, Mencarelli ha spiegato la propria idea di scrittura poetica, un’idea sempre in evoluzione: “la scrittura passa sempre attraverso una messa in scena che si compie, il grande autore riesce a costruire una scena e il Poeta è uno che si alimenta di visioni. L’approccio alla scrittura tra poeta e narratore e diverso, il poeta deve vedere prima di scrivere e racconta una scena per volta ma riesce a rompere la quarta dimensione. Il suo sguardo periferico sconfina e vede una dimensione più profonda, educandoci alla realtà”.