Mt 22,1-9
TESTO
Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: «Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!». Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze».
COMMENTO
Gesù riprese a parlare loro con parabole…
Gesù parla del “Regno” solo attraverso l’uso di parabole. Il Regno è un granello di senape che morendo cresce e si moltiplica (Mc 4,30-35); il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo: un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo (Mt 13,44 ss); il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci (Mt 13,47, ss.); il regno dei cieli si può paragonare al lievito che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché la massa fermenti (Mt 13,33); il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi (Mt 18,23, ss.); il regno dei cieli è simile al padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna (Mt 20,1); il regno dei cieli finalmente è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio (Mt 22,2)…
Un’attenta lettura di questi passi è senz’altro necessaria per la comprensione del Regno secondo una dimensione del tutto estranea alla logica volgare e borghese alla quale siamo, purtroppo, abituati!
Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Un invito a nozze in genere non si rifiuta mai. Se poi chi invita è un re e lo sposo è il principe ereditario, come non correre nella boutique vicina a scegliere il vestito più adatto per l’occasione? Come non darsi da fare nel mettere insieme i soldini per un regalo che resti in casa degli sposi come cosa gradita?
Eppure c’è qualcuno che si rifiuta.
Il linguaggio delle parabole è sempre un po’ incerto nel raccontare i fatti e Gesù si serve volentieri di questo artificio, perché vuole che il suo messaggio, prima di impegnare le coscienze, maturi nell’intelligenza degli uditori.
Oggi le intelligenze si spera siano aperte alla comprensione, ma non penso sia scontata la risposta delle coscienze. Se allora era l’indifferenza di chi godeva di privilegi, o il senso di fastidio dei potenti, o l’ostilità e il disprezzo di un certo fanatismo religioso, a tenere lontano la gente dalle nuove proposte del Messia, oggi ci sono altre categorie di persone, altri interessi predominanti, altri dinieghi all’invito di partecipare al banchetto nuziale.
“…andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.”.
Ecco la svolta insospettata della parabola: il piano di Dio non viene sospeso, l’offerta non si spegne, anzi risuona con più intensità per gli strani personaggi che l’ebreo si sarebbe ben guardato dal fare accedere alla propria mensa. È tutto un insieme di poveri, di emarginati, di sofferenti dispersi per le strade del mondo che ora viene accolto. Via il fanatismo di comodo, via gli scanni dei potenti, via il ritualismo vuoto e ingombrante dei bigotti… e si accomodino al banchetto nuziale gli anonimi frequentatori dei crocicchi e i fannulloni delle piazze.