Un quartiere come pinacoteca.
Abito al Villaggio San Francesco, non proprio un quartiere da copertina patinata. È un quartiere popolare dove bene o male ci si conosce tutti.
È un quartiere, che se non ci fosse uno dei plessi scolastici più grandi di Velletri, verrebbe totalmente escluso dalla toponomastica e dalla viabilità.
Un quartiere con un mare di problemi ma con un oceano di persone che ne vanno fieri.
Le aiuole sotto i palazzi popolari sono pieni di rose, piante e ben curati, non dal comune ma dai privati cittadini che per rendere più accogliente il quartiere, dedicano un po’ del loro tempo al quel poco verde “pubblico”.
Da 3 giorni tutti i giornali locali stanno parlando di Via fontana delle rose con grande partecipazione.
L’attenzione logicamente è rivolta tutta allo stupendo murales realizzato da Sêma Lao che ha ritratto tre donne, una del passato, una del presente e una meravigliosa bambina con la mente al futuro.
Nella mia vita, per questioni di studio, ho frequentato per 5 anni, dal 1989 al 1994, il quartiere Tor Marancia a Roma.
Un quartiere che a dire popolare è poco. Non era affatto bello.
Trasandato, dimenticato dalle istituzioni ma orgogliosamente difeso dagli abitanti.
Tor Marancia stava al Villaggio San Francesco come una perfetta proporzione matematica.
Oggi il quartiere romano è un museo a cielo aperto. Nel 2015 furono realizzati dei murales come quello sorto in questi al Villaggio.
Da quel momento in poi Tor Marancia, dimenticata da tutti, è diventata un’attrazione turistica, un museo da visitare senza dover pagare il biglietto se non quello del 714 con fermata a Colombo (Rufino.)
Questa bellezza ha portato gli abitanti a prendersi ancora più cura del loro quartiere. Un po’ come quando aspetti ospiti e decidi di dare una pulita alla casa.
I social hanno poi fatto il loro miracolo. Hanno diffuso le immagini del quartiere nascosto dalla Cristoforo Colombo e lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
Il Villaggio si popola solamente nelle ore di entrata e di uscita degli alunni della Mariani, di Fontana della Rosa e del San Giuseppe.
Da tre giorni a questa parte ci sono persone che vagano per il piccolo quartiere alla ricerca di qualcosa.
Cercano un murales. Allora li vedi fermi sul quel parcheggio sterrato con il telefono in mano a fotografare un’opera d’arte dipinta su una parete di un palazzo popolare.
Un palazzo sconosciuto che se non sei del Villaggio non sai neanche dove si trova.
Il Villaggio non è il centro storico, non è piazza Mazzini o il Montone. Il Villaggio è “ndo sta ‘a Mariani”.
Da un paio di giorni il Villaggio è ‘ndo sta ‘o murales e questo potrebbe essere la rinascita di un quartiere dimenticato come sono dimenticati tutti i quartieri popolari, quei quartieri dove abita gente con un miliardo e mezzo di problemi e pensieri, gente che non riesce a dormire di notte perché deve pensare a trovare soluzioni.
Pensate al Villaggio e alla 167 completamente dipinti.
Persone che arrivano da fuori per ammirare due quartieri completamente colorati.
Si, persone che arrivano da fuori, quelli che vengono chiamati turisti, che si fermano a fotografare un palazzo colorato e che magari, tra un dipinto e un altro, prendono un caffè al bar.
Dieci caffè, centinaia di caffè.
Non ho mai visto tanta gente come in questi giorni, neanche durante l’ora di uscita dalle scuole, girare per il Villaggio San Francesco.
Sabato notte, rientravo a casa, erano le due circa, c’erano tre ragazzi a fotografare il palazzo.
Il Villaggio deve diventare come Tor Marancia a Roma. Un museo a cielo aperto.
Caro futuro sindaco o sindaca, non fermate un progetto così importante, in fondo agli Uffizi c’è sempre fila e il biglietto costa anche tanto.
Daniele Trombetti