Mt 5,1-12
TESTO
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.”
COMMENTO
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo…
Se un qualche dotto Fariseo avesse chiesto ad uno dei dodici di fare una breve, ma compiuta, esposizione della dottrina di Gesù, sicuramente avrebbe sorriso dinanzi alla povertà di pensiero del pescatore diventato apostolo troppo in fretta. Lui, l’apostolo, aveva visto Gesù compiere miracoli a favore dei più deboli; aveva udito Gesù predicare come chi sa quel che dice e non come un comune ciarlatano; con le proprie orecchie aveva sentito Gesù affermare principi di giustizia e di bontà; da lui si era sentito attratto e a lui riservava sentimenti di affetto sincero… Tutto qui.
Anche la gente del popolo che occasionalmente udiva predicare Gesù aveva bisogno di maggiore chiarezza sulla dottrina che veniva proposta, se non altro per dare risposte adeguate a quei benedetti Scribi e Farisei che sempre più si dimostravano ostili a tutto ciò che il Maestro diceva e faceva. Di qui l’opportunità di rendere pubblico un programma, lo stesso che l’evangelista metterà per iscritto in forma sintetica nel famoso “Discorso della Montagna”.
Le generazioni cristiane presenti oggi nel globo, dopo venti secoli di vangelo, dovrebbero conoscere a memoria l’intero Nuovo Testamento, e, la loro vita dovrebbe affogare nella saggezza della Buona Novella. Sembra invece che non sia così e le responsabilità di tanta ignoranza se le dovrebbe assumere, secondo il mio modesto parere, proprio chi da maestro ha agito fin qui con negligenza. Nessuna meraviglia allora, se i cattolici sono meno informati dei protestanti in fatto di Sacra Scrittura; nessuna meraviglia, se i preti sono meno entusiasti dei fedeli nel vivere la Parola di Dio.
Insegnare non significa imprigionare i testi della Bibbia nello schema forzato di un rito, con la speranza di raggiungere in questo modo chissà quanti fedeli; né può tranquillizzare le coscienze degli operatori di pastorale l’iniziativa di offrire l’insegnamento a gruppi ristretti di cattolici, sempre gli stessi, sempre più inquadrati… senza pensare contemporaneamente di andare oltre i confini di una chiesa ghettizzata.
“Beati i poveri in spirito… Beati i miti… Beati i puri di cuore…”.
Gesù scruta le folle, dove si nascondono quei “poveri” che aderiscono con umiltà al progetto di Dio; dove i “miti” costituiscono la parte più debole; dove i “cuori”, puri perché di carne, vivono palpitanti l’amore…
La predicazione che bada alle forme e non all’approccio diretto con la gente, nonostante la volontà nobile di salvaguardare la “dignità” di un’azione liturgica, rende superbi i poveri, pieni di rancore i miti e lascia che i cuori induriscano, vittime come sono di incomprensioni.