Immaginate un rifugio per animali salvati da condizioni di maltrattamento. Immaginate che il rifugio ospiti, in circa 5000 metri di giardino, più di 100 esemplari tra maiali scampati al macello e cinghiali inurbati che avrebbero potuto causare problemi alla comunità, rischiando per questo di essere abbattuti secondo le norme vigenti. Immaginate questi animali vivere liberi nel loro ricovero, con le cure e le coccole dei volontari che si battono ogni giorno per la loro libertà ricevendo in cambio amore puro e riconoscenza.
UN EQUILIBRIO SCOSSO
Immaginate, adesso, che l'equilibrio di questo "santuario" venga improvvisamente sconvolto e che venga emanata un'ordinanza di abbattimento per i piccoli ospiti: proprio quello che è successo, nelle ultime ore, alla Sfattoria degli ultimi. Con il diffondersi della peste suina africana, malattia virale che colpisce suini e cinghiali, lo scorso maggio è stata individuata una zona rossa infetta nella Capitale. A nulla sono serviti i numerosi appelli e la petizione (firmata da circa 30.000 persone): lunedì 8 agosto i gestori del ricovero per animali situato in via Arcore, a Roma nord, hanno ricevuto la comunicazione dalla Asl Roma 1 con la notifica di abbattimento di tutti gli animali della Sfattoria.
UN CASO DA SALVAGUARDARE
Premesso che la struttura ha da sempre ottemperato alle norme sulla biosicurezza, che tutti gli animali sono sani, censiti presso la Asl territoriale e registrati come non destinati ad uso alimentari e - soprattutto - che non sussiste alcun pericolo per la salute umana, in quanto la peste suina non si trasmette all'uomo, c'è da chiedersi se tale circostanza non permetterebbe di creare un pericoloso precedente: uccidere esseri sani e innocui all'interno di un ricovero, che sia esso un gattile, un canile o una fattoria. Nel frattempo, i gestori della Sfattoria degli ultimi fanno sapere, attraverso un post Facebook, che i loro legali stanno già provvedendo a inoltrare il ricorso al Tar contro l'ordinanza, sostenuto anche da ENPA e LAV.
VICINANZA E SOLIDARIETA'
Sostenere i gestori e i volontari del rifugio è un dovere etico e morale. Con la speranza che la situazione si risolva per il meglio e che i piccoli animali possano continuare a correre e vivere liberi e felici, manifestiamo anche noi la vicinanza agli amici della Sfattoria degli Ultimi.