Gv 1,29-34
TESTO
Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: «Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me». Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo». E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»
COMMENTO
"Ecco l`agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!…”
In un contesto metafisico “il mondo” perde le dimensioni di spazio e di tempo per significare più propriamente ciò che in esso accade, e quel che accade viene avvertito nel contesto sempre come “male”.
È interessante comunque notare come Giovanni nel suo vangelo giochi con il termine “mondo”. ”Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia...” (Gv 15,18-19). “Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo… Come tu mi hai mandato nel mondo, anch`io li ho mandati nel mondo…” (Gv 17,16.18).
Che pasticciaccio!... Come venirne fuori?
Non si tratta di contraddire il vangelo, ma di evitare che il vangelo venga strumentalizzato, là dove lo si pone come limite ad una normale attività umana, dichiarandola di proposito negativa, perciò del “mondo”, solo perché non rientra nell’ambito dei privilegi ecclesiastici.
Non è per nulla evangelico, per esempio, avvolgere il Papa, cui spetta il dovuto rispetto, di eccessiva sacralità, tanto da impedire a chiunque di esprimere una pur lieve critica nei suoi confronti per quanto dice e per quel che fa. Sollevare una barriera protettiva di questo genere nei confronti dell’autorità ecclesiastica significa davvero essere del “mondo”, perché superbi. Sembra che Papa Francesco delle barriere protettive ne faccia volentieri a meno.
Quando penso a Gesù e al mondo, mi viene spontanea l’immagine della “barca”. Siamo tutti nella stessa barca. Gesù entra nella barca e dalla barca insegna, e nella barca resta, anche quando, agitata dai venti e scossa dalle onde, rischia di affondare. Gesù e il “mondo” in questa particolare visione sono un tutt’uno,
Quando penso, invece, al Vaticano e al mondo, vedo la sovrapposizione di due realtà in competizione tra di loro, ma terribilmente a braccetto nel momento in cui, dopo aver enunciato insieme dei sani principi, debbono decidere di metterli in pratica.
“E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio".
Non si può rendere testimonianza se prima non si vede, ed è assurdo pretendere che altri credano, senza che abbiano prima riconosciuto Cristo attraverso la testimonianza di chi gli crede già.
Ecco perché Giovanni il Battista ha tutta l’autorità di indicare nel cugino Gesù il vero messia, e non ci sono intrallazzi, né conflitti di interessi, né confusione di ruoli, nei suoi comportamenti, ma solo adesione severa al messaggio dell’Agnello.
Giovanni, peccatore tra i peccatori, si fa in disparte e lascia che, chi era prima di lui, prenda il largo. L’umiltà e la forza di resistere al “mondo” fanno di Giovanni un uomo di fede e gli uomini di fede, ricordiamolo, aborriscono il potere e non temono la morte.