Un calendario illustrato del 2025 per Gian Maria Volonté: intervista a Maurizio Di Bona

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Gian Maria Volonté ogni mese, per tutti i mesi. Più facile avere impresso il grande attore – che scelse Velletri come casa e fece della recitazione la sua ragione di vita – con un calendario a lui dedicato. A trent’anni dalla scomparsa dell’inarrivabile artista, le cui interpretazioni seguitano a segnare e impressionare tutte le generazioni, è stato realizzato un calendario illustrato che ritrae il Maestro. Un progetto di Maurizio Di Bona, disegnatore e runner partenopeo trapiantato attualmente in Polonia e che ha all’attivo tantissime collaborazioni di rilievo, da Dolores O’ Riordan a Beppe Grillo. Un lavoro straordinario il suo, nella speranza che potrà essere diffuso e apprezzato anche in quella Velletri con cui Gian Maria ha instaurato un legame viscerale e indissolubile. Abbiamo intervistato l’autore del calendario illustrato, per conoscere qualche dettaglio in più di questo intrigante progetto.

Maurizio, dopo il successo dell’edizione 2024 (link https://www.efedizioni.com/product/?gianmaria-volonte-calendario-2024) hai lavorato ad una nuova opera d’arte dedicata a Gian Maria Volonté. Cosa ti ha spinto a dedicarti, con il tuo lavoro, a questo grande artista?

Mi è sembrato doveroso ripetere l’esperienza fortunata dell’anno scorso. Intanto perchè così si è potuto dare alle iniziative un valore di memoria riferita al doppio anniversario: l’anno scorso i 90 anni dalla nascita e quest’anno 30 anni dalla scomparsa. Poi perchè l’edizione dell’anno scorso dava spazio, per ovvie ragioni, solo a 12 interpretazioni di Volonté e ci tenevo a rievocare quanto meno altri 12 film, che sono: Uomini contro di Francesco Rosi (1970), L’armata brancaleone di Mario Monicelli (1972), Quièn sabe? di Damiano Damiani, Sotto il segno dello scorpione di Paolo e Vittorio Taviani (1969), Il caso Moro di Giuseppe Ferrara (1986), Sbatti il mostro in prima pagina di Marco Bellocchio (1972), Banditi a Milano di Carlo Lizzani (1968), Per un pugno di dollari di Sergio Leone (1964), Lucky Luciano di Francesco Rosi (1973), I fratelli Cervi di Gianni Puccini (1968), La storia vera della signora delle Camelie di Mauro Bolognini (1981).

Quali sono i criteri con cui hai deciso di dare vita a un tipo di illustrazione piuttosto che ad un altro?

Ho scelto la via più immediata e rispettosa delle immagini di riferimento, lavorando direttamente sulle linee dei fotogrammi dei film. Ricalcandole e sporcandole perchè volti ed espressioni di Gian Maria risultassero immediatamente riconoscibili. Avrebbe avuto poco senso alterare, divagare e disegnare figure scollegate da quelle interpretazioni.

Hai avuto rapporti con i familiari di Volonté nel lavorare su Gian Maria? Che tipo di legame si è instaurato?

Tra un “ma chi te lo fa fare?” e l’altro, osservando tanto interesse per Volonté c’è chi ha ipotizzato che io stesso fossi in qualche modo legato alla famiglia… e ovviamente non lo sono. Sono in contatto da anni con la figlia Giovanna che ha sempre salutato con favore, gratitudine ed anche divertimento i miei lavori, dal libro del 2006 sul Giordano Bruno cinematografico girato da Giuliano Montaldo nel 1973.

Da spettatore, cosa ti colpisce di Volonté attore?

Intanto devo ammettere che si tratta di un rapporto di amore/odio per tante ragioni, che poi si traduce in ammirazione smisurata per quella sua capacità di essere camaleonte, di autoplasmarsi a piacimento e diventare il personaggio interpretato, fagocitandolo completamente. Ma c’è anche una forza magnetica che almeno il sottoscritto non ravvisa in altri attori, di riuscire a trasmettere emozioni con il solo sguardo o un gesto, senza bisogno di dover parlare. Aggiungo infine l’aspetto politico laddove, per citare parole sue, “tutto è politica”, ovvero scegliere di interpretare unicamente ruoli che sottendono un certo impegno a livello sociale. Optare per personaggi tormentati e complicati che portano con loro critica e dibattito. C’è praticamente sempre un forte senso etico unito alla grande sfida che determina l’accettare di vestire i corpi, più che gli abiti, metti, di un Enrico Mattei, di un Bartolomeo Vanzetti, di un Aldo Moro, di un Giordano Bruno o di ipotizzare addirittura di volere impersonare Mamma Ebe davanti ad uno sbigottito Lizzani o ancora di rifiutare di truccarsi da Casanova per Fellini.

Gian Maria Volonté è rimasto nel cuore della città di Velletri. Hai mai avuto modo di conoscere o incontrare,  nei tuoi studi, testimonianze sulla vita del grande artista in città?

Mi sono ripromesso, quando ne avrò la possibilità, perchè vivo da anni all’estero, di venire a visitare Velletri, non essendoci mai stato. Sarà anche occasione di raccogliere testimonianze in questo senso perchè davvero ne so poco o niente.

Hai altri progetti per il futuro che potrebbero vedere ancora il tuo nome accostato a Volonté?

Il Gian Maria disegnato mi ha rubato tanto tempo, uno dei motivi dell’odio di cui sopra (ride, ndr). Direi che è il caso di chiudere con questa edizione del calendario. Ho accarezzato per un paio di mesi l’idea di disegnare un fumetto basato sulla vecchia idea balenata una sera nella testa di Gian Maria di fare un film con Massimo Troisi: la storia dei due anarchici che parlano in dialetto, torinese e napoletano, e non si capiscono… ma non si sono create le circostanze favorevoli e le prime bozze sono finite a sonnechiare nel cassetto. Forse per sempre. Forse meglio così.

Film preferito di GMV e perchè?

Naturalmente Giordano Bruno. Gli ho dedicato un intero libro disegnato non a caso. Sarò per sempre debitore a Volonté per quella straordinaria interpretazione. Mi ha regalato l’illusione di vedere il filosofo nolano in carne, ossa e spirito. Così come sarò sempre grato a Giuliano Montaldo per aver gironzolato una sera a Campo de’Fiori pensando sotto la statua di Bruno di realizzare l’opera.