“Scendi dalle nuvole”

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Testo

Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo (Mc 12,28–34).

Commento

Qual è il primo di tutti i comandamenti?

La tradizione giudaica aveva messo insieme ben seicentotredici precetti della legge biblica sulla cui importanza si discuteva aspramente. Le discussioni si facevano al bar, dal parrucchiere, negli angoli delle piazze e in genere servivano ad ammazzare il tempo o a far prevalere presso l’opinione pubblica l’idea di chi in nome di Dio politicamente si riteneva più forte. Gesù e i suoi seguaci costituivano uno schieramento nuovo, ma soprattutto pericoloso, perché di Dio parlavano in modo non tradizionale.

Il Signore nostro Dio è l’unico Signore.

Questo disse Gesù, questo affermano i cristiani. Questo disse Maometto, questo ripetono oggi gli islamici. E così due religioni che riconobbero e riconoscono ciascuna il proprio Dio come unico, iniziarono a farsi guerra, dando origine agli integralismi più biechi. Per il Corano non so, ma per il vangelo sono certo che non è lecito tirare fuori dal contesto una frasetta per farla diventare freddo assioma. L’esame del contesto in questo caso, e in altri, è vitale.

Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza [. . . ] Amerai il tuo prossimo come te stesso.

Amare Dio e amare il prossimo è un tutt’uno. Nell’ambito della religione cattolica, quando si parla dell’amore, si inventano strane geometrie; si parla di rette verticali e orizzontali che, se si incontrano, realizzano il massimo dell’espressione di fede nel segno della croce. Qualche volta ci si sveglia con l’angoscia di essere troppo poco verticali nell’amare, come se Dio, unico e vero nella mente, dovesse essere assente nel cuore di chi ama esageratamente il prossimo. Per uscire dall’angoscia basterebbe sostituire le rette verticali e orizzontali con un’ampia circonferenza, dove Dio e il prossimo amano e si amano insieme in ciascun punto di essa. Spesso si gonfia a dismisura l’amore verso Dio fino a farlo crepare nelle astrusità dei fanatismi, con le finzioni della demagogia e le pazzie degli integralismi, che per il raggiungimento del proprio interesse, provocano la morte ingiusta di chi la pensa diversamente. “Non amare il prossimo così come ami Dio, ma amalo come ami te stesso!”, sembra voglia dirmi il vangelo. Il termine di confronto per valutare l’autenticità e la bontà di un amore non lo si deve cercare tra le nuvole: queste, infatti, sono troppo lontane dalla realtà e troppo evanescenti per rispecchiare la concretezza dei problemi, troppo comode nel nascondere l’incoerenza delle sante intenzioni. . . Il Dio delle nuvole si farà uomo tra gli uomini per annunciare il comandamento nuovo: “Amatevi l’un l’altro come io vi ho amati.” “E questo val più di tutti gli olocausti e i sacrifici” che si compiono nei templi. “Quante moschee avete voi? Quante cattedrali fate costruire a noi?”. . . Ecco, questo baratto, per esempio, è uno strano modo di concepire l’amore reciproco.