Mt 22,34-40
TESTO
Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
COMMENTO
…un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova…
L’uomo ha bisogno di criteri semplici, unificanti, per la sua vita morale. Oggi questa esigenza di unità è fortemente sentita, e quindi il brano evangelico è di grande attualità.
Gesù afferma che il cuore di ogni vita morale non è tanto l’esecuzione esterna della norma, quanto lo spirito che anima l’osservanza.
Ciononostante persiste presso i confessionali l’elencazione dei peccati che scaturiscono da una ricerca assillante, tanto assillante talvolta da massacrare le coscienze più fragili che nella confusione delle diverse direttive, crollano nel buco nero dei sensi di colpa. A mio avviso si compie un grave errore quando, dinanzi alla molteplicità di situazioni, ci si appella alla unicità dell’applicazione della legge, ignorandone totalmente lo spirito che la vivifica. Lo spauracchio del relativismo, che è pur sempre in agguato, sta provocando in campo morale una specie di dittatura che non ammette confronto tra le coscienze e l’assolutezza delle norme, causando in questo modo una sorta di ingiustizia difficile da digerire da chi, per esempio, viene giudicato “pubblico peccatore”.
Sono soprattutto costoro a interrogare noi sacerdoti per metterci alla prova: “Se invece di divorziare con mia moglie l’avessi fatta fuori, tolto il disagio del carcere, un confessore qualsiasi mi avrebbe assolto e la donna che ora amo l’avrei potuta sposare tranquillamente in chiesa”.
Nella logica inammissibile dell’omicidio, affiora comunque l’esigenza di scandagliare meglio l’animo umano e riflettere su quei frammenti di vita reale che rischiano il fuoco eterno, perché una legge solo materialmente è stata trasgredita.
“Amerai…”.
L’amore, dice Gesù, è il cuore di ogni comportamento. Quando uno ama sa che cosa deve fare, non ha bisogno del pungolo della legge. È chiaro, perciò, che amare non significa eludere la legge, perché l’amore è molto più esigente della legge. Questo insegna il vangelo,
“Amerai il Signore Dio tuo… Amerai il prossimo tuo come te stesso.”.
Il vangelo propone un tema sempre vivo: il rapporto tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo. In termini moderni: tra fede e impegno storico.
Il Signore offre la sua soluzione, indicando l’amore di Dio e l’amore dell’uomo come un unico, inseparabile comandamento. I nostri ambienti cristiani, invece, sembrano spesso incapaci di questa sintesi vitale. Si rifiuta l’impegno storico, politico, per paura di contaminare il messaggio religioso del vangelo riducendolo ad uno dei tanti progetti di promozione umana (ideologie, partiti…). E questo è un rischio reale.
Si dice spesso: “In chiesa non si deve fare politica”. Ma di che cosa dovrebbero occuparsi i credenti, oggi, in un contesto così carico di problemi sociali? Forse dei cattivi pensieri e delle distrazioni nelle preghiere, evitando di sporcarsi le mani con i problemi materiali dei soldi, dei consumi, dell’equità fiscale, delle pensioni, della casa, dell’ambiente, della scuola, della sanità?
Su questi problemi si gioca la nostra coerenza morale e la nostra credibilità di credenti.