Umanità ed accoglienza: i veri precetti di civiltà con l’ALFAD a Velletri

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Nella serata di venerdì 14 luglio scorso, presso la sede dell’Associazione ALFAD di Velletri, ha avuto luogo l’iniziativa RistorAlfad che ha visto la partecipazione dei ragazzi disabili, delle loro famiglie e tante altre persone sensibili ai temi della disabilità e della solidarietà sociale. La serata è stata animata dal punto di vista musicale dal Prof. Marcello Tosti, il quale ha accompagnato alla tastiera le esibizioni canore di vari ragazzi e collaboratori, che hanno reso l’evento un vero e proprio momento di gioia condivisa. Un momento veramente bello è stato rappresentato dagli stessi ragazzi disabili che si sono impegnati nell’accoglienza degli invitati e degli altri partecipanti alla cena organizzata dall’Associazione, accompagnandoli ai tavoli assegnati ai singoli come ai vari gruppi. Gli stessi ragazzi hanno poi distribuito ed offerto i vari piatti con le pietanze ai presenti, svolgendo un servizio in maniera impeccabile. Non posso che aver apprezzato, anche con emozione e sincero affetto, tutto l’impegno messo da questi ragazzi che, sentendosi così coinvolti in un ruolo tanto rilevante, hanno cercato di dare ognuno il meglio di sé per una eccellente riuscita dell’evento. Naturalmente una nota di gratitudine la meritano tutti i collaboratori ed operatori dell’ALFAD che aiutano i portatori di disabilità in un percorso che richiede tanto impegno, responsabilità, tenacia e soprattutto quell’ingrediente fondamentale ed irrinunciabile che si chiama amore per il prossimo.

Come sempre, non essendo mia intenzione il limitarmi a scrivere semplici articoli di cronaca, ma anche creare l’occasione per un momento di riflessione che un evento come quello citato può rappresentare, mi permetto qualche considerazione personale. Auspicherei che fra tanti cittadini presenti sul territorio di Velletri, ma non solo, maturasse quella sensibilità atta a far comprendere la vera valenza delle attività svolte da Associazioni come l’ALFAD: non si tratta solo di una lodevole e meritoria opera di assistenza ai disabili ed alle loro famiglie; non si tratta unicamente di mere iniziative di amore e carità cristiana e umana (il cui valore è di certo indiscutibile); non si tratta di supplire semplicemente alle carenze di eventuali strutture pubbliche (molte delle quali neanche esistenti) deputate a servizi di assistenza mirata. L’ALFAD svolge tutto questo, ma va ben oltre: la sua azione vuole essere un esempio per tutta la comunità; vuole essere quella pedagogia del bene che con il suo stesso svolgersi tende a divenire vera azione educativa rivolta al singolo semplice cittadino, come all’amministratore della cosa pubblica.

Una società può dirsi tutto tranne che civile se manca di quel sentimento di empatia diffusa, di una mano tesa, di bene fatto del tutto gratuitamente senza nulla pretendere in cambio; una società può altresì dotarsi delle più sofisticate tecnologie con l’uso di computer e smartphone di ultimissima generazione, può essere anche ricca, anzi opulenta, ma se manca di quei sentimenti umani fatti di amore, solidarietà ed accoglienza verso il prossimo, soprattutto verso coloro che vivono in condizioni di fragilità, allora essa è una società profondamente intrisa di barbarie, cinica, cannibale di se stessa, perché destinata ad autofagocitarsi nella propria stessa ingordigia, nel proprio stesso egoismo. Non illudiamoci, il nostro stesso tanto bene amato Occidente sta dirigendosi verso un ineluttabile declino: il mondo intero ci chiederà conto della nostra stessa storia, del nostro passato coloniale come del nostro presente industriale, postindustriale e capitalistico. Ce ne chiederà conto perché si tratta di sistemi basati su una unica condotta: lo sfruttamento dei più per il vantaggio di pochi; l’ingiusta distribuzione di ricchezza; il più feroce disprezzo per interi popoli, dei loro diritti e della loro cultura; l’irrispetto più becero per lo stesso ambiente naturale, depauperato delle sue risorse e trattato infine come pattumiera. Tutti questi atteggiamenti sono stati sempre adottati dalla cultura del massimo profitto e sono praticamente diventati una costante antropologica della nostra stessa società. Non meravigliamoci quindi di una indifferenza diffusa nei confronti delle istanze dei più deboli, di un cinismo figlio dell’edonismo della società capitalista e dei consumi, come ebbe a dire Erich Fromm nel suo memorabile saggio “Avere o essere”.

In molti contesti sociali della cultura africana la condivisione di molti beni (che nella nostra cultura verrebbero gelosamente considerati come proprietà privata) porta ad incredibili manifestazioni di solidarietà sociale diffusa. Nella cultura ebraica esiste un principio noto come “Gemilut Hasadim” che si potrebbe tradurre come “Gesti di gentilezza”: questo principio prescrive di scambiare con chiunque (anche non ebreo) un gesto di affetto, un sorriso, un abbraccio, se questi si trova in una condizione di tristezza, afflizione, abbandono o comunque di fragilità. Questo principio, vero precetto nella filosofia ebraica, vuole significare un momento di riscoperta della nostra dimensione umana, una occasione per far del bene migliorando noi stessi. Nel Vangelo di Cristo si dice che quando si fa del bene non bisogna aspettarsi una ricompensa, perché la ricompensa si è già avuta nello stesso momento in cui si è fatto quel bene. Il Corano si apre con una stupenda lode rivolta ad Allah come il buono, compassionevole e misericordioso. Il senso dell’amore, della compassione e del rispetto per ogni forma di vita è presente in ogni passo degli insegnamenti del buddismo. Non c’è bisogno di essere necessariamente ebreo, cristiano, musulmano, buddhista, credente o non credente per comprendere quel profondo insegnamento di saggezza che ha ispirato tutti gli uomini di buona volontà e le menti illuminate nella storia umana e che si chiama “amore per l’altro”. Solo in un profondo e sincero esame di coscienza in ognuno di noi, solo nel coraggio di chiedere a noi stessi cosa concretamente facciamo per il prossimo, solo nel riscoprire il gesto di una mano tesa saremo in grado di comprendere e trasmettere il valore di quella professione fatta di gratuito impegno nei confronti di chiunque è fragile, che non è solo momento di solidarietà, ma anche vera e propria missione di civiltà.

Lucio Allegretti