Dai primi giorni della novembrina ascesa meloniana all'apice del potere esecutivo il mio orecchio ha avvertito come rumori preannuncianti un imminente scatenamento degli elementi alcuni eventi, che, ad altro orecchio, saranno risuonati come squilli di vittoria o avvii di marce trionfali. Il primo, che ho percepito come uno schianto cupo e minaccioso, è stata la sentenza del tribunale di Reggio Calabria, che, con impensabile ghigno beffardo aggravante il danno, aggiungeva un mese ai 13 anni e due mesi inflitti a Mimmo Lucano dai colleghi locritani.
Una notizia da “esultate” per l'aspirante plenipotenziario ed effettivo legislatore dei decreti sicurezza, per gli 'ndranghetisti che hanno lasciato i loro proiettili nel portone del palazzetto comunale di Riace, per i “camerati di “Forza Nuova” calati per intimidire il sindaco degli “invasori”, e per l'invocatrice del blocco navale, ma soprattutto per i virtuosi nella manipolazione della lettera legalistica fino all'uccisione dello spirito del diritto sostanziale, gli alchimisti della transustanziazione in obbligo di legge dell'omissione di soccorso.
E come brontolii di tuono sempre più insistenti mi son risuonate, ed esattamente nelle ore in cui incombeva, per il missile caduto in Polonia, una catastrofe globale, le parole in parlamento del ministro Piantedosi, sforzantesi di sdoganare l'idea che il soccorso “privato” in mare a naufraghi senza alcun altro mezzo di salvezza può esser un crimine associabile alla pirateria.
Un lampo rivelatore è stato il vedere Saviano, proprio per aver espresso con uno scatto di sdegno non formalizzato la denuncia di quanto sopra, denunciato a sua volta da chi se n'è sentito offeso, e portato in tribunale.
Ciò con sollievo fremente delle signore imberloscunite con la pistola nelle borsetta firmata :” Così si deve fare! Tolleranza zero, siamo noi che paghiamo questa magistratura politicizzata che non fa rispettare i nostri eletti!”