Velletri 2030: “Stiamo finendo l’acqua dolce?”
Forse dovuto ai segnali evidenti dei cambiamenti climatici, da qualche tempo sempre più spesso alcuni comitati, associazioni, e più in generale i media, parlano della diminuzione della disponibilità della risorsa acqua.
Il settimanale locale l’Artemisio del 17 Febbraio, 2024, ha pubblicato una nota del Comitato “INSIEME per i diritti e la sostenibilità” dove si legge: “le rappresentanze istituzionali e le forze politiche di Velletri dovrebbero sentire con forza la responsabilità del futuro del nostro territorio”, facendo riferimento allo squilibro del bilancio idrico con conseguente continuo abbassamento del livello del Lago di Albano di crca 30 cm/anno.
Sempre più spesso si sente parlare dello squilibro idrico causato dalle colture di kiwi (actinidia) che insistono sul territorio di Velletri e della Pianura Pontina. La cosa è controversa e andrebbe affrontata con un approccio scientifico. In un articolo pubblicato dal giornale online “ FreshPlaza” il 16 Febbraio 2017 si legge: “… L’actinidicoltura della provincia di Latina consuma mediamente per ogni stagione irrigua (marzo-ottobre) 8.000 mc/ha con impianti sotto chioma ed erogazione dell’acqua nebulizzata e 6.000 mc/ha con impianti a goccia. Se si paragona al consumo idrico di acqua irrigua dell’insalata o degli ortaggi in genere con 2-3 cicli annuali i consumi non sono inferiori a quelli del kiwi. Quindi, colpevolizzare l’actinidicoltura, la quale costituisce il fiore all’occhiello dell’agricoltura della provincia di Latina, è un grosso errore….”. Più recentemente, in un articolo pubblicato da “ Torrinomedica” il 14 Febbraio 2024 si legge “…in media, una pianta di kiwi adulta richiede circa 1-1,5 litri di acqua al giorno durante la stagione di crescita. Durante la fioritura e la fruttificazione, questo fabbisogno può aumentare fino a 2-2,5 litri al giorno. È importante ricordare che queste sono solo stime e che la quantità di acqua necessaria può variare a seconda delle condizioni specifiche di coltivazione…” .
Alzando di poco lo sguardo, in un articolo di Sofia Petrarca pubblicato il 6 Febbraio 2024 dalla Newsletter online “ Futuranetwork” dal titolo “La Catalogna ci avverte: il mondo sta finendo l’acqua dolce. Che fare?” si legge “…. Il cambiamento climatico e l’impatto delle attività umane minacciano i bacini idrici. Il prosciugamento delle acque interne è una delle sfide globali più urgenti, con gravi impatti ecologici, economici, sociali e geopolitici. Ma le soluzioni non sono indolori…… La crisi climatica e il consumo umano hanno contribuito a una diminuzione del 53% dei grandi laghi e bacini idrici dal 1992 al 2020….L’agricoltura intensiva, che si avvale di massicce quantità d’acqua per l’irrigazione, è uno dei maggiori consumatori di risorse idriche dolci. Secondo la FAO, l’agricoltura rappresenta circa il 70% del prelievo globale di acqua dolce, una quota che in alcune aree aride raggiunge il 95%…… Le conseguenze di questo progressivo prosciugamento sono estremamente ampie e vanno ben oltre la semplice perdita di acqua…. ” . L’articolo di Sofia Petrarca si fonda su dati e studi di vari organismi internazionali. A livello italiano citiamo un lavoro dell’ Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) pubblicato il 17 giugno 2023 in occasione della “Giornata mondiale della lotta alla desertificazione e alla siccità”e il Rapporto del WWF “L’ultima goccia” pubblicato nel Marzo 2022.
Allora che fare? ll futuro è incerto. L’interazione tra siccità e pressioni antropogeniche è evidente: resta da capire quali strategie si dovranno utilizzare per arginare il fenomeno e, soprattutto, quanto velocemente bisognerà metterle in campo. Intanto sarebbe importante affrontare il tema a livello locale parlandone e confrontandosi, ma soprattutto cercando di modificare l’attuale modello di vita, tutto incentrato sui consumi.