Testo
Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
«C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc)
Commento
Pregare sempre, senza stancarsi.
Se pregare significa ripetere all’infinito formule prive di mordente, non ha senso perderci il tempo; come è inutile riversare con cantilena distratta tante avemarie nelle navate
Anno C
semivuote delle chiese, se nulla cambia nell’animo di chi se ne riempie la bocca.
Il più delle volte all’idea di preghiera si abbina la mol- teplicità delle parole e non l’intensità del silenzio. Alle tante invocazioni rivolte all’immagine di una Madonna pellegrina presso le famiglie, spesso fanno eco litanie di maldicenza e squallide invidie di “buon vicinato”. Che di- re poi delle preghiere che si intrecciano dinanzi a certi strani indumenti indossati da santi e ostentati come fe- ticci da portare in processione con esagerata e fanatica partecipazione?
Di questo modo di pregare molte anime sono stanche e, non conoscendo alternative, cadono nell’indifferenza o, peggio, precipitano in uno stato di rifiuto totale del sentimento religioso.
E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?
Chiedere giustizia non significa armare guerre contro i “diversi” e pretendere che Dio intervenga a riportare ordi- ne in una società che noi “eletti” decidiamo di essere priva di valori morali.
Nell’esempio del vangelo è una “vedova” ad implorare giustizia e sappiamo tutti che le “vedove” erano le creature più fragili, più espose, più ricattabili tra quella gente che con la bocca onorava Dio.
Coloro che si ritengono giusti, perché osservanti della legge, spesso dimostrano di non saper pregare e le grida che lanciano notte e giorno a Dio, perché riconosca in loro i meriti e in altri il peccato, tornano indietro, fredde e sterili, a riempire l’inutile contenitore di inutili iniziative pastorali.
Non vedo la fede
Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?
La fede!. . . Dov’è la fede?. . . Senz’altro nella solitudine della vedova e nel dramma di chi non si fida dell’uomo; forse, nelle imprecazioni di chi non accetta la perdita di una persona cara; forse, nel divorziato che, dopo aver subito la prepotenza di un coniuge, deve sopportare anche il giudizio malevolo di un prete.
Non vedo la fede nelle conventicole di “brava” gente, allorché con fare distratto e frettoloso ciancicano formule imparate a memoria e piazzate all’inizio di una qualsiasi seduta che suppone l’assistenza dello Spirito Santo.
Stento a riconoscere segni di fede nelle messe celebrate sui palchi enormi, dove, come pupazzi comandati a di- stanza, si muovono inservienti che con pietosa precisione danno spettacolo. . . attorno al presule di turno. . . Non vedo la fede.