“Red Lipstick”: tutte le sfumature del rosso nell’antologia fotografica di Serena Squanquerillo
Indagare un colore, dal punto di vista fotografico, psicologico, sociale, esistenziale. Questo è l’obiettivo di Serena Derea Squanquerillo, che nella sua ultima fatica editoriale ha raccolto la bellezza di 89 foto unite da un comune denominatore, il rosso. Un’idea nata da un corso di fotografia e sviluppata a seguito di una selezione molto accurata, che ha dato vita ad un’antologia ricca di spunti e punti di vista. Ne abbiamo parlato con l’attivissima autrice, che ci ha spiegato la genesi di questo lavoro.
Che significato ha il rosso e qual è il suo valore simbolico?
Il rosso è il colore del fuoco e del sangue e dunque della passione, della vita stessa ch’è forza creativa, sempre in movimento. Per me è stata una novità occuparmi di questo colore, considerando che il mio preferito è il blu, colore dall’effetto calmante, associato al cielo, all’acqua quieta… al mio nome. Sono tutte caratteristiche, tra l’altro, ben conosciute da chi opera la cromoterapia. Durante un corso base con un noto fotografo e artista di Velletri, ho iniziato a usare un vecchio filtro rosso Hoya 49 mm che utilizzava mio padre, appassionato di fotografia, negli anni Settanta-Ottanta. Lo applico sull’obiettivo della mia fotocamera bridge Nikon o del mio cellulare Samsung e gioco con le luci, le ombre e i riflessi del sole sulla lente. Poiché i risultati sono stati interessanti, il maestro mi ha incoraggiata a portare avanti questo studio che, dopo il corso, si è tradotto man mano in un archivio di materiale. Ho selezionato gli scatti secondo me più significativi e li ho inclusi in questa raccolta interamente fotografica, a differenza delle mie quattro precedenti. Ho scelto il titolo “Red lipstick” – rossetto rosso in inglese – per l’antologia, per l’intero progetto – in cui rientra anche il profilo Instagram “red_lipstick_photo” – e per il logo in copertina: un’immagine femminile che rappresenta la sensibilità creativa dentro a un cerchio in movimento, che simboleggia a sua volta il processo di creazione, ma anche un utero di potenzialità da cui un’idea si manifesta e prende vita.
Esprimi tre concetti principali: sensualità, forza vitale e drammaticità. Si legano oppure sono autonomi l’uno rispetto all’altro?
Credo che la risposta sia nello sguardo e nel sentire di chi osserva. Nel libro ho inserito qualche titolo e didascalie essenziali che non interpretino troppo ogni immagine, proprio per lasciare questo compito a chi ‘legge’. Per me questi concetti possono senz’altro coesistere. Ad esempio: la forza vitale può essere sensuale se considero la vita una seduttrice, che mi attrae a sé affinché io la ami e la esperisca con passione nel fare quel che mi piace. Può un’immagine drammatica essere sensuale? Io rispondo di sì, perché con il termine ‘drammatico’ posso intendere un qualcosa di fortemente intenso, coinvolgente. Ma anche nel caso in cui l’immagine sia drammatica nell’accezione di tragico, persino mortale, la mia risposta resta affermativa perché il rosso del sangue può risultare sensuale a chi uccide sadicamente. Tengo a precisare che nella mia raccolta non ci sono immagini di disastri o persone uccise!
La raccolta cosa ritrae, a livello fotografico? Quale filo conduttore hai seguito per metterla assieme e quali criteri?
La raccolta è di 84 pagine (inclusa la copertina) e contiene qualche autoritratto e ritratto ma soprattutto paesaggi scattati durante le sessioni fotografiche del corso, le uscite esterne e miei viaggi recenti. La suddivisione dei contenuti è in otto sezioni dedicate al luogo e all’occasione di scatto. Ci sono ad esempio fotografie all’interno del parco dell’Acquedotto Claudio di Roma e nell’Area Archeologica dell’Antica Norba dove c’è anche un meraviglioso punto di partenza per il parapendio. Ci sono scatti a Velletri, ma anche nelle Marche, in Calabria e a Maratea, presso la ‘potente’ statua del Cristo Redentore. Giocando con la compensazione tra luce e ombra, ho creato varie combinazioni e gradazioni di rosso fino a ottenere un arancione ambrato o un color melanzana-bordeaux. Ho voluto raccontare esperienze dirette il cui filo conduttore sono la sperimentazione intesa come gioco, anche perché non sono una fotografa professionista, e i concetti di cui parlavamo, che sono indicati nel sottotitolo: sensualità, intensità e forza vitale. Ogni sezione può essere considerata una sorta di piccolo racconto di quella esperienza, dove però non c’è necessariamente una sequenza in ordine cronologico quanto invece una serie di momenti catturati; dunque un tempo ‘verticale’ anziché orizzontale e lineare.
C’è una foto a cui sei particolarmente legata? Quale e perché?
Su 89 immagini è molto difficile scegliere. Se mi permetti, ne indico due che si contrappongono. La prima è intitolata “Ramificazioni nervose” ed è la fotografia di apertura. Rappresenta la parte superiore di un albero quasi nero e il cielo dietro è rosso; sono molto intensi e cupi. Sullo sfondo si vede il sole che sembra una sfera piccola ma di un giallo urlante, vivo, che sembra bucare quel velo sanguigno. Questa foto è stata definita drammatica dal mio stesso insegnante e ho usato una della stessa serie per produrre una maglietta, nera, che si può vedere indossata da me in una delle ultime pagine. Il titolo “Ramificazioni nervose”, perché i rami secchi, spogli e scurissimi sembrano reti neuronali del nostro sistema nervoso. La seconda foto è stata scattata durante un volo al parapendio nell’Area Archeologica dell’Antica Norba. Ritrae un uomo in alto proprio sopra di me, ripreso sullo sfondo del cielo e sovrapposto esattamente a una nuvola, i cui contorni incorniciano quell’immagine in modo particolare e rassicurante. Giocando con la compensazione dell’esposizione, i rossi nella foto sono tramutati in un arancione-ambra e tutto trasmette un senso di sollievo, libertà e leggerezza.
Che posto occupa la fotografia nella moltitudine di espressioni artistiche che ami trattare con la tua attività sui social e non solo?
Come dicevo, non sono una fotografa professionista e questa raccolta è nata all’improvviso come ricerca personale. Sicuramente rappresenta per me un buon punto di partenza per applicare le conoscenze acquisite a livello tecnico, ma soprattutto per osservare con occhi nuovi e una consapevolezza più matura ciò che mi si presenta davanti, anche a livello compositivo. A chi prenderà “Red lipstick Photo” auguro semplicemente di godersi un viaggio, che possa incuriosirlo e stimolare la sua creatività. Non so se farò altre antologie fotografiche. Come sai sono un camaleonte e quasi tutte le mie attività nascono come sorprese; vanno di pari passo con le mie metamorfosi interiori, abbastanza frequenti e veloci. Non escludo nulla, ma di sicuro la scrittura resta la mia forma d’espressione primaria. Ho sperimentato anche con la pittura acrilica e da quasi un anno studio il basso elettrico, che amo molto. Chi fosse interessato, può chiedere info e la raccolta direttamente a me contattandomi su Facebook o scrivendo a: derea.serena@gmail.com. Sono disponibile alla spedizione.
Quanto di rosso c’è nella tua vita?
Ho 43 anni. Solo da tre o quattro anni il rosso come forza vitale è entrato nella mia vita come un’esplosione. Prima di allora è stato assai pallido oppure cupo con sfumature grigie e nere nei periodi più difficili. Ecco, avevo l’impressione di fare molto poco, avevo pochi stimoli. Mi sentivo fuori binario, ma questa è un’altra storia… una vita fa. Ho imparato ad amarmi di più, a fare ciò che mi piace e mi fa stare bene, da sola o in collaborazione. Mi sento molto realizzata soprattutto perché sento d’essere me stessa, anche se c’è ancora da lavorare. Ora svolgo le mie attività con passione e la mia creatività è una forza sempre in movimento che mi spinge a fare, non solo per me ma anche – me lo auguro – per regalare esperienze piacevoli e utili a chi mi segue.
Descrivi questo tuo ‘figlio’ con tre aggettivi.
Intenso, stimolante, giocoso.