“Un monumento alto fino al cielo”
Con il suo “Un monumento alto fino al cielo” Dario Petti ricostruisce con grande cura le vicende della Federazione del PCI di Latina dal 1956 al 1960 con un continuo confronto con la grande Storia internazionale; Nikita Chruscev e la demolizione del mito di Stalin; le crisi di identità di coloro i quali avevano idealizzato la sua figura e lo stalinismo; le dichiarazioni riportate dall’autore provenienti dai militanti della sezione di Formia all’indomani della pubblicazione del rapporto Chruscev. L’Autore analizza con cura le ripercussioni che i fatti accaduti durante il XX congresso in Unione Sovietica si rifletterono nella realtà del territorio pontino. Una realtà locale ben rappresentata dal titolo del volume ripreso dalla frase pronunciata da un militante locale il quale si riferiva a Stalin come colui al quale doveva essere elevato un “monumento alto fino al cielo” per tutto ciò che aveva rappresentato fino ad allora. Petti ben descrive le diverse reazioni di smarrimento ma anche di dura critica alle affermazioni di Chruscev che si ebbero dopo la diffusione dell’omonimo rapporto.
Viene così delineato un quadro completo ed accurato di quello che fu il passaggio, a partire dagli anni ‘50, del territorio pontino da distretto agricolo ad area industriale, passaggio che porterà inoltre all’attenzione verso le problematiche degli operai delle fabbriche da parte dei partiti della sinistra e della CGIL. Particolare attenzione viene mostrata all’addio di Severino Spaccatrosi, segretario provinciale della federazione del PCI di Latina per un decennio, che nel 1956 lasciava il suo incarico nel momento in cui il rinnovamento all’interno del PCI nazionale andava a colpire anche la provincia. Dario Petti ci guida attraverso il cambiamento di una diversa visione politica più in linea con la direzione di Togliatti. Anche le reazione locali ai fatti del novembre del 1956 in Ungheria, con la repressione d parte delle truppe sovietiche della rivolta popolare, sono analizzate con cura facendo emergere la posizione ortodossa del PCI pontino, ma allo stesso tempo documentando anche il disorientamento e le prese di distanza che comunque si manifestarono anche attraverso la manifestazione studentesca in solidarietà al popolo ungherese che si svolse il 6 novembre di quell’anno a Latina.
Preziosa la testimonianza di Maria Grazia Delibato che conduce il lettore attraverso l’affermazione di una lenta ma costante presenza femminile all’interno della federazione pontina. Con il febbraio del 1960 che vedeva in concomitanza al IX congresso nazionale del PCI l’uscita dal comitato federale di Pietro Ingrao, sempre presente nel territorio pontino durante le manifestazioni dei primi anni ’50, andava a concludersi questo lungo quadriennio ed anche a livello locale come in quello nazionale il rinnovamento della classe dirigente segnava infine una nuova stagione politica.
Antonietta Lucchetti
Storica e docente