“Fidarsi è bene, sempre”

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Mt 11,25-30

TESTO

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

COMMENTO

“…hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.”.

Di nuovo tornano i “piccoli” a essere i privilegiati agli occhi di Dio e non per cose da poco.

Siamo sinceri!… A chi non piace entrare nel ruolo dei sapienti e degli intelligenti? Io stesso potrei essere uno di quelli. Infatti se solo provaste a dirmi che sono scemo, se solo doveste azzardarvi a ridimensionare le mie capacità intellettive, vedreste volare sulle vostre teste fulmini e saette.

Quando qualcuno disse che mi riteneva intelligente, non fui felice, perché dopo qualche istante aggiunse che di quella intelligenza mi servivo in modo perverso. Quel giorno capii di non poter essere annoverato tra i “piccoli”.  

“…nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.”.

Perché, dato che sono un prete, dovrei supporre di conoscere Cristo e il Padre che è nei cieli? Se lo dovessi affermare, sarei un bugiardo. A Mosè che sperava di fissare i suoi occhi nel volto del Signore, fu detto: “Tu non potrai vedere il mio volto perché nessun uomo può vedermi e restare vivo” (Esodo 33,20). Quanto è difficile conoscere la profondità della misericordia di Dio e quanto è carica di responsabilità la pretesa di un prete nell’amministrare l’amore di Cristo Gesù a vantaggio (o a svantaggio) dei fedeli!… E tremo al solo pensiero che debba essere io a dover dire o non dire: “Io ti assolvo…”. Temo che il Signore si fidi troppo di me.

La persona di Gesù dice intimità con il Padre, un’intimità che Gesù può rivelare a chi crede in lui. Vorrei essere per un solo giorno un uomo santo, un sacerdote pieno di fede… per poter gridare al mondo: “Ho visto il Signore!…”. Temo che il Signore si fidi poco di me.

“…e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.”.

Il Maestro è eccezionale ed eccezionali sono le sue doti. Un prodotto difficile da piazzare oggi, soprattutto tra i giovani, è la mitezza, perché viene confusa con la fragilità, con la debolezza, con la rassegnazione. Se alla mitezza si riconoscesse la forza che viene dalla volontà di amare se stessi e il prossimo ad ogni costo, nei fiumi scorrerebbe latte e miele. Si vuole portare la pace nel mondo e si fanno le guerre; si vuole dare sicurezza ai popoli e l’ingiustizia diventa legge; si pretende di rinnovare le coscienze e sulle spalle dei fedeli si continuano ad aggiustare vecchi gioghi di antichi ordinamenti. “Imparate da me!…”.

 “Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.”.

Leggere e dolci sono le responsabilità che con amore si assumono dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. Con la venuta di Gesù il rapporto con Dio non è più regolato dal terrore, ma è filiale, spontaneo e per questo affabilmente consapevole.