Dopo le prime dieci, ecco le ultime dieci. La lotta salvezza è stata quella più interessante, mentre molte squadre si trovano nella parte destra della classifica a sorpresa (vedi Sassuolo). Bellissima stagione dello Spezia, capace di resistere alle trappole del calendario. Suicidi di Genoa e Cagliari, che dopo aver rischiato nelle passate stagioni non sono riusciti a salvarsi ancora una volta per demeriti altrui. Salernitana, rincorsa da incubo a sogno.
SASSUOLO 5,5: una squadra che ha in rosa Scamacca, Raspadori, Berardi e che realizza 64 reti ma ne subisce 66 è al di sotto delle aspettative. Nessuno pretende la Champions o l’Europa League dal Sassuolo al primo anno di Dionisi e 50 punti sono tanti, ma visto il livello del campionato arrivare tra le prime dieci poteva essere un obiettivo alla portata.
UDINESE 7: sempre al di fuori di discorsi pericolosi, giovani valorizzati e talenti sconosciuti che sono adesso al centro del desiderio di mercato. Anche l’avvicendamento tra Gotti e Cioffi ha pagato, con il nuovo mister ora ai saluti e già ambito da piazze illustri. La società del direttore Pier Paolo Marino ha dimostrato ancora una volta cosa significhi stare in A con raziocinio e competenza.
BOLOGNA 6,5: il suo condottierio Miha meriterebbe 10 per lo spirito messo in campo, sempre. I suoi, però, hanno avuto un andamento altalenante: prestazioni incredibili contro le big (il 2-1 all'Inter ha deciso lo scudetto, l'1-1 imposto alla Juve ha forse messo fine ai sogni di gloria bianconeri), passaggi a vuoto clamorosi in gare abbordabili. Sul finale di campionato sono mancate le motivazioni e un pizzico di fortuna (il 3-4 a Venezia grida vendetta).
EMPOLI 6: dieci vittorie, undici pareggi, 50 gol fatti raccontano una stagione positiva e più che sufficiente. Il drastico calo nel girone di ritorno, però, ha fatto temere il suicidio sportivo di qualche anno fa quando fu dilapidato un patrimonio di punti incredibile. La vittoria d’orgoglio sul Napoli (un 3-2 vinto con l'emotività più che con la tattica) e i punti di fine stagione contro Atalanta (1-0) e Salernitana (1-1) hanno fatto tirare un sospiro di sollievo, ma la conferma di Andreazzoli forse non è scolpita nel marmo.
SAMPDORIA 4,5: una stagione terminata nella zona verde solo per il regalo di Mimmo Criscito nel derby col rigore sbagliato. La squadra di Giampaolo ha avuto un ruolino di marcia scadente, è apparsa in caduta libera e solo quando si è liberata dalle paure di retrocessione ha offerto la prova migliore della stagione contro la Fiorentina. Se il Genoa avesse pareggiato probabilmente la Sampd sarebbe stata risucchiata nella lotta salvezza, ma il calcio non si fa con i “se” e il quindicesimo posto è tutto sommato meritato.
SPEZIA 7,5: vittima sacrificale secondo diversi profeti del giornalismo, è stata la squadra più rognosa da affrontare per tante big (Milan e Napoli confermano). Senza mercato invernale, con un allenatore che sembrava non dover arrivare a Natale, ha ottenuto la salvezza con una giornata d’anticipo pur inanellando quattro sconfitte nelle ultime cinque. Di più, però, a Thiago Motta e ai suoi non si poteva davvero chiedere.
SALERNITANA 8: la tribolata stagione granata si chiude nella maniera più incredibile con la parola “salvezza” dopo uno 0-4 che ha ricordato da dove si era partiti. Una squadra gestita da due burocrati fino alla deadline del fallimento, poi il ritorno in campo di Sabatini e i suoi colpi da maestro uniti all’intuizione di affidare la rinnovata compagine a un allenatore forte, intelligente e pragmatico come Nicola hanno sancito il miracolo sportivo più impronosticabile degli ultimi cento anni.
CAGLIARI 3: cacciare Semplici dopo tre partite è stato incomprensibile. Prendere Mazzarri e mettere fuori rosa mezza squadra altrettanto complesso da capire. Silurare Mazzarri per promuovere l’allenatore della Primavera alla vigilia della partita della vita ancor più da indagine. Se poi si considera che a Salerno pareggi al decimo minuto di recupero contro una squadra bollita da tre partite in cinque giorni e nell’ultima giornata non riesci a far gol all’ultima in classifica già retrocessa imbottita di giovanissimi, c’è poco da aggiungere.
GENOA 4: forse non esonerare Ballardini sarebbe stato più semplice, meno dispendioso e e maggiormente performativo. Una stagione in cui nessuno credeva di retrocedere perché c’erano squadre più scarse, il Genoa riesce nell’impresa. Parentesi Sheva incomprensibile, Blessin ha fatto bene ma 4 vittorie su 38 partite non possono salvare nessuno. L’illusione dei tre punti contro la Juve è durata lo spazio di una settimana, le radici del fallimento sono affiorate nel derby ma erano già ben salde.
VENEZIA 6: retrocedere ed essere sufficienti? È possibile. L’errore dei lagunari è stato uno solo, seppur pesante: quello di prendere una decisione su Zanetti al punto di non ritorno. La squadra ha pagato l’inesperienza ma forse tra le ultime cinque/sei piazzate è quella che ha giocato meglio. Persino un allenatore alla prima esperienza in A come Soncin è riuscito a fare 5 punti in 5 partite perdendo solo contro la Juve e contro una Salernitana in rimonta. Il salto all’indietro è conseguenza di un temporeggiamento imperdonabile.