“Il coraggio non ha paura”

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Mt 10,26-33

TESTO

Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

COMMENTO

“Non abbiate paura…”.

Matteo, riprendendo le parole di Gesù, riflette sull’esperienza della sua comunità che allora era sottoposta a forti contestazioni dalla sinagoga giudaica e delinea la figura del futuro cristiano come “confessore coraggioso della fede” a dispetto delle ire e delle minacce dei Sommi Sacerdoti.

Le sinagoghe di allora potrebbero essere i centri di potere ecclesiastici di oggi e, l’accostamento dei nuovi ai vecchi capi dell’apparato religioso, viene spontaneo.

“Non abbiate paura…” Negli ultimi decenni in molti tra teologi, professori, parroci e laici impegnati hanno provato a fare resistenza alle vecchie strutture per costruire secondo lo spirito innovativo del Concilio Vaticano II nuove realtà dentro la Chiesa, ma, nel giro di qualche anno, tutti hanno conosciuto il peso delle punizioni e la vergogna delle espulsioni. Che non siano costoro i  veri  “confessori della fede”?!…

“…quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.”.

Se è stupendamente positivo per un sacerdote dare dimostrazione concreta di saper restare muto, nonostante le sollecitazioni esterne, per quanto riguarda le confidenze ricevute nell’intimità di un confessionale, è altrettanto tremendamente negativo per lui non denunciare fatti e situazioni inaccettabili, solo per non disturbare gli uomini dei piani superiori.  Prestare la voce a chi non ha fiato per far valere i propri diritti; scrivere qualcosa a favore di chi non ha i mezzi per far conoscere la serenità della propria coscienza; agire con determinazione nella direzione che si ritiene giusta… questo è predicare dalle terrazze.

“…chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli…”.

Riconoscere Gesù, nonostante l’opposizione e le minacce dei signori delle sinagoghe, significava andare incontro al martirio.

Mi guardo attorno e di gente disposta a subire il martirio  in nome di Gesù Cristo non ne vedo molta.  Sullo scenario che dovrebbe essere palestra di esperienze di cristianesimo autentico, vedo solo intrallazzi che benevolmente vengono chiamati “rapporto meraviglioso, intesa perfetta, armonia eccezionale”. E le mani si stringono o si baciano, si levano benedicenti o si aprono al saluto, mentre le facce sorridono ai fotografi ostentatamente.

C’è troppa pace oggi in famiglia per non pensare ai giochi che quei personaggi stanno compiendo: ciascuno cura i propri interessi, ciascuno annuncia le proprie verità, ciascuno di loro nel dare risposte ai problemi dei “poveri” adultera la buona novella.