Velletri, “Pomodoro Rosso: frammenti di emozioni”
“O que não tem vergonha, nem nunca terá
O que não tem governo, nem nunca terá
O que não tem juízo… “
(trad: Ah che sarà, che sarà
quel che non ha governo né mai ce l’avrà
quel che non ha vergogna né mai ce l’avrà
quel che non ha giudizio… )
Questo scriveva Chico Buarque De Hollanda (nei) versi finali della sua “Que serà – Que serà”. Omaggiava così tutti gli ultimi del mondo.
Nella serata del 31 maggio, presso la Casa della cultura e della Musica, queste parole sono state raccolte per essere restituite nuove e personali agli spettatori nella rappresentazione teatrale “Pomodoro Rosso: frammenti di emozioni”.
A brillare sul palco, nel chiostro della struttura, i ragazzi della compagnia “In-stabile” dell’associazione ALFAD (Associazione Liberi Fanciulli Adulti Disabili) che per tutto l’anno si sono preparati nella messa in scena di uno spettacolo semplice ma impreziosito dalla loro incredibile energia oltre che dai bellissimi costumi realizzati da Giovanna Aragozzini dell’associazione “L’Asino e le Nuvole” e dall’apparato musicale che, gestito da Massimo Tosti, ha visto alternarsi stacchi del coro Gospel del Trivium Gospel Expirience, composizioni per chitarra e flauto con Michelangelo Rinaldi e Alessio DI Stazio, repertorio latino americano con la voce di Sharon Fullin e la chitarra di Emanuele Caiola e ultimo ma non per importanza, il mattatore per una notte e cantante, Lorenzo Rezza.
In questa atmosfera, al calare della notte, la magia è iniziata e gli attori, diretti da Fabrizio Rinaldi e assistiti da Piero de Angelis presidente ALFAD. Mara Canini e Betta Calcagno, si sono impadroniti dello spazio raccontando storie di inclusione e trasportandoci fino alla lontana America Latina.
L’evento rientra nella terza edizione del progetto “Insieme siamo arte” della Città Metropolitana, assieme ad ATCL (Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio) con la partecipazione di Fondarc, Ass. L’asino e le Nuvole e A.L.F.A.D e con il prezioso contributo logistico della compagnia CNGEI di Velletri e Lariano.
Una serata conclusasi negli applausi ma sopratutto una serata che serviva, una serata che ha per davvero, in un ora e mezza di spettacolo, offerto un concreto esempio di integrazione. Il teatro è potente e offre tanta voce a chi di norma ne ha poca ma sopratutto offre dignità, agli occhi tutti, fa ogni gesto scoordinato, a ogni voce rauca e mozzata e a ogni crisi che accompagna gli attori nella vita di ogni giorno. Non resta ora che augurare Merda! Merda! Merda! (non vogliatemene, necessario gergo teatrale) per il prossimo anno di lavoro e per il prossimo indimenticabile appuntamento.