Mostre, studi, riscoperte a cento anni dalla morte.
L’artista
Nata a Velletri nel 1867, Juana Romani termina la sua vita in una stanza della clinica psichiatrica di Suresnes, vicino Parigi. Figura dal destino tragico, Juana Romani diviene la pittrice italiana più conosciuta della Parigi di fine XIX secolo: il suo sogno, simile a quello dei simbolisti e dei Preraffaelliti, è quello di un’arte assoluta, tradotta in ritratti di donne che incarnano nostalgia ed erotismo. Modella nelle accademie ed ateliers parigini, apprende il mestiere dagli artisti per cui posa, inseguendo, più della gloria, il riconoscimento dei suoi maestri e di quell’Italia che, lasciata bambina, continuava ad amare con un «sentimento selvaggio» (Luigi Callari). Malgrado una formazione artistica breve presso gli artisti che frequenta da modella, conosce una carriera folgorante che la imporrà tra le celebrità della belle époque. La sua pittura, erede di una tradizione pittorica legata al Seicento europeo e l’arte bizantina e segnata dall’influenza dei suoi maestri – da Jean-Jacques Henner a Ferdinand Roybet –, mette in scena figure femminili forti e sensuali, tratte dalla storia biblica, il teatro, l’opera, la storia e la storia dell’arte. La carriera di Juana Romani si interrompe bruscamente nel 1903 a causa dell’insorgere di disturbi mentali. Destino romanzesco – quanti sarebbero tentati di paragonare la sua storia a quella della sua contemporanea Camille Claudel? –, pittrice di talento la cui carriera si estende per meno di venti anni, Juana Romani incarna un percorso singolare di donnaartista.
La mostra italiana, prima retrospettiva francese, gli studi
La prima retrospettiva italiana si è svolta presso il Convento del Carmine di Velletri (2017-2018), fortemente voluta da Tiziana D’Acchille, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, e curata dal professor Marco Nocca (Accademia di Belle Arti di Roma), lo storico dell’arte Gabriele Romani e Alessandra de Angelis. La prima retrospettiva francese è stata inaugurata Il 19 maggio 2021 a Courbevoie (Parigi), negli spazi del museo Roybet-Fould, a cura di Emmanuelle Trief-Touchard, Marion Lagrange e Gabriele Romani. Il legame di Juana con la città di origine è stato da poco rievocato durante la giornata di studi voluta dall’Archivio Storico Comunale “Storie d’Archivio. Contributi recenti alla storia di Velletri, in onore di Anna de Santis e Vincenzo Ciccotti”, a cura di Leonardo Ciocca.
L’Archivio Romani
L'Archivio Romani è un’associazione culturale nata nel 2021 che ha lo scopo di rivalutare, studiare e diffondere l’opera e la figura della modella e pittrice Juana Romani. Ha la sede a Velletri (Rm), Piazza Cairoli n. 48. Si può contattare l’Archivio ai seguenti numeri telefonici: 06.9631150 / 06.9655605, oppure via e-mail all’indirizzo di posta elettronica: info@archivioromani.it. Il sito internet dell’Archivio Romani è al seguente indirizzo: https://www.archivioromani.it . È presente anche su Facebook e Instagram.
Il centenario della morte e la giornata di studi
In occasione del centenario della morte, studiosi e appassionati si riuniscono per ricordare e confrontarsi sulle ricerche recenti dedicate a Juana Romani. Il programma è il seguente:
Ore 10:00 - Saluti istituzionali
Ascanio Cascella (Sindaco di Velletri)
Chiara Ercoli (Vicesindaco di Velletri)
Ore 10:30 - Inizio dei lavori, presiede Marco Nocca
Silvia Ciriaci (Archivio Romani) – presentazione Archivio Romani
Renato Miracco (Phillips Collection) – saluti dalla mostra sul Codice Atlantico di Leonardo da Vinci per la prima volta negli Stati Uniti
Umberto Savo (Archivio Romani) – Con gli occhi di Juana: la giornata a Velletri del 1901
Consuelo Lollobrigida (University of Arkansas di Roma) – Virginia Vezzi, modella e pittrice barocca: un termine di paragone di Juana Romani
Gabriele Romani (La Sapienza di Roma, Archivio Romani) – Cambiare il genere, rovesciare il mondo: Mino da Fiesole (1429-1484) nell’immaginario di Juana Romani, tra spirito di decadenza e Rinascimento latino
Francesca Romana Posca (Université Bordeaux-Montaigne) – Juana Romani e le sue contemporanee: l’internazionalizzazione delle carriere delle artiste
Ore 13:00 – pausa
Ore 15:00 – ripresa dei lavori, presiede Gabriele Romani
Marco Nocca (Accademia di Belle Arti di Roma, Archivio Romani) – Juana Romani, “la petite italienne”: modella e pittrice della Parigi fin-de-siècle
Gloria Gatti (Esperto di diritto dell’arte, Archivio Romani) – Un’assente nella collezione pubblica italiana: l’assenza di notifica. Riflessioni
Cesare Erario (Museo Académie Vitti) – Anna Caira modella di Juana Romani
Renato Mammucari (Collezionista) – Velletri città dello Stato Pontificio
Alessio de Navasques (La Sapienza di Roma) – Juana Romani e la moda del suo tempo
Valentina Ilardi (La Sapienza di Roma) – Juana Futura
Juana Futura, live performance a cura di Valentina Ilardi
Valentina Ilardi, stilista, editor e creator director del magazine Grey, docente presso La Sapienza di Roma svolgerà, durante la giornata di studi, delle riprese fotografiche e video sulla piazza Cesare Ottaviano Augusto, nelle sale Garibaldi, Lapidi, Consiglio, all'interno del palazzo Comunale, nel Museo Civico Archeologico. Delle modelle indosseranno i capi della collezione di Valentina Ilardi ispirata a dei dipinti di Juana Romani, che sarà presentata a Parigi il prossimo autunno. Le foto e i video realizzati saranno mostrati nello stesso giorno, il 24 giugno, come risultato della live performance da lei curata dal titolo "Juana Futura".
Nata a Velletri con il nome di Carolina Carlesimo il 30 aprile 1867, da Giacinto Carlesimo (1841-1876) e da Marianna Schiavi (1848-1909), un brigante e una sarta di origini ciociare (Gallinaro e Casalvieri), Juana inizia da bambina la sua vita avventurosa: la madre, abbandonata dal marito, la porta con sé in casa Romani – famiglia di proprietari terrieri della cittadina laziale, originari della Repubblica di Venezia – dove è assunta come domestica. In seguito alla relazione con Temistocle Romani (1836-1896), figlio musicista del ricco padrone di casa, Marianna si trasferisce nel 1877 con la piccola e il suo compagno a Parigi, dove si sposano nel 1878.
Nella Romani si intrecciano le abilità dei mestieri di modella e di pittrice, che Juana, acerba adolescente, sperimenta nelle accademie private: frequenta gli ateliers di Jean-Jacques Henner (1829-1905), Carolus Duran (1837-1917) e Ferdinand Roybet (1840-1920). Inizia, a quattordici anni, la sua professione di modella presso l’Académie Julian e Colarossi. Ben presto abbandona le accademie private, affollate, secondo lei, «da artisti senza talento», per indirizzarsi verso chi fosse più incline ad assecondarla nelle sue aspirazioni di pittrice. La NympheChasseresse di Alexandre Falguière (1831-1900) del 1884 – anno in cui Carolina crea il suo pseudonimo ‘Juana Romani’ – lancia la sua carriera di modella: importante è l’incontro con Carolus-Duran, pittore che, secondo Zola, «rese Manet comprensibile ai borghesi» e ancora con Victor Prouvé (1858-1943). Posa per Raphaël Collin (1850-1916) e Jean-Jacques Henner, il «pittore delle ninfe», che la ritrae in numerosi studi idealizzati. La Romani, dal 1884, diverrà modella e musa di Ferdinand Roybet(1840-1920): compare in scene di genere e ritratti esclusivi che ne celebrano la bellezza e affermano il suo statuto di donna pittrice. L’esperienza come modella offre da subito a Juana l’opportunità di prendere consapevolezza del proprio talento e di acquisire i rudimenti della pittura dagli artisti per cui posa: dal direttore della Colarossi a Prouvé che lascia Juana scarabocchiare i suoi studi preparatori. L’italiana, già dal 1887, inizia a prendere delle lezioni probabilmente all’atelier desdames, scuola di pittura riservata alle donne, da Henner e negli stessi anni da Roybet che la indirizza al genere del ritratto in costume.
Nel 1888, a ventun anni, la Romani partecipa al suo primo Salon, mostrando al pubblico la sua capacità di rendere l’incarnato femminile. Con il viaggio in Italia del 1892 e in Spagna del 1893, Juana conosce l’arte bizantina e, al museo del Prado, le opere di Velázquez, acquisendo nuove suggestioni dall’arte del passato. In breve tempo la pittrice si impone, con uno stile personalissimo che trae ispirazione dalla cultura del Seicento fiammingo e italiano, conquistando la critica dell’epoca (Armand Silvestre, Josephin Péladan, Hernst Hoschedé, Rubén Darío, Vittorio Pica).L’ispirazione di Juana Romani, legata ad una profonda riflessione sull’universo femminile e la scuola veneta del tardo Cinquecento, è spesso rivolta a personaggi letterari (Angelica, Graziella), donne celebri della tradizione biblica (Salomé, Erodiade, Giuditta), protagoniste delle opere liriche (Desdemona, Fior d’Alpe) o note per vicende storiche(Bianca Cappello, Beatrice e Leonora d’Este, Giovanna d’Arco), cui l’artista presta spesso le sue sembianze, in opere di «femminismo esagerato» (Armand Silvestre). L’artista rifiuterà sempre di far parte di associazioni di femmes peintres, rivendicando una parità di genere conquistata sul campo,nelle lotte al pari con gli artisti uomini, quale profonda aspirazione del suo talento. Diviene inoltre testimonial di profumi e del Vin Mariani – vino di Bordeaux unito a foglie della pianta di Coca del Perù – prodotto dall’amico Angelo Mariani (1838-1914).
Dal 1888 al 1904 Juana partecipa al Salon della Société desArtistesFrançais, ad esposizioni nella provincia francese e all’estero, dando inizio alla sua carriera di ritrattista della borghesia e aristocrazia europea, dalla principessa Murat e duchessa di Luynes alla baronessa de Rothschild. Medaglia d’argento a ventidue anni nella sezione italiana di pittura all’Esposizione Universale del 1889, Juana acquisisce la notorietà italiana con quella del 1900. Le sue opere Primavera, che Léon Mayet definisce come «una testa di idiota scappata dalla Salpêtrière», e Salomé vengono acquistate dallo Stato francese.
Nel 1901 si reca in visita ufficiale nella sua città di origine con il maestro Roybet, lo scultore Ernesto Biondi, il poeta Trilussa e il suo amico Antoine Lumière, padre dei fratelli Lumière. Per l’occasione Juana regala alla cittadinanza un cinematografo, fonda un premio annuo per alunni meritevoli per la Scuola d’arte e mestieri che prenderà il suo nome e promette la creazione di una galleria d’arte contemporanea composta dalla sua collezione personale e in parte dedicata al maestro Roybet. Il progetto non verrà mai realizzato, anche se la volontà della pittrice trova parziale compimento a Courbevoie nel museo Roybet fondato nel 1927 dalla pittrice Consuelo Fould. Lo stesso anno è in mostra con Angelica (1898) nella sala del Lazio della IV Esposizione Internazionale d’arte della città di Venezia, ricevendo giudizi discordanti: la Francia annovera Juana tra le «quaranta immortali» che rappresentano l’Italia nel mondo, mentre in patria non riceve che giudizi sprezzanti per il suo evidente pariginismo che la mette in comune con Boldini.
Nel 1903 comincia, con crisi psicotiche, la repentina degenerazione mentale, causata, racconta il suo amico giornalista Jacopo Caponi, dall’afflizione vissuta per il suo sentirsi non amata dall’Italia. Nel 1906 viene rinchiusa nella Maison de Santé d’Ivry-sur- Seine, vicino Parigi; nel 1909 è dichiarata alienata. Fino al 13 giugno 1923, data della sua morte, Juana Romani, «vivente ma demente», è internata in diversi manicomi francesi.
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